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334 IL BUON CUORE


una sua proposta personale, quella cioè di sopportare pazientemente la prova del mal tempo; «giacchè non si era venuti a Vienna per divertirsi, ma per offrire al Divin Redentore un sacrificio di espiazione e di riparazione; onde tutti dovevano mettere ai piedi del Crocifisso i propri disagi e le intemperie della stagione, per raggiungere meglio il vero scopo del Congresso».

Non si può dire quanto tale esortazione fosse opportuna, e con quanto entusiasmo di applausi venne accolta dall’uditorio.

Venne quindi la volta del magnate ungherese, il signor Conte Bela Somssich, il quale svolse il tema: «La SS. Eucaristia e l’avvenire della Chiesa», auspicando che il trionfo eucaristico di Gesù Cristo nella processione di domani sia il presagio del grande trionfo che celebrerà la Chiesa in un prossimo avvenire, allorchè tutte le lingue canteranno con giubilo l’inno della vittoria: sia lodato e benedetto per il SS. Sacramento dell’altare!

Quindi parlò, quale ultimo oratore, il cappuccino P. Künzle sul tema: «La Madre dell’amore e la SS. Eucaristia», illustrando le intime relazioni di Maria, quale Madre di Dio, Corredentrice del genere umano, Regina del sacerdozio cristiano, colla SS. Eucaristia, e osservando che ogni Congresso Eucaristico è anche un Congresso Mariano, poichè la Madre non si può separare dal Figlio, e dove viene onorata Maria, per ciò stesso anche Gesù Cristo è glorificato.

A nome dei cattolici spagnuoli, l’Arcivescovo di Valencia, Mons. Guisasola y Menendez, prese la parola in latino, per istituire un confronto, il Congresso Eucaristico di Vienna e quello dell’anno scorso a Madrid, inneggiando ai due monarchi cattolici, Francesco Giuseppe d’Austria e Alfonso di Spagna, legati insieme dai vincoli del sangue e dalla fede comune, e facendo voti per la prosperità della Casa e dell’Impero Austriaco.

Gli succedette il Cardinale Amette, Arcivescovo di Parigi, con un discorso in francese, per offrire l’omaggio della Francia cattolica alla cattolica Austria, e rallegrarsi del grande trionfo, celebrato in questi giorni dal popolo di Vienna e di tutto l’Impero in onore di Gesù Cristo sacramentato; quale frutto delle comuni preghiere, il ritorno della Francia ufficiale al culto eucaristico, di cui in questi giorni l’Imperatore Austriaco volle dare ai suoi popoli sì nobile esempio.

L’entusiasmo non aveva confini e traboccava dai cuori nelle acclamazioni e negli applausi fragorosi, ripetuti, interminabili, che salutavano la venuta dei personaggi più cospicui e le frasi più solenni ed efficaci dei vari oratori.

La solenne processione.

Vienna 15 (sera).

Anche stamane il tempo era minaccioso. Siccome il segnale della processione doveva consistere in quattro bandiere bianche alla sommità della torre di S. Stefano, così tutti gli occhi erano rivolti verso la massima torre
di Vienna, che si erge nera e maestosa sul fondo scuro del cielo.

Finalmente verso le 7 ant. comparvero le bandiere, che per causa della pioggia appena potevano essere scorte in lontananza. Centinaia di migliaia di persone, armate alla meglio di ombrelli e di mantelli, si riversano sui luoghi dove deve formarsi e sfilare la processione.

Incominciarono a formarsi i gruppi ed i sottogruppi, coi rispettivi capi, e raggiungevano i posti assegnati, secondo il disegno lungamente studiato e preparato in tutti i suoi minimi particolari del Principe Lichtenstein Edoardo, comandante generale del corteo, aiutato dai sottocomandanti generali conte Dubsky, barone Morsey dal giovane ufficile degli usseri margravio Pallavicini; tutti a cavallo. Verso le 11, tutta questa enorme moltitudine policroma, di gente dai costumi diversi, dalle diverse uniformi, dalle foggie più pittoresche, era collocata al rispettivo posto con ordine ammirabile.

Alle 12 la piazza degli Eroi e la Burgplatz erano gremite. Si calcola che 150.000 persone avessero sfilato per le vie assegnate al corteo, giungendo nel grande piazzale ove doveva essere celebrata la S. Messa. Però, persistendo il tempo piovoso, fino all’ultimo momento non si sapeva se la Messa sarebbe celebrata o no.

L’ansia è enorme.

Verso le 11,30 appositi segnali annunziano al popolo che la S. Messa non verrà celebrata, causa il cattivo tempo.

La Famiglia Imperiale, con a capo l’Imperatore, che si era recata nella chiesa di S. Stefano, avea quivi ascoltata una Messa bassa. Indi si è formato il corteo imperiale secondo il programma stabilito.

Davanti al portale della Basilica il corteo si arresta l’Imperatore ed il Principe Ereditario entrano in chiesa e si recano innanzi all’altare maggiore ove pregano inginocchiandosi su appositi inginocchiatoi. La cattedrale offre uno spettacolo meraviglioso: i sacerdoti nei loro paramenti, i Vescovi ed i Cardinali in due file ordinatissime attendono il momento di mettersi in moto. Il Cardinale Legato prende fra le mani l’ostensorio coll’Ostia Sacra, e dà la benedizione, dirigendosi poi verso la porta ove è disposta una superba berlina di Corte dorata, nella quale prende posto insieme al Cardinale Nagl, arcivescovo di Vienna.

Il corteo si mette in moto. La processione è coniposta di soli uomini e divisa, con tattica militare, in tre grandi corpi di linee a sedici per linea, ciascuno dei quali è suddiviso in parecchie colonne, capitanate dai propri comandanti. La sfilata con 6oco fra Vescovi Sacerdoti è interessantissima. Passano sacerdoti e vescovi di tutti i riti e di tutti i paesi.

Segue poi un squadrone della guardia imperiale a cavallo, poi i trombettieri ed i paggi. Squillano le trombe al passaggio di Cristo Eucaristico e dell’Imperatore. Seguono 67 ciambellani e consiglieri intimi. L’effetto è grandioso.

Vengono poi altre dieci berline di gala a quattro ed a sei cavalli stupendamente bardati con palafrenieri e scudieri nei loro ricchi e pittoreschi costumi. In esse