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Anno XI. Sabato, 31 Agosto 1912. Num. 35.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Religione. —B. R. Vangelo della domenica prima dopo la decollazione.
Educazione ed Istruzione. —Diego Angeli, La Madonna della Neve — Alfredo Labbati, Un Araldo d’italianità vittoriosa — G. Giacomantonio, Dove l’Italia è più bella. Con Andrea Maurel.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Religione


Vangelo della domenica prima dopo la Decollazione



Testo del Vangelo.

In quel tempo giunse a notizia di Erode Tetrarca tutto quel che facevasi da Gesù, ed egli stava coll’animo sospeso, perchè alcuni dicevano, che Giovanni era risuscitato da morte; altri poi che era comparso Elia, ed altri ché uno degli antichi profeti era risorto. Ed Erode diceva: A Giovanni feci io tagliare la testa. Ma chi è costui del quale sento dire siffatte cose? E cercava vederlo. E ritornati gli apostoli, raccontarono a lui tutto quello che avevano fatto; ed egli presili seco, si ritirò a parte in un deserto del territorio di Bethsaida. La qual cosa risaputasi dalle turbe, gli tennero dietro: ed Egli le accolse e parlava loro del Regno di Dio, e risanava quei che ne avevano bisogno.

S. LUCA, cap. 9.


Pensieri.

Col delitto — col peccato — niuno mai al mondo potè realizzare alcunchè di bene: il delitto istesso si oppone direttamente al nostro desiderio, al sogno tanto studiato e bramato: il delitto anzi è la causa di più acute ansie e crucci finchè non ci induce a più forte disperazione, che solo nella violenza trova una più sgraziata fine e rovina.

Del delitto d’Erode rileviamo le ben tristi, dure ed inaspettate conseguenze.

Stoltezza d’Erode! Sa che il profeta, immolato sull’altare della libidine, premio all’improntitudine d’una
ballerina, è morto: perchè oggi lo teme? Teme la voce di lui fatta muta nel silenzio della tomba: perchè non dubitò soffocarla viva? Perchè tiene ancora una pia credenza circa i morti, fra i quali la sua violenza spinse il Santo quand’era vivo?

Irrisione ai suoi calcoli. Niuno più l’ha disturbato nelle sue orgie, nei piaceri. Il ferro l’ha reso sicuro. Sparì il giusto.... Ma non sa Erode — lo confessa anzi — che i morti per Cristo — per la verità, la giustizia, l’onestà, per il bene — non periscono, ma dopo morte ancor parlano, che ammutolite le lingue loro tuonano, che l’ossa loro sentono della vita primiera, dei primieri entusiasmi il fremito potente? Non si uccide la giustizia, il vero.... perisce la carne, il debole, passa il temporaneo, resta l’eterno!...

La spada di Erode, mozzando il capo al profeta, aperse l’adito a mille altre sconosciute cose: mostrò l’animo abbietto, vile, crudele di lui: non è più il re — simbolo di pace, amore, giustizia...: coronato, Erode, rimane sempre il giudice iniquo, il tiranno crudele, l’assassino volgare ed abbietto.

In suo furore tutto credeva spento e distrutto. Non s’è dileguato l’anelito possente del martire che alle porte del carcere sorgono l’opere, le parole di lui — un popolo segue un più potente profeta, meno d’ieri si sente sicuro sul trono, meno tranquillo, più aggravato dal peso d’un infecondo ed orribile delitto.

No, non muore il profeta: scomparso il debole, l’imbecillità della sua carne, dalla morte e dal chiuso d’un sepolcro sfavilla una più forte e sicura luce. Il castigo è infecondo: il carnefice è irriso: la legge non per. dette l’ucciso, gli innalzò per base un monumento.

Non molto lontano da ciascun di noi trovasi Erode antico. Noi i tristi, i peccatori seccati sempre dalle terribili conseguenze degli atti nostri, violenti contro Dio, la Chiesa, i prossimi, noi medesimi: seccati perchè confessando la triste azione, ben volontieri tacciamo le cause che la vollero, la promossero....

Quante volte non accattiamo pretesti — i più futili, i più ridicoli — per giustificare l’iniqua nostra condotta. Inquieti, agitati, tormentati nelle nostre coscienze non sincere, quante volte non ci commuove e spaventa