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IL BUON CUORE 127


Spirito Santo. E io ho veduto: e ho attestato com’egli è il Figliuolo di Dio.

S. GIOVANNI, Cap. i.


Pensieri.

Giovanni — il precursore — attende Cristo nel deserto, dove non sta inerte ed ozioso, ma dove s’è recato per la predicazione ed il battesimo dei suoi connazionali. Là — nel deserto vede e conosce Cristo, che confuso col rimanente della folla a lui s’avvicina.

La situazione di Giovanni è in un certo modo la nostra.

Noi — come il precursore — se non dobbiamo annunciarlo agli altri, dobbiamo preparare noi stessi per Cristo che s’avvicina: in ogni anima è necessario preparare quell’aurora rosea e delicata che dica, annunzi lo scoprirsi della pienezza di luce e forza che è Cristo, il gran sole della divinità. Ma a disporre la nostra mente a certe verità naturali, a sgombrare il nostro cuore da infiniti ostacoli, perchè Cristo bene s’adagi e ne prenda intero dominio è pur da imitarsi il profeta Giovanni che vede, conosce e distingue fra gli altri Cristo, là nel deserto. Deserto che noi possiamo pure creare per noi, che viviamo e vogliamo partecipare intensamente alla vita di tutti, allo svolgersi di tutte le forme dell’umana attività per cristianizzarla questa vita, per iniettarvi quel germe di vita potente, di ideale vero, di realtà spirituali che solo ed unicamente vengono da Cristo.

Vivere nel deserto? Sì, nel deserto della mente, che lascia e si ritrae da quel mondo di preconcetti, pregiudizi, ostilità, indifferenza verso il mondo spirituale, verso la divina scienza del soprasensibile, dell’oltre tomba, del futuro: deserto del cuore, nel lasciare amori colpevoli alle cose materiali, alla vita mondana, alle passioni, all’egoismo, all’amor proprio, al proprio io così irritante, così audace, così pretenzioso: deserto nell’appartarci da quello che forma e crea in noi non la vita vera, ma l’effimera, la parvenza di vita, per cui da questa certa vita sognata come ideale e felicità inesauribile, ci si ritrae vuoti, desolati, afflitti... Quando ci saremo fatti un deserto di questo mondo, sul tumultuare delle folle, sulle quiete passioni, sui morzati appetiti troveremo Cristo, l’Agnello di Dio, che toglie il peccato — ogni dolore, miseria, debolezza — di mezzo al mondo.

Scoperto Cristo, Giovanni alto ne proclama la maestà e grandezza, nè teme di perdere alcunchè di sua grandezza e dignità innalzandolo e ritirandosi davanti a Lui!

Grandezza d’idee, generosità di sentimenti!

Sente il profeta il bisogno di manifestare le grandezze di Dio e le narra e le grida ai popoli tutti. Vuole che cessino per lui gli omaggi e che ormai tutti, tutti vadano a Cristo ed a lui si pieghino. Egli finora ha battezzato con acqua.... ormai il Cristo battezzerà col fuoco della carità e dell’amore: non sarà più simbolo, sarà la reale comunicazione con Dio polche scenderà lo Spirito Santo.

Battezzati! voi l’avete conosciuto Cristo per una
grazia, un dono tutto suo speciale: lo Spirito Santo — Dio — già a mezzo del battesimo si è a voi comunicato, siete pur venuti in contatto col vero, colla virtù, colla grazia.... perchè la nostra vita ancor non confessa Cristo? perchè ancor il nostro costume nega l’opera di Lui che venne a togliere il peccato? perchè — dopo Cristo — regna ancor nella nostra mente, nel nostro cuore tanta ignoranza delle verità divine, tanto amor delle cose più basse, più umili, più avvilenti? Perchè?

S’è adunque spuntata la prima virtù di Gesù? S’è adunque ritirato innanzi al sapere umano il vero religioso? S’asconde l’umana e cristiana coscienza — ritta ed integra nella sua morale — davanti alle mutevoli convenienze sociali, convenienze d’un’ora? Forse le nostre passioni, il mondo, l’egoismo umano deve confessare che più forte di Cristo, di Colui che toglie il peccato — di Dio — è esso medesimo? Vinto Gesù?! No! non è vinto Gesù, che ancor nel mondo regna troppo, non l’ideale ma il realismo più gretto e meschino, non la gioia ma il dolore. Chi toglie il peccato — dolore, miseria, ignoranza — è l’Agnello di Dio, è Gesù non altri.

A Lui solo dovete avvicinarvi, voi che vivete.

B. R.

MAGGIO

di Laura M. Venier.

Così parla l’Unione della geniale pubblicazione da noi annunciata:

«Piccolo di mole, questo «Mese di Maggio» ha una sua preziosità gentile che piace e commuove. L’autrice protesta d’aver scritto non per il pubblico, ma per se stessa: le brevi riflessioni che si svolgono giorno per giorno, seguendo la traccia dei Vangeli, là dove sobriamente parlano della Vergine, hanno infatti carattere spiccatamente personale, prescindendo dai metodi soliti ai a mesi di Maggio e non suppongono il pubblico degli ascoltatori e nemmeno dei lettori. E un’anima innamorata di Maria, che esprime con candore la sua pietà, fatta di fede grande e di tenerezza figliale per la Divina Madre; che rimedita le parole sante e ripensa con mistico fervore gli intimi gaudi provati dinanzi ai capolavori dell’arte religiosa, traendone qualche sobria e pratica conclusione per la propria virtù. V’è una virtù che ritorna spesso in questi soliloqui religiosi, verso cui si volge il desiderio dell’autrice, per il trionfo intimo della quale si sente fervere la mistica battaglia della sua anima; è l’umiltà, tenue fragranza d’un cuor puro e nobile, indizio d’un’anima temprata al dovere. Questo bel libretto senza pretese può tornare di gran bene alle anime capaci d’intendere le bellezze soprannaturali, dir loro una parola breve di bontà semplice e profonda ad un tempo».

Prezzo L. 1.Si vende presso la Tipografia L. F. Coglzati, a vantaggio dei ristauri di due antiche Chiese milanesi: S. Pietro in Gessate e S. Maurizio al Monastero Maggiore.