Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 30 - 27 luglio 1912.pdf/7


IL BUON CUORE 239


Il matrimonio.

Alla fine del mese lo ritroviamo ristabilito con la madre a Parigi, ove seguita a scrivere al Fauriel alla Maisonnette, in tema del matrimonio che il Fauriel gli proponeva di contrarre con Mad. Le Laubespin (Mll.e de Tracy), alla quale egli non può offrire con fiducia che un cuore retto e puro, ciò che non è che il puro necessario e che non si può contare come un vantaggio. L’unico vantaggio dunque che questa unione potrebbe offrirle, è l’amicizia viva e la devozione inalterabile della madre più tenera e più degna di rispetto; e io non esito a dire che ciò potrebbe essere un compenso a una parte de’ miei difetti?! Del resto, egli dice, voi mi conoscete, mio caro buon Fauriel, e sapete forse meglio di me che la mia avversione alla soggezione, il mio allontanamento assoluto dalla società, la mia completa malagrazia e il mio invincibile imbarazzo (che mi rende talvolta ben ridicolo) ecc. ecc. fanno di me un essere un po’ originale, e d’una originalità che io non credo troppo fatta per piacere a una creatura tout-à-fait gentille per sè stessa e usata a vedere nei propri onorati genitori, e certamente anche negli amici di loro scelta, le grazie dello spirito riunite alle qualità indispensabili del cuore».

Del 16 giugno 1805 abbiamo una lettera al Monti, nella quale il Manzoni si difende dall’accusa fattagli dal poeta di «irragionevole e celata inimicizia». «Io posso benissimo, gli scrive, parlando dei tuoi componimenti con amici, aver detto ciò che al debolissimo mio giudizio pareva in essi reprensibile, con quella stessa bocca con cui ne ho esaltate le bellezze. Giacche santa parmi quell’amicizia che collo stesso affetto abbraccia la verità e l’amico. Se tu fossi mediocre poeta, ed io fossi tuo amico, io non parlerei mai dei tuoi versi; ma come questi versi sono agli occhi miei tanto superiori ai tempi, tanto vicini all’antica perfezione dell’arte, così, parlandone, io ho la consolazione di lodarne le infinite bellezze, ed ho la sincerità (temerità forse in un giovane, ma necessaria a chi loda) di notare ciò che a me non pare perfetto».

In altra, che s’argomenta scritta nell’ottobre da Belvedere sul Lago, il Manzoni annunzia al Fauriel il suo quasi fidanzamento con Enrichetta Blondel, e pone fra i vantaggi che gli recherà la nuova sposa, questi due: il non essere nobile e l’essere protestante. Al Belvedere il Manzoni e la madre vivevano «nella maggior solitudine, tremando di paura tutte le volte che sentiamo una carrozza entrare nel cortile.... Io faccio lunghe conversazioni con i contadini e i muratori e mi informo di tutto quel che riguarda l’agricoltura, ce qui m’interesse au dernier point. La mia fortuna ha voluto che, poco avanti il nostro arrivo, uno sciame di api venisse ad abitare nel nostro giardino, e questo mi darà un seguito di piaceri e di occupazioni classiche, che io desideravo tanto».

Nelle lettere che seguono s’annunzia il matrimonio e si rifanno gli elogi della sposa: Questa angelica creatura sembra fabbricata apposta per noi; essa ha tutti i miei gusti, ed io sono sicuro che non c’è un punto importante in fatto di opinioni sul quale
discordiamo». Anche la sposa desidera ardentemente di vedere il Fauriel e «d’embrasser l’ami de son mari». La felicità di don Alessandro è turbata solo da una non lieve malattia della madre e scossa dalla notizia della morte di Cabanis, che egli tanto più amava in quanto non aveva conosciuto altri al mondo il cui morale più assomigliasse a quello del povero Carlo Imbonati.

Nell’estate del 1808 il Manzoni appare nuovamente a Parigi da una lettera al Pagani, nella quale si parla con ammirazione della storia della guerra d’America del Botta: «Tutti quelli che conoscono i suoi scritti affermano che l’Italia non ha prosatore migliore nè più purgato di lui»; alcuni mesi dopo dà notizia al Fauriel delle commedie e della prima parte della Vita dell’Alfieri, «del divino e qualche volta troppo umano Alfieri» che ha tartassato con ingiustizia e persino con perfidia cose e uomini della grande Francia giacobina. «Infine, questa vita è la vita dell’Alfieri, scritta dall’Alfieri, — c’è niente di più interessante e di più bizzarro dell’eroe dello storico?».

Siamo arrivati così passo passo alla soglia del 1809 degli anni in cui il Manzoni allargando nelle lettere il campo delle sue impressioni e dei suoi giudizi, rivela sempre più nettamente e più gagliardamente imposta la propria complessa figura di uomo, di pensatore di artista.

Riserbiamo a un altro articolo l’esame di quest’altra parte del suo carteggio.

Enciclopedia

dei ragazzi

È uscita la 43.a dispensa,


Contiene:
COME DISTINGUONSI I FUNGHI MANGERECCI DAI VELENOSI — L’AUSTRIA E LA NUOVA ZELANDA — LE COSTRUZIONI CIVILI DEL RINASCIMENTO — GLI INSEGNAMENTI DI GESÙ CRISTO — IL CONTE DI MONTECRISTO — LO SCRITTORE CHE CANTÒ IN UN POEMA IL DIVIN SALVATORE — IL CALDO ED IL FREDDO — PARLARE E CANTARE — MORI DI SIEPE — DOVE SI TROVANO LE CONCHIGLIE? — NOVELLE, POESIE, PASSATEMPI, ECC.

120 ILLUSTRAZIONI

DUE TAVOLE A COLORI

Prezzo Cent. 70