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82 IL BUON CUORE


contro i Cristiani, che fecero scorrere a rivi il sangue innocente sulla terra e popolavano di Santi il Cielo. Prima il feroce Nerone, il quale — narra Tacito — «fece perire coi più ricercati tormenti quelli che il popolo chiamava Cristiani.... Gli uni coperti di pelli di bestie venivano esposti ai cani per essere lacerati; gli altri confitti a croci o attaccati a pali, si intonacavano in guisa che potessero facilmente ardere, e servissero di fiaccole durante la notte. Nerone aveva conceduto i suoi giardini per un tale spettacolo e vi compariva egli stesso in abito da cocchiere sopra un carro come nei giuochi del circo....» Poi Domiziano, Traiano, Marco Aurelio — anche Marco Aurelio inferocì contro i Cristiani, e lo provano gli studi del De Rossi nel cimitero di Callisto e i documenti storici e cristiani. — Poi Settimio Severo, Massimino, Decio che prese di mira in modo speciale gli ecclesiastici, a cui non contento di strappare la vita, tentava con arti diaboliche di strappare la stessa virtù: poi Valeriano, Aureliano, e finalmente Diocleziano, la cui persecuzione durò non meno di dieci anni e furon tanti i Cristiani uccisi per la Fede che quella si disse per eccellenza l’era dei Martiri. Ma d’un tratto muta la scena. Già dieci secoli prima Davide aveva prennunciati questi combattimenti della Chiesa: «Quare fremuerunt gentes et populi meditati sunt inania?». Ah è inutile, che i popoli macchinino
vani disegni; Tu, o Signore, li governerai con scettro di ferro, e li stritolerai come un vaso di creta: così mille anni prima il Reale Profeta. Le nazioni della gentilità e i popoli di Israele si mossero a tumulto; i re e i principi, Erode e Pilato, Nerone e Domiziano, Diocleziano e Massimiano Erculeo, Galerio e Massimino Daja si sono alzati e collegati contro il Signore e contro il suo Cristo, per rigettare la sua legge, per sottrarsi al suo impero. Noi li abbiamo veduti stritolati l’uno dopo l’altro come vasi di creta. Nel 310 Massimiano, strangolato ad Arles, dopo di aver sospirato alla porpora imperiale che tanto mal volontieri aveva deposta; l’anno seguente Galerio spegnevasi roso dai vermi. Diocleziano visse fino al 313, ma per vedere dal suo romitaggio di Salona la distruzione totale dell’opera sua.

Costantino comincia a imperare: la guerra contro il Signore è cessata. Il governo di Occidente era diviso tra Costantino e Massenzio; il primo rispecchiava il coraggio e la moderazione di Costanzo Cloro, il secondo la rozzezza e la crudeltà di Massimiano.

A Massenzio, sempre ambizioso ed avido di dominio, dava fastidio la potenza di Costantino, per cui, forte dell’esercito e dell’alleanza di Massimino, si dispose a far guerra a Costantino. Questi, dal canto suo, nel pieno vigore delle sue forze, non esitò un istante; e invece di aspettare nelle Gallie il suo nemico, corse

La Città Eterna veduta dalla cupola di S. Pietro.