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IL BUON CUORE 75


NUOVE PATRONESSE.

Signore Longhi Carolina — Quadrelli Eugenia ved. Erba — Pecchio Annunciata ved. Brambilla — Rossini Flaminia ved. Corbella — Bazzi Menini Rita — Bazzi Maria.

CIRCOLO ROSSARI


Al Circolo femminile Luigi Rossari si ebbe, qualche tempo fa, una festicciola patriottica.

La palestra della scuola di via Rossari, che ogni domenica ospita le socie del Circolo, era in quel pomeriggio festivo, adorna di armi e bandiere, artisticamente disposte attorno al ritratto del Re. La parte principale del trattenimento fu il discorso d’occasione tenuto dal M. R. Prof. Don Pietro Rusconi, preceduto dal canto della Marcia Reale e dell’Inno di Mameli e seguito da altra musica e da un po’ di recitazione.

Sin dalle sue prime parole, l’oratore seppe avvincere a sè l’attenzione delle uditrici, ed esse lo seguirono con sempre crescente interesse nella rapida, lucida disamina ch’egli fece e con la quale egli mostrò, come, dalla dolorosa, triste necessità della guerra, conseguenza di condizioni politiche, si sprigionano beni reali, — di altissimo valore morale. — E quei beni egli studiò, da acuto osservatore e da educatore provetto, mettendo in luce la sublime economia della Provvidenza, che sa sempre da un male far scaturire un bene maggiore; cavandone applicazioni palpitanti di vita pratica; incuorando le presenti tutte ad applaudire all’alto valore del nostro esercito, valore che è frutto di una educazione, la quale a Dio riconosce tutti i suoi diritti. — Il discorso terminò con l’augurio della pace e col grido dì «Viva la Patria! Viva il Re!» a cui rispose un caloroso applauso.

Il Consiglio direttivo del Circolo, grato all’oratore della sua bella conferenza, lieto della buona riuscita della festicciola, gli introiti della quale andaron tutti a beneficio dei combattenti e delle loro famiglie, ha voluto far stampare il discorso in un volumetto, il cui importo andrà ancora a favore dei medesimi. — I volumetti si lasciano per la tenue somma di trenta centesimi e si possono trovare presso la Direzione del Circolo, in via Rossari n. 2.

Lina Lavezzari.


Educazione ed Istruzione


Giubileo commovente


Settant’anni di dimora in un medesimo Istituto! È caso più unico che raro. Questo caso è avvenuto nell’Istituto dei Ciechi, e lo si è ricordato con scena commovente il giorno 4 corrente.

La signora maestra Gambarini Maddalena, dell’età d’anni 82, ora in pensione, compieva il 4 corr. il settantesimo anno della sua entrata quale allieva nell’Istituto.

Entrò come cieca, ma, in seguito a operazioni, riacquistò un notevole grado di vista, tanto che come non più cieca avrebbe dovuto essere allontanata; ma il fondatore Barozzi la trattenne, dicendo: potremo farne una maestra.

E maestra dei lavori divenne infatti nel 1868, e continuò ad esserlo, fino a tre anni sono, quando i superiori, non volendo che sottostasse a un peso superiore alle sue forze, la dispensarono dall’insegnamento, trattenendola in riposo nell’Istituto, per riguardo ai molti servigi prestati, e prestati con diligenza e zelo eccezionali.

Lunedì, la Comunità femminile volle rendere alla venerata maestra, l’attestato della propria riverenza e affezione.

Alla mattina, si celebrò una messa nell’oratorio dell’Istituto, con accompagnamento di alcuni pezzi di musica; e alle ore 9, la Comunità femminile, raccolta nella grande sala di lavoro, già campo di battaglia della signora Gambarini, si procurò la consolazione di offrirle alcuni piccoli doni.

Una bambina dell’Asilo le presentò un mazzo di fiori, dicendo:


A te, nonnina cara,
Qual simbolo d’amore
Interpreti di tutti
Offriamo un bacio, un fiore.


Un’allieva, fra le più grandi, offrì altro mazzo di fiori, accompagnando il dono colla recita di alcune strofette, e le ultime erano le seguenti:


Nel buon riposo de la tua giornata
Ti veglia, o cara, il palpito divino
Dei grati nostri sensi: è riserbata
Viva dolcezza a l’util tuo cammino.


E per te prega il ben che ognor t’avvinse
Di questa casa ai figli sventurati;
L’anelito d’amor che ti sospinse
Ai gaudi puri nella fe’ celati.


Sul tuo tramonto risfavilla il raggio
Di quella pace che il buon Dio non nega
A chi amando compi lungo viaggio
E alla fatica del lavor non piega.


Il Rettore chiuse la cara festicciola con alcune parole, che riassumevano tutta la vita passata dalla Gambarini nell’Istituto, prima come allieva e poi come maestra, benamata da tutti, da superiori e da allieve, per la sua bontà, pel suo spirito di sacrificio, per l’amore sempre portato all’Istituto, come fosse la sua famiglia. Ricordò la spontanea offerta fatta dalla Gambarini, in un anno di minaccia del colera, di essere pronta ad assistere le allieve, rifiutando ogni proposta di compenso.

Con dolore abbandonò la vita attiva dell’insegnamento, vivendo ora in mezzo alla Comunità, come una memoria permanente e cara di tutta la vita passata dell’Istituto.

Le fu offerta come ricordo perenne della bella giornata una catenella d’oro, con breloque portante incise le due date: 4 Marzo 18424 Marzo 1912; e nel presentargliela il Rettore disse: è una catena; ricorda il