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IL BUON CUORE 327


del Congresso, dovuto certo in gran parte alle sue splendide doti personali.

Furono pure festeggiatissimi i Cardinali esteri.

(Continua).

I primi martiri d’Uganda

Un decreto della Congregazione dei Riti in data del 13 agosto pubblica l’introduzione del processo per la beatificazione dei così detti «Martiri dell’Uganda». 22 giovanetti negri cristiani, i quali primi martiri, soffrirono 26 anni fa la morte del fuoco per la fede. Come ci annunciava la Centrale del Sodalizio di S. Pietro Claver, i cardinali stessi, che trattarono la questione riguardante la virtù eroica dei giovani martiri, erano commossi fino alle lagrime.

Il Santo Padre, al quale il Procuratore dei Padri Bianchi presentò i suoi ringraziamenti, disse, come egli spera, che la beatificazione avvenga presto e senza difficoltà. Presso i negri, e specie fra quelli del Vittoria Nyanza settentrionale, patria dei nuovi martiri, vi è gran giubilo per questa notizia, del processo iniziato, e questo giubilo si manifesta con danze e salti. Anche il Sodalizio di S. Pietro Claver e i suoi zelatori ed amici hanno motivo di rallegrarsene, poichè la prossima beatificazione, secondo le parole del P. Burtin, procuratore dei Padri Bianchi, «giustifica splendidamente la fondazione ed esistenza del suddetto Sodalizio».

Possa questo fatto essere uno sprone potente per cooperare sempre con maggior ardore, affinchè il lume della fede splenda in tutta l’Africa e produca, ad esempio dei primi martiri negri dell’Uganda, copiosi frutti di santità!

ECHI E LETTURE


Lamberto CarliniLa corona dei mesi — Milano, Tip. Fratelli Lanzani, 1912. — L. 1.

È un grazioso volumetto di 130 pagine: dodici quadretti sopra i mesi dell’anno, dai quali traspare, e per il metro e per l’ispirazione, il soffio di quella metrica ellenica, di quella Musa Oraziana delle quali l’Autore si mostra ben nutrito.

Non tutti sapranno forse gustare il sapore classico di questi versi, e valutarne il pregio nascosto; occorrerebbe la lunga consuetudine de’ lirici greci e latini, che hanno espresso in carmi la piena dell’animo in vista della natura. Ciò nondimeno la semplicità, la graziosità, la verità e la famigliarità del poeta con il mondo sensibile, sotto le forme svariate dei mesi, sono tanto chiare ed efficaci ne’ suoi distici, che anche coloro che son forniti di una mediocre cultura li leggeranno con diletto.

Perché ci sia vera lirica, come accenna l’Autore nella Prefazione, occorre tra l’altro la materia del canto «e non fittizia, ma vera, reale, sentita; se no, poesia non ce ne sarà mai». E questa materia al suo canto egli la trova così bene nei mesi dell’anno, attraverso ai quali scruta abilmente la natura perché ripeta la lirica
vera e sentita, quella bellissima natura della quale si beano artisti e poeti, della quale riempiono estasiati gli occhi gli ingenui fanciulli ed hanno sete i prigionieri che la sospirano «se di sfuggita ne travedono un lembo di fra i tenebrosi mesti del carcere; per lei sentono assopirsi in un rassegnato dolore gli affanni, gli stanchi della vita, e gli oppressi; per lei si spiana la fronte corrugata dell’esule e si spalancano le finestre ai moribondi».

Sarebbe troppo lungo citarne i passi veramente efficaci. Nel canto di gennaio La neve si legge:

«Pur or librò le penne
nel cielo infinito del tempo,
Con l’occhio fermo al sole
col volo sicuro del falco
Il giovinetto anno,
foriero di lieti presagi:
Nate in secreto pianto
lo inseguon le umane speranze».

E in quello d’aprile, dopo aver tratteggiata le veste fresca della natura che si sveglia, tocca la Pasqua:

«E da presso e da lunge
tra i freschi profumi dei venti
Vibra il chiaro e festante
concento di mille campane.
Alleluja! Alleluja!
Balzò corruscante da l’arca
Come folgor da nube.
Prostrata la pietra funerea,
Atterrate le scolte,
disperse le bende e gli aromi,
Cristo è sorto e ne l’aria
raggiante di nitida luce
Manda lampi dal cuore
dai piedi e le palme ferite».

Il maggio ci trasporta con sé; il giugno ha tutta la verità della campagna e del lavoro dai gelsi e dai bachi nelle rustiche case. Nel luglio si sente il calore della canicola:

Contorce la sferza del sole
Di tra i bronchi e i rovi
la scorza degli olmi e de’ pini,
Fermi ne l’aria calda
le chiome odoranti pel cielo.

Originale e bellissimo il «Sogno delle cicale» nell’agosto e soavemente mesto il settembre con l’addio delle rondini, e vaga la descrizione delle ottobrate. Il novembre è il riverbero di un intimo dolore che si divide coi morti:

Il cielo è grigio, o Rita;
le pendule foglie dai rami
Cadono ad una ad una
siccome le nostre speranze:
I crisantemi soli
ne l’orto son tutti fioriti:
Ne tesserem ghirlande
bagnate di memore pianto
E coprirem con esse
Ie tombe dei nostri defunti.

Si sa, non c’è rosa senza spine, e anche questo lavoro del Carlini non manca di difetti. Il metro, sempre eguale, induce con l’andare una certa monotonia e forse la lima è stata risparmiata in qualche canto qua e là.

Nondimeno è un caro libretto, degno di essere gustato come va, e noi ci ripromettiamo dal poeta frutti più belli ancora e più variati, che ci rendano in veste e in forma italiana le grazie dell’immortale poesia greca e latina.

Gipsy.




Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.