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IL BUON CUORE 363


metropolitano sale sul coro, i vescovi invitati si collocano negli stalli più prossimi all’altare maggiore accanto al trono arcivescovile dove prende posto il Cardinale arcivescovo.

Una delle tribune laterali venne riservata ai membri della famiglia del defunto mons. di Calabiana. Sono presenti i nipoti, conti di Calabiana Maurizio, Filippo, Paolo, Luisa Banchini e la vedova Pennacchio, nonchè i nipoti di ramo materno, Luigi Vacca maggiore di fanteria, Felicita Brichetti, Luisa Testa con la figlia Rosina.

Le ampie navate presentano, un colpo di occhio veramente meraviglioso. La folla nereggia giù fino alle ultime colonne, fino alle grandi porte per le quali si intravede l’ondeggiare di altra folla che forza l’entrata.

Il feretro, agganciato ad una grossa fune, che pendeva dalla cupola, è stato alzato dolcemente, dolcemente verso l’alto.— dopo essere rimasto pendulo, nel vuoto, venne calato piano, piano sul catafalco. Pareva, visto nella penombra, un monumento eroico! Quanta commozione!

Cardinale celebra pontificialmente la Messa di Requiem accompagnato da ottima musica, diretta dal’l’autore maestro cav. Salvatore Gallotti, direttore della cappella del Duomo. Una schiera di cantori preti e seminaristi diretti dal can. Ascanio Andreoni eseguisce le parti rituali di canto gregoriano.

Terminata la Messa, il Cardinale vestita la porpora sale il pergamo e tiene l’elogio funebre.


Il discorso dell’Em. Cardinale Arcivescovo.

S. Eminenza incomincia dicendo la sua viva ammirazione per Io spettacolo imponente e commovente ch’Egli ha veduto per le vie di Milano e che ancora gli sta innanzi; non gli è nuovo però, poichè eguale dimostrazione avveniva in Milano nel giorno dei funerali del compianto Arcivescovo. Milano aveva poi dovuto vedere con suo grande dolore partire la venerata salma del suo Arcivescovo. In quel dì memorabile dalla città italica regina dei mari qui accorreva a lagrimare e a benedire la salma del vescovo, Colui che oggi regge la Chiesa, il mite e forte Pio X; egli pure, da poco tempo vescovo di Como prendeva parte alla pia cerimonia. Mons. Di Calabiana lo amava teneramente l’aveva in conto di figlio.

Sua Eminenza prosegue dicendo che venuto a succedere sulla sede di Ambrogio fu subito suo pensiero quello di trasportare quella Salma venerata dalle rive dell’Adda alla sua Metropoli, dove mons. Di Calabiana aveva insegnato, predicato, e lavorato, presso la tomba dei gloriosi suoi antecessori, dove era la sua cattedra, dove lo volevano le prescrizioni liturgiche la sua volontà manifestata al suo ausiliare vescovo di Famagosta, e dove erano tanti figli che l’amavano; questo pensiero Io nutrì sempre in cuore ed ora alfine ecco appagato il suo vivo desiderio.

Un saluto egli manda al buon popolo di Gropello, che qual preziosissimo pegno andava superbo di possedere la salma del suo arcivescovo e del suo benefattore, e ne lo ringrazia a nome di tutti: «presto pe-
rò» egli soggiunge, «o buoni gropellesi avrete ancora fra voi nella piccola vostra città di morti un altro vostro Arcivescovo». Gode del viaggio trionfale che fe ce la salma del suo venerato antecessore da Gropello a Milano, dalla chiesa del SS. Redentore a San Nazaro. Non può indugiare dall’aprire il suo cuore riboccante di gratitudine per porgere vive azioni di grazie agli ecc.mi Vescovi presenti, alle spettabilissime e numerose rappresentanze del Governo, della Provincia, dell’esercito e della città, che con tanto favore hanno cooperato alla buona riuscita di questa funebre solennità e che tanto splendore le hanno accresciuto. Ha pure parole di ringraziamento pel rev.mo Capitolo Metropolitano, pel Comitato che tanto bene ha disposto ogni cosa per queste funebri onoranze, per tutto il clero e per tutto il popolo che da ogni parte della dibcesi è accorso tanto numeroso.

In mezzo a questa funebre funzione egli però si sente il cuore ripieno di grande letizia. E’ per lui ragione di giubilo grande l’onore che si è fatto un’altra volta ancora la sua Milano dimostrando quanto sia viva nel suo cuore la gratitudine al santo suo Arcivescovo che per cinque lustri con tanto zelo la governò quanto viva sia ancora la bella fede dei Padri suoi.

E Sua Eminenza enumera le grandi benemerenze acquistatesi in mezzo al suo popolo da mons. di Calabiana; ricorda la sua grande carità pei poveri e per il suo clero, rammenta i monumenti del suo zelo pastorale per l’incremento del culto divino e le grandiose chiese del Suffragio, di San Gioachino, di San Luigi, che sono opera sua; le sue peregrinazioni per la diocesi, la sua cura, per la coltura del clero che formò a grande virtù e la Facoltà Teologica da lui ricostituita nel nostro Seminario teologico.

Ma se era ben giusto che oggi Milano, mossa da doverosa riconoscenza tributasse questa grande dimostrazione di amore a mons. di Calabiana per le sue esimie virtù, un’altra ragione vibra più forte e che le di maggior onore Per i milanesi. Milano, onora oggi in mons. di Calabiana il Vescovo. Qui S. E. traccia brevemente la mirabile provvidenza di Gesù Cristo stabilita nel governo della sua Chiesa, per mostrare la grandezza della missione e del ministero episcopale e poi soggiunge: «Noi siamo qui intorno ad una salma muta, ma in queste spoglie un giorno alitava un’anima grande. Quel capo fu munito dei sacri carismi, quelle mani due volte furono consacrate e si aprirono a santificare, a consacrare e a benedire i cristiani; su quelle spalle fu posto il vangelo; quei piedi si mossero ad evangelizzare la pace e la verità buona e santa; quelle labbra con mirabile soavità e facile eloquenza tante tante volte si aprirono ad istruire, a consolare; quel cuore battè sempre del più vivo amore per la Chiesa pei figli sudi; così la odierna cerimonia dimostra la vostra fede o milanesi.

Sarebbe poco utile — continua — questa solenne commemorazione del santo Arcivescovo, se noi ci accontentassimo di ammirarlo e di venerarlo. S. E. parla delle mirabili virtù che distinsero mons. di Calabiana, della sua purèzza angelica, della sua divozione a Gesù in Sacramento ed a Maria Santissima, della quale è