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Anno XI. Sabato, 4 Maggio 1912. Num. 18.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —Commemorazione di don Adalberto Catena — Opera Pia Catena — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Dalla Colonia Eritrea — La Casa e Famiglia per impiegate — Pensieri — I cronici della Casa penale di Pianosa.
Religione. —R. B., Vangelo della domenica quarta dopo Pasqua.
Educazione ed Istruzione. —C., Mons. Bonomelli a Trecella — Teresita Guazzaroni, La bronzea voce dei secoli — Proto Zambruni, A proposito di Bertoni e Rosmini — Un saluto di maggio.
Società Amici del bene. —Pensione Benefica per giovani lavoratrici — Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Beneficenza


Commemorazione di Don Adalberto Catena


La pioggia e la coincidenza di altri attraenti convegni non hanno ostacolato l’affluenza, domenica scorsa, al Salone dei Ciechi, dove, col nome sempre suggestivo di don Adalberto Catena, si spalancarono le porte a due battenti, per accogliere una folla signorile, ansiosa di udir rievocare la grande, indimenticabile figura del rimpianto Proposto di S. Fedele.

Non rilevammo assenze ingiustificabili, e ammirammo sulla parete di fronte, a sinistra, un parlante ritratto del nostro Catena e a destra un’artistica corona in bronzo, destinata da un’anonima ammiratrice, con sentimento di gratitudine, alla di Lui modesta, venerata tomba nel silente cimitero di Lezza (Mazzonio).

La commemorazione incominciò con una dolce preghiera musicata dal maestro cieco Fiorentini per arpa, violini, harmonium e coro.

Presentato dal rev. proposto don Edoardo Nava, il conferenziere, signor Angelo Ferrario, consigliere comunale, seppe, con parola elevata e con fedeli rievocazioni, tener viva l’affettuosa attenzione del distinto uditorio, che nei punti culminanti non poteva trattenere approvazioni erompenti da cuori commossi.

Riassumiamo alla meglio il magnifico lavoro.

Ottima ispirazione quella di commemorare il Prevosto Catena! Sì; ma è un pensiero — soggiunge l’oratore — che turba chi si sente impari alla grandezza del soggetto. — Però il ricordo del sorriso di benevolenza di Lui può essere un invito a vincere ogni titubanza.

Amor mi mosse.... Rivediamo la giovinezza di Catena: primavera fulgida, fragrante, feconda, che coincideva con la primavera della patria. E ricordiamo gli elementi costitutivi dell’ambiente in cui si trovò quando era docente, con altri valenti, nel Seminario diocesano. All’avvilimento cagionato dalla servitù succedeva il radioso sogno di libertà; agli impacci del convenzionalismo letterario si sostituiva la franca ispirazione al concetto della verità; sul basso sensismo si ergeva la risorta filosofia spiritualistica. Emergevano Rosmini e Manzoni col risorgimento nazionale.

Ed eccoci al secondo periodo: la vita parrocchiale in un pittoresco paesello della ridente Brianza. Due bellezze influirono sullo spirito del giovane e distinto parroco: l’amenità della natura e il prospetto morale. Ne derivò una grande mutualità di bene in quella vita tra i campi, poichè insegnando l’amore, il Catena aveva conquistato l’amore. E come pianse il popolo d’Inverigo quando vide allontanarsi il diletto Pastore! Ma non obliò mai il Pastore affezionato il suo primo gregge, e nelle sue più belle visioni, intravvedeva anche da lontano la punta del ben noto campanile.

Rivediamo così il Catena chiamato a più alta missione tra il clero milanese. Egli era nel meriggio della vita, nella piena vigoria dell’eletto ingegno, ed occupava il suo posto col fervore dell’apostolo. Ecco quale fu il Catena nostro: «La sua figura è lì come se fosse ancora viva, spiccante sullo sfondo dell’altare, rivolta a noi, la testa adorna dei lunghi capelli, un po’ reclinata sull’omero, piena di maestà, spirante ammirazione nel santuario delle nostre più care memorie, nel nostro bel San Fedele».

Il Catena fu l’uomo della parola scultoria. In che consistesse la sua arte oratoria non è facile dire; ma è certo che la sua impronta fu una specialità individuale, e la sua maniera fu unica, inimitata, e inimitabile. Dove attinse lo bello stile? Forse alle sacre carte antiche; certo al prediletto San Paolo. Del resto egli era un artista nato, un esteta della parola, e la sua eloquenza era densa di concetti, densa di dottrina, fragrante d’ogni fioritura dello scibile eminentemente moderno. Confutava l’ultimo errore del giorno cogli elementi stessi dell’errore, e conduceva con mano sicura lo spirito per l’erte balze della filosofia, su fino a cime