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IL BUON CUORE | 223 |
E’ certo che tutti i coloni proprietari di terreni in quelle regioni, che ora vivono modestamente, ma in posizione sicura ed indipendente, riguardo ai mezzi di sussistenza, appena coll’aumentare della popolazione ed il conseguente arricchirsi delle finanze locali si avranno ferrovie sufficienti e miglioramenti in tutti i servizi più importanti (e questo tempo non si annunzia lontano), saranno tutti possidenti benestanti, e costituiranno le migliori colonie libere che l’Italia abbia nei paesi transoceanici.
Allo stato attuale delle cose noi crediamo che si debba prendere in seria considerazione se, anzichè lasciare che i nostri emigranti vadano dispersi come mano d’opera salariata nel crogiuolo cosmopolita che si va formando nelle regioni della colonizzazione patagonica, non convenga indicare ai nostri colonizzatori che si dirigono all’America del Sud, ed anche a quelli che, già arrivati al Plata, si aggirano ancora per le sue città senza pur aver trovato la loro stabile posizione, quelle regioni meridionali del Brasile che mostrano di possedere buoni elementi per una ordinata e proficua espansione della nostra razza.
Ciò, salvo ben s’intende che opportunità più favorevoli, sia per opera del Governo Argentino sia per l’aiuto del capitale italiano, non si aprano nella Repubblica⁂
Noi crediamo che sia necessario affermare chiaramente, e far comprendere anche ai paesi che vogliono ricevere la nostra emigrazione, la nuova situazione di fatto che si va delineando nel nostro paese. Se, per l’addietro, si è potuto portare come scusa più o meno giustificata dell’atteggiamento assolutamente passivo del nostro paese di fronte al fenomeno della emigrazione e dell’assenza completa di ogni politica emigratoria, la irruenza irrefrenabile del movimento, la deficenza nel paese di elementi economici, di base territoriale; di mezzi che ci dessero la possibilità di padroneggiarlo e guidarlo secondo i nostri fini, ora invece quella situazione va felicemente risolvendosi col progredire celere del nostro paese, che sta per uscire da un periodo transitorio di concentramento e di rinnovamento interno ed incomincia a sentire la necessità e la possibilità di curare che nessuna sua forza, anche oltre i patrii confini, vada dispersa. In cambio del valore immenso sotto forma di popolazione, di progresso e di lavoro che l’Italia dà ai paesi di immigrazione colle sue preziose correnti di lavoratori, è giusto che essa esiga di ricevere quei vantaggi civili e commerciali che sempre ritrasse ogni popolo che colle sue genti abbia popolato e fecondato terre nuove, anche se ad altri appartenenti.
Ranieri Venerosi.
RODI
- Lo stemma di Savoja
- a Rodi ov’era nato,
- da secolar esigilo,
- alfin è ritornato.
- Itali cavalieri
- nell’era medioevale,
- prescelsero a dimora
- quell’isola ospitale.
- Dal sole prediletta,
- dal greco mar lambita.
- come un bel fior si schiude
- quell’isola romita.
- Presso al severo mirto
- balda la rosa appare,
- qui melodie di terre
- qui melodie di mare;
- cui porse orecchio intento
- il cieco vate Omero
- e le tradusse in epico
- ed immortal pensiero.
- D’artisti eletta schiera
- fiorì su questo suolo,
- Gl’itali cavalieri,
- con mistico fervore,
- a Rodi l’alma croce
- portaron del Signore.
- Di S. Giovanni il nome
- prese la pia milizia,
- fu di bontà ministra
- di pace e di giustizia.
- E quando l’ottomano
- Rodi d’assedio cinse
- con impeto e valore
- da Rodi lo respinse.
- A' prodi diede aita
- un Conte valoroso,
- un Conte di Savoja
- credente e generoso.
- De’ cavalier la croce,
- dopo la gran vittoria,
- il Conte volle incisa
- sull’armi di Savoja.
- Infranta, non distrutta
- chè all’itala contrada
- portata l’avea il Conte
- sulla vittrice spada.
- L’esercito d’Italia
- d’degli avi nostri degno,
- oggi su Rodi spiega
- il benedetto segno.
- Raccolte intorno ad esso
- supplici stan le genti,
- d’esser sottratte al turco
- richiedono fidenti.
- Il dritto lor sostieni,
- misericorde croce,
- previeni la vendetta
- dell’ottoman feroce.
Samarita.