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140 | IL BUON CUORE |
I cronici della Casa penale della Pianosa
alle gentili Benefattrici.
- Il sol disparve. Su nel ciel sereno
- a mille gli astri hanno scintille d’or.
- Ampio, lucente, il classico Tirreno
- lieve agitato è specchio a quel fulgor.
- Di musica festante armoniosa
- a la riviera s’ode l’echeggiar.
- Muta, ne l’ombra, vigila Pianosa
- di duol lambita da un immenso mar.
- Varia una folla al porto di Livorno
- bacia i suoi cari giunti di lontan.
- Per noi reietti e infermi del ritorno
- l’alba radiosa s’accarezza invan.
- Ad allietar la vergine natura
- diman, com’oggi, spunterà il bel sol,
- e di noi spenti in viva sepoltura
- farà più triste il funebre lenzuol.
- Ma se del sole i rai vivificanti
- non fian concessi a l’egro prigionier;
- di volti amici, di memorie e canti
- se nega a lui l’aprile lusinghier
- Oh di nostra dimora ferree porte,
- date libero varco a Carità;
- da lei sorretti incontro anche alla morte
- noi marceremo come a libertà.
Religione
Vangelo della domenica quarta dopo Pasqua
Testo del Vangelo.
S. GIOVANNI, Cap. 16.
Pensieri.
Nel discorso di Gesù Cristo s’asseriscono tre cose: la prima è che lo Spirito Santo convincerà di peccato quelli che non credono in Lui; la seconda — ragione contraria — dirà la giustizia di coloro che credettero non vedendolo; la terza convincerà di giudicio il mondo, perchè nella lotta terribile fra il vero ed il falso, fra la verità e l’errore, fra il vizio e la virtù, il principe di questo mondo — malignità e peccato — è già giudicato.
Osserviamo le due prime parti.
Fa impressione come — apparentemente — Gesù trascuri l’opera pratica, l’azione reale, immediata per esaltare la Fede, presa nel puro suo senso di verità speculativa. Arriva a dire che senz’altro chi non crede in Lui è in peccato, per ciò stesso; è anzi questo ciò che forma il peccato, la sua grande malizia.
Per contro la giustizia — armonia di tutte le cose buone, risultanza armonica di tutti i rapporti dell’uomo con Dio, col prossimo, con sè — è data solo e da quelli che credono in Cristo, benchè non lo veggano.
Davanti alle parole divine di Gesù ci domandiamo se e quanto sia erroneo il concetto dei protestanti che ci gridano che la sola fede giustifica: contrariamente ai pragmatisti che glorificano ed esaltano l’opera senza la fede diciamo agli uni ed agli altri come chi ha fede ha con essa il germe di tutte le opere sante, laddove chi non ha fede non è solamente reo di una colpa, ma in questa mancanza di fede ha il germe di tutta la colpa e vizia ogni azione.
Riteniamo adunque che senza la fede è impossibile una morale buona, sia perchè — a detta di Cristo — il mancar di fede è un peccato — negando la parola di Dio, l’ossequio alle sue verità, ecc. — nè quindi possono convivere peccato e moralità: sia perchè smarrendosi od impallidendo la fede, si smarrisce la morale che diventa incerta, fluttuante, perdendo quindi quella forza che crea il sacrificio, l’abnegazione, fonti eterne della virtù.
⁂
Del pari credere è giustizia sia perchè credere è già il compimento d’un dovere, anzi il primo dei doveri, sia perchè chi crede è per questo stesso sulla via della giustizia completa, in una iniziale giustizia, ossia in una situazione favorevole per compiere tutti gli altri doveri.
Questa è la dottrina di Gesù, che non gli pare mai eccessivo dare tanta e tale importanza alla fede. Non gli preme che fino ad un certo punto vivere onestamente senza la fede, poiché è ben sicuro d’una salda onestà e morale a tutta prova là dove domina e viene rispettata la fede.
Con ciò ributta indegna di sè Gesù una fede parziale, incerta, zoppicante: darà sempre una morale