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342 IL BUON CUORE


Guai però se all’indifferentismo religioso subentra l’incredulità: l’odio più ferino sostituisce l’indifferenza, e la Chiesa dovrà piangere e vestire le gramaglie, mentre la società non riconosce più alcun freno, non obbedisce più a nessuna autorità.

Ed è naturale: misconosciuta ogni e qualsiasi autorità e preminenza divina, per qual ragione si dovrà riconoscere l’autorità degli uomini? Negato Dio, chi ha conferito all’uomo l’autorità sull’altro uomo?

E con tale tremenda logica l’uomo diventa ribelle, e la società diventa un caos!

Se, adunque, i nemici di Gesù Cristo e della Chiesa aumentano ogni giorno più i mezzi e gli sforzi per scristianizzare il popolo, noi cattolici, noi seguaci di Gesù Cristo dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per difendere la Chiesa e il Papa e mantenere pura e immacolata la fede.

Vienna è per noi cattolici un monito: Gesù Cristo ha voluto mostrare a noi ed ai nemici della Chiesa ch’Egli è, e vuole rimanere il Signore delle anime e dei cuori; che al solo suo Nome popoli e governanti si uniscono a’ suoi piedi, e nella fede comune, nei comuni ideali si sentono veramente affratellati, tutti eguali al cospetto di Dio Onnipotente, dinanzi alla Mensa dove si distribuisce il Pane celeste, l’Agnello immacolato, sotto le specie eucaristiche.

Mettiamoci dunque all’opera con rinnovata energia per la cristianizzazione della società, per il trionfo dell’Amore e della Giustizia, e per la instaurazione di ogni cosa in Cristo: Gesù Cristo lo vuole!

Guai a noi se lasceremo senza eco alcuna il monito e la spinta, che ci vengono dal Congresso Eucaristico di Vienna....


Uno splendido ricordo
del Congresso Eucaristico di Vienna.

Giorni sono veniva presentato a S. M. l’Imperatore Francesco Giuseppe un magnifico album contenente 60 riproduzioni originali dei vari momenti più salienti del Congresso Eucaristico.

L’Imperatore se ne mostrò gratissimo e si congratulò col compilatore della bellissima pubblicazione, R. Lechner (Graben 31) che compì il lavoro per incarico del Comitato centrale del Congresso.

Eguale esemplare venne presentato a S. E. R.ma il Cardinale Nagl, che lo gradì come parlante ricordo dell’indimenticabile Congresso.

PAGLIUZZE D’ORO


Il sentimento materno non s’impara giuocando colle bambole, ma solamente educando se stessi ad evitare colla più delicata attenzione tutto quello che può esser molesto agli altri, o danneggiarli ed offenderli, e applicando il proprio spirito d’inventiva a trovare tutto ciò che, nelle piccole e nelle grandi cose, può esser di aiuto al prossimo.

Educazione ed Istruzione


figure d’uomini d’altri tempi


Gaetano Lionello Patuzzi

Lo conobbi negli ultimi anni della sua vita, qui a Verona, dov’egli, ormai indebolito e quasi affranto, beveva a sorsi il suo rapido tramonto.

Era un simpatico uomo assai modesto e signorile insieme: un gentiluomo garbato che parlava con pacatezza e di tutto fuorchè di sè. Pensionato da poco, il suo volontario ritiro dalla direzione di questo storico Collegio Provinciale — avvenuto con tutti gli onori dovuti ad un benemerito — lo aveva immerso in una malinconia che mal dissimulava: e l’istinto dell’abitutine gli faceva cercare rifugio nella compagnia di quelli che militavano ancora sotto la lacere bandiere di Minerva.

Poco parlava e molto e ben volontieri ascoltava, interessandosi alla discussione dei problemi della scuola che, come la famosa novella dello stento non giungono mai a conclusione e mettono paura ai ministri come al diavolo l’acqua santa. Noi lo consideravamo un po’ un collega onorario e un po’ uno di quegli intrusi che si sforzano invano di non dar soggezione. L’età, quel che d’inappuntabile nel vestire con cui si distingue. chi non ha orario da rispettare e figliuoli da mantenere: quel suo essere appartenuto ad un momento che si può dire storico per la letteratura, anzi per la vita italiana, gli conferivano alcunchè di venerabile più di quanto non permettesse la sua mediana statura sottile della gamba piuttosto malferma nelle scarpe ben lucidate.

Ad un tratto non lo vedemmo più. Una grave malattia lo aveva colto nell’avanzarsi del suo deperimento. Poi ricomparve al braccio di colei che lo aveva curato con quella eroica pazienza solo alle madri consueta. Poi si spense come un pulcino, lasciando a piangere i moltissimi che lo amavano per gratitudine della sua bontà intelligente. Del letterato arguto e gentile pochi si ricordavano: i più, anzi, neppur sapevano che tale fosse stato. E, del resto, a lui medesimo questo pareva un sogno. L’educatore aveva sopraffatto l’artista: egli si sentiva più affezionato alle proprie virtù che al proprio ingegno: più al passato prossimo che al passato remoto.

Ma ecco che ora, a circa due anni dalla sua morte, ne ha rivocata la bella e simpatica figura un amico giovane, mosso da quel sentimento d’affezione che gli uomini di mente provano più vivo che mai per i loro affini quando questi siano scomparsi. Perchè in questa affezione c’è una specie di gelosia verso chi subentra senza sostituire; c’è una specie di nostalgia per le buone tradizioni e per le belle consuetudini che gli uomini nuovi non hanno saputo o potuto continuare o far dimenticare col meglio. Colui che dinanzi ad un uditorio d’intellettuali e di educatori ha fatto rivivere,