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182 IL BUON CUORE


Gesù dice apertamente d’essere venuto come Medico pietoso per gli ammalati. Non crede indegno di sè occuparsi dei miseri, dei poveri, degli ignoranti, dei peccatori. Anzi è per questi principalmente che — venendo in mezzo agli uomini — ha preso in una umiliazione e sacrificio infinito carne umana, si è fatto uomo. Non crede di proiettare ombra alcuna sulla divina sua dignità occuparsi degli uomini, della loro ristorazione e della loro elevazione morale e materiale.

Ad un patto. Viene per coloro che sono — si sentono — ammalati. Se in mezzo agli uomini v’ha qualcuno che si crede, si sente sano, egli può far a meno dove c’è superbia, di Cristo: Cristo non è per orgoglio, egoismo, prepotenza — ciò che impedisce la visione vera del nostro essere — non può riuscire utile, proficua l’opera di Gesù: Cristo — protesta lui medesimo — riuscirebbe vano nell’opera sua: Dio resiste ai suberbi....! Dio resiste a coloro, che non amano e non compatiscono ai fratelli che cadono, che soffrono, che languono in un mare di miserie e dolori immensi.... Dio resiste, si fa lontano da coloro che nella propria sufficenza — sufficenza d’intelletto, d’animo, di ricchezza, di scienza, ecc. — non guardano ai mille e mille che restano addietro e rimangono vittime nel cammino della vita: che sazi e soddisfatti d’un più largo dono di Dio a se stessi in una giustizia umana — che suona turpitudine ed egoismo a noi, e maledizione innanzi a Dio — si stanno noncuranti e sprezzano i vinti dal dolore, dalla povertà, dal peccato: che solleciti e premurosi verso chi di nulla abbisogna e sono confortati dal soccorso umano, sono così schivi e guardinghi e pungenti verso i diseredati, i vecchi, i sofferenti, verso coloro che nulla ponno offrire d’umano e solo chiedono e vantano la fratellanza in Cristo!... Dio resiste ai sua perbi e maledice tale carità.

V’ha alcuno che possa dire di sentirsi sano? verso del quale può rimanere inutile l’opera di Cristo? Vero il fatto d’un enorme progresso: l’umanità, spinta innanzi da una ignota potentissima forza, s’avvicina a gran passi alla meta che innanzi a lei pose Iddio, ma se l’umanità progredisce come il mondo, gli uomini restano per sempre quelli che erano. Plaudiamo al progresso universale: il fatto umano ci costringe al lamento più duro circa — non il progresso — ma il regresso nel campo morale. Più ancora: riguardo al grande problema morale, all’unico problema degno dell’umanità migliore, noi allarghiamo la fase del Brunetière: la scienza ha fatto bancarotta!

Quelle conclusioni, quelle soluzioni che chiedevamo ieri al progresso, alla scienza, quella vita piena cercata ogni dove — tranne nel cielo — ci è sfuggita: noi rimaniamo — nell’agitarsi del gran cosmos universale — degli atomi sperduti preda delle circostanze, dell’ambiente: Siamo i vinti, non i vincitori, la subiamo la vita, non la possediamo. Siamo gli ammalati a cui occorre il Medico consolatore e pietoso: Siamo i bisognosi di Cristo.

Ci si può opporre — come dai discepoli di Giovanni Battista — perchè l’anime religiose — in tanto bisogno ed urgenza di soccorso ai fratelli — pure si mantengono tranquille al grande concetto della vita.

Rispondiamo: Cristo — lo sposo — è con noi: digiuneremo quando si sarà allontanato da noi: poichè è con noi di nulla ci preoccupiamo, nè più altro ci resta a desiderare.

Tale è il contrassegno dell’anime religiose e sinceramente pie. Una calma sovrana, una gioia che trascende le febbri umane, una traquillità indisturbata regna in loro. Essi possiedono tutto, possedendo Gesù.

Mai si nota in loro l’agitarsi ed il fremere violento delle passioni: innanzi al dolore soffrono d’una sofferenza che molce e risana: innanzi alla miseria la loro dovizia perde quella provocazione che irrita nella stessa beneficenza: innanzi al peccatore s’ergono in loro virtù senza sprezzo, senza urto, senza quella superiorità che agghiaccia e stritola.

Innanzi a chi dolora, erra, pecca sono la pietà, sono la verità dolce che alletta, sono la virtù buona, umile che avvince ed innalza. Tale il Cristo, Medico pietoso.

B. R.

Educazione ed Istruzione


I pericoli dello Sport


Etimologicamente parlando la coltura fisica non ha che uno scopo, l’allenamento muscolare per ottenere lo sviluppo completo dell’individuo e metterlo in possesso di tutta la bellezza e di tutta la forza che la natura ha deposto allo stato latente nel suo organismo.

Qualunque genere di sport può dare al nostro corpo una linea speciale di forma senza però riuscire a svilupparlo in modo completo e impeccabile, perchè nella pratica esclusiva di un solo sport vediamo agire quasi sempre, la virtuosità. Perchè allora la preoccupazione dominante non è il miglioramento dell’individuo, ma bensì l’esagerazione delle funzioni di un solo organo, che deve sostenere lo sforzo localizzato.

Noi dobbiamo assolutamente reagire contro questo genere di vedute in fatto di sport che mette solamente davanti al giovane principiante il lato meschino di esso, cioè il campionato da conquistare o il récord da battere. Il giovane senza discernimento alcuno, dando solo ascolto alla propria vanità, si lancia nella pratica di quello sport che gli sembra di più facile attuazione. E ad esempio se egli è ben provvisto di braccia si darà immancabilmente agli esercizi di forza, alla lotta, agli attrezzi di ginnastica: se al contrario si sente debole, rifiuterà ogni sforzo erculeo, dandosi completamente agli esercizi di velocità, alle famose corse ciclistiche, alle maratone pedestri, utilizzando la forza ch’egli possiede di già in certi muscoli, di modo che sono sempre gli stessi gruppi muscolari che avranno il beneficio