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IL BUON CUORE 159


Gran Maestro scongiurandolo di salvare le donne e i bambini dall’estrema ruina. Solimano intanto impensierito dalla pace che permaneva nell’arcipelago, temendo da un momento all’altro l’arrivo di una potente armata cristiana, che forse era già sull’orizzonte, intimava di nuovo la resa promettendo buone condizioni. Il messo avvertiva che tardandosi nella resa tutti sarebbero stati passati a fil di spada.

Villiers de l’Isle Adam riunì un Consiglio e un gran Consiglio, e tutti furono concordi nel ritenere che era impossibile resistere ancora. Egli tuttavia chiese tre giorni per riflettere su le condizioni della resa.

Ma Solimano sempre più impensierito da questa richiesta rinnovò le ostilità deciso a finirla, non potendo immaginare che la cristianità abbandonasse un ordine che l’aveva difesa per cinque secoli.

Ultimo viaggio della «Gran Caracca»

La capitolazione venne dunque decisa a queste condizioni: i) rispetto delle Chiese cristiane; 2) i figli dei rodesi non sarebbero stati aggregati ai giannizzeri; 3) si lasciava libertà di religione ai cristiani; 4) il popolo sarebbe stato esentato da tasse per lo spazio di cinque anni; 5) a tutti fosse permesso di abbandonare l’isola; 6) se le navi dell’Ordine non fossero state bastanti a trasportare almeno sino a Candia guarnigione e cittadini, le galee di Solimano si sarebbero occupate della bisogna; 7) dodici giorni venivano concessi ai cittadini per raccogliere i loro averi; 8) l’Ordine era libero di portare via le reliquie dei Santi, i vasi sacri della Chiesa di S. Giovanni, i mobili e gli attrezzi delle navi; 9) la castella e le isole sarebbero state consegnate dai cavalieri agli ufficiali turchi mentre l’esercito del Sultano si sarebbe allontanato; 10) il capo dei giannizzeri avrebbe preso possesso della piazza di Rodi.

Stabilito tutto ciò e cambiati gli ostaggi, si iniziarono i lavori per lasciare l’isola. Durante la tregua Solimano volle conoscere Villiers de l’Isle Adam e gli fu largo di gentilezze e di premure. Il 1° gennaio 1523 intanto il Gran Maestro e tutti i cavalieri superstiti si imbarcavano su la Gran Caracca, che, salutata dalle salve e con i vessilli al vento, lasciava il porto di Rodi, diretta a Candia, seguita dalla flotta, recante a bordo 5 mila rodesi, per compiere l’ultimo viaggio dalla sede dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, verso una nuova sede da ottenere dalla munificenza dell’imperatore della cristianità.

E’ fama che nel punto in cui la Gran Caracca abbandonava il porto di Rodi, Solimano abbia espresso all’eroico Villiers de l’Isle Adam il suo profondo stupore per l’abbandono in cui l’avevano lasciato i re cristriani. «Messere, egli disse, meritavate altra fortuna! Ma voi avete tutta la mia ammirazione e se volete potete ancora rimanere nell’isola!». Ma Villiers, che conosceva la fede turca, non volle profittare oltre della benevolenza di Solimano il Magnifico!

E l’ultimo viaggio della Gran Caracca non fu nemmeno felice perchè fu accompagnato dalla tempesta! Ma se l’Ordine abbandonò Rodi, non per questo la isola si spogliò dei suoi ricordi e anche oggi, mentre
i nostri soldati e i nostri marinai percorrono vittoriosi le vie della capitale dell’isola riconquistata, possono, pieni di ammirazione e di stupore, vedere sui palazzi degli stemmi che essi hanno già visto a Napoli, a Roma, a Genova e a Venezia!

A. Giacomantonio.

Proposte di pace d’un cannoniere


Giulio De Franzi, reduce dall’Egeo sul Duca degli Abruzzi coi prigionieri turchi, narra il seguente gustoso episodio, che dà un’idea dello spirito dei nostri soldati:

«A un dato momento, qualcuno dei captivi vuol sapere da un cannoniere quando avremo freni; e il cannoniere, napoletano schietto, dichiara sdegnosamente di non conoscere chista mala femmena; allora io spiego, in grazia delle solite vaghe reminiscenze liceali, che ireni vorrebbe significare la pace.

Ne’, vulite sapè overamente quanno facimmo ’a pace cu’ vuie?.... — esclama il cannoniere, in mezzo a un capannello intento di prigionieri. — Stateve attiente, mo’ v"o faccio capac’i....

E incomincia, col gesto di chi afferra qualche cosa altrui e se l’appropria:

Tripoli, a nuie... Va buono?

I prigionieri assentono rassegnati.

Bengasi, a nuie.... Va buono?

E gli altri chinano il capo senza protestare. L’enumerazione prosegue lentamente, con la stessa formula:

Derna, a nuie... Homs, a nuie Tobruk, a nuie... Bu-Charnez, a nuie....

Il cannoniere, per aumentare il prezzo morale della pace, comprende nella lista anche Ain-Zara, Tagiura, Gargaresch.... Poi in tono più imperioso, principia un’altra serie.

Stampalia, a nuie....

Mormorio di sorpresa, assentimento un po’ languido.

Rodi a nuie.... Un attimo di silenzio e di imbarazzo. Il cannoniere ripete, con voce alta di minaccia:

Rodi, a nuie.... Ci ’a vulite dà?

I prigionieri intimoriti si affrettano a cedere anche Rodi. Allora il cannoniere, incrociando le braccia e fissandoli a uno a uno negli occhi, spiccica le sillabe:

Custantinopule, a nuie....

Un moto di sgomento corre nella folla degli uditori.... Questi italiani sono diventati davvero incontentabili!.... Taluno dei turchi fa per opporre qualche obiezione, conseguendo il solo risultato di fare arrabbiare il cannoniere.

Ne’, che ve credite che ’u Duca dell’Abruzze nun ’nce sape trasì a Custantinopule?.... Managgia all’anema ’e Maomette!...

E lì una discreta serqua di insolenze prette di S. Lucia. Sopraggiunge un ufficiale, e il cannoniere è consegnato. Ma se le trattative fossero potute continuare indisturbate, l’energico negoziatore della pace avrebbe ottenuto dai soldati dell’Islam anche la cessione di Stambul all’Italia.