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242 IL BUON CUORE


rivela miserie o debolezze, che rimasero sempre celate; anzi aggiunge moltissimo alla stima, all’ammirazione che si deve tributare al letterato, all’uomo, al cittadino.

Ma ho detto anche, che la sua vita fu integrezza di cittadino. I suoi meriti furono così apprezzati, che occupò cariche delicate ed importanti, che non furono delle solite sine cura onorifiche. Segretario e Presidente al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere, consigliere al Ministero della P. I. e del comune di Milano, infine nel 1876 Senatore del Regno.

Solo oggi è doloroso vedere che, mentre tanti italiani non hanno dimenticato il Poeta ed il Cittadino insigne, a Milano, nella sua città nativa, è scomparso uno dei pochi segni che Lo ricordassero: la via che portava il suo nome: poca cosa, invero, per i meriti di un tanto Uomo che spese sì nobilmente la vita: ma è lecito sperare, che in altra località sarà a Lui dedicata una via, onde onorare la sua memoria e non farla cadere in dimenticanza presso le nuove generazioni.

E come conclusione di queste righe, mi piace riprodurre le parole di Ruggiero Bonghi, un filosofo, cui nessuno mai negò indipendenza di carattere, e spirito più proclive alla critica, che all’elogio:

«Giulio Carcano! che serena riminiscenza è quella che risveglia nell’anima la sua vita, la sua dottrina, la sua arte! Par l’ultima eco di un mondo sparito, e che ha ceduto il posto ad uno pieno di sdegni, di contrasti, di eccessi nella vita, nella dottrina, nell’arte. Egli visse, come altri ingegni grandi e sopratutto buoni de’ tempi suoi, in una sperata armonia d’ogni cosa. Coll’ala pura dell’anima toccava terra appena, e la raggentiliva col suo sorriso. Non seppe odio che fosse, e niente amò che non fossé degno d’amore. L’ingegno non gli parve scusa a nessuna esorbitanza di pensiero o di atto: gli parve e gli fu ragione di virtù modesta e costante, nel seno della famiglia, davanti a Dio, alla patria! Io non ricordo di lui, senza un desiderio di esser come lui. L’ideale ch’egli vedeva coll’occhio dello spirito, egli effettuò, per quanto potette, in sè stesso; e sarebbe fortuna grande di questa patria nostra, s’egli rimanesse l’ideale della gioventù che sorge!».

Bagnoli di Napoli, luglio 1912.

Paolo Carcano.

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

La signora Rina Paladini Cartellieri Malerba ha elargito all’Asilo Infantile dei Ciechi per l’istituzione di un letto nell’Asilo stesso che porti la scritta Rina |||
 L. 100 ―

PENSIERI

Ci sono popoli, i quali consumano molto sapone ed hanno molti bei musei e famose università; eppure, in ciò che più importa, sono ancora veri barbari, perché non resistono alla prova quando si trovano di fronte ai deboli e agli inermi!


Religione

Vangelo della domenica decima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte dell’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice ed arbitro tra voi? E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocchè non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. E disse una similitudine: Un uomo ricco ebbe un’abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo dentro di sè: Che farò ora che non ho dove ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai, e ne fabbricherò dei più grandi: e vi adunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia. O anima, tu hai messo da parte dei beni per moltissimi anni. Stolto, in questa notte è ridomandata a te l’anima tua: e quello che hai messo da parte, di chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso, e non è ricco per Iddio.

S. LUCA, cap. 12.


Pensieri.

Gesù protesta di non essere venuto su questa terra per gli affari materiali. Egli si occupa dello spirito: quanto al resto Egli come in antico commise alle dispute fra gli uomini «tradidit disputationibus eorum».

Anzi gli pare così minima la faccenda materiale che a quell’uomo — cosi affacendato per l’eredità — risponde e fa osservare che ben poco o nulla importa lo stesso acquisto del mondo intero ove si trascuri e peggio Si perda l’unico e solo grand’affare dell’anima: a maggiore dilucidazione della sua teoria soggiunge poi la parabola dianzi letta.

Quel signore non è cattivo: usa del suo diritto pieno, assoluto dei suoi beni, anzi in prudenza umana fa assai bene ed è previdente nell’ammassare beni di terra e riporli per i giorni futuri. Così non agisce male il signore della parabola nel domandare la sua quota d’eredità: usa del suo diritto: dove e l’uno e l’altro errano è nello spostare ch’essi fanno del fine proprio delle cose e beni di questa terra.

Avrebbe — a modo di Cristo — il ricco signore, non dovuto cosi e così velocemente preoccuparsi dei granai: al di là dei suoi ricchi granai, fino allora sufficenti e capaci, esistevano i granai della carità, gli stomachi vuoti dei poveri, degli infelici, il vuoto desolante delle loro menti, l’avvilimento delle loro energie innanzi la prepotenza e l’urgenza della fame. Coi maggiori doni quel ricco signore avrebbe dovuto sfamare, dare il soprabbondante per il vero, il bisogno dello spirito, avrebbe dovuto dar modo e far sì che l’energie di tanti avviliti per miseria sorgessero ad operare del bene, delle opere sante.... Nulla di ciò: largo di censo, benedetto da Dio, generoso e più con sè, coi diritti del suo ventre, colle esigenze della sua posizione, chiude il pugno