Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 07 - 17 febbraio 1912.pdf/1

Anno XI. Sabato, 17 Febbraio 1912. Num. 7.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Guido Russo. Poeti e Poesia — Pasquale Parisi. I cani alla guerra — Giuseppe Sacconi. Gli ultimi giorni di Heine nei ricordi del fratello.
Religione. —B. R. Vangelo della Quinquagesima — Opera Pia Catena.
Società Amici del bene. —Per il Vicario dell’Eritrea — Per la Provvidenza Materna — Assistenza Emigranti — Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Educazione ed Istruzione


Poeti e Poesia

Accade alla Poesia (scriviamolo con la P maiuscola, per quel rispetto che si deve serbare alle signore decadute) un fatto singolare. La gente non se ne occupa, d’ordinario; nè di lei, nè di quella scarsa brigata che le sta intorno: qualche gran signore di razza dell’intelletto, che si mantiene fedele con ardente devozione al suo grande amore dei begli anni, onde ha I’ anima ancora accesa e inebriata, e qualche giovane vieux style, di gusti eccezionali, che s’è lasciato prendere al fascino di quella maliziosa bellezza, e ne ha il cuore in tumulto, e prosegue il sogno di questo suo folle amore perdutamente, e tutto intorno gli si trasfigura secondo l’alterno gioco delle sue brevi gioie e delle sue profonde malinconie.

Pure, talvolta, un improvviso movimento di curiosità turba la nobile quiete che cinge l’altera Signora e i suoi fidi. A qualche ozioso vien voglia di guardare che cosa fa la strana compagnia, e poi ne chiede conto rumorosamente, con un fosco cipiglio d’accusatore; qualche antico amico oblioso è punto dalla nostalgia della bella voce musicale, e poi dice che essa s’è velata o arrochita; qualcuno canta nella nobile casa remota, con vibrato accento di passione, e la folla si sofferma allora ad ascoltare, non sai se più ammirata o stupita, ma poi insorge tumultuando perchè non vi si canta così tutti i giorni.

Dicevo che ciò è strano; ma poichè bisogna, sempre e sopratutto, guardare a quel che è, non è forse
inutile fermarsi un momento ad esaminare quanto ci sia di vero in certi atti d’accusa che il giudizio del pubblico formula da qualche tempo contro l’opera dei nostri poeti, insistentemente.

— E’ vero, voglio dire, che la poesia italiana sia in un periodo di grave decadenza? E’ vero che il canto dei nostri poeti sia immensamente lontano (e forse per deliberato disdegno) dall’anima collettiva di cui dovrebb’essere la più nobile espressione?

Già questa seconda maniera di formulare la domanda dà per risoluta in senso positivo una questione, che potrebbe invece vivamente dibattersi. Ma lasciamo andare; e cerchiamo una risposta, tenendo conto degli elementi reali piuttosto che di astratte preoccupazioni teoriche.

Il fenomeno letterario, infatti, non può essere arbitrariamente isolato dalle reali condizioni dell’ambiente in cui si produce, le quali, se non tutte a determinarlo, influiscono senza dubbio, in varia misura e in complessa maniera, sui modi e sui caratteri delle sue manifestazioni. In un determinato momento storico, e in ambiente determinato, possono bensì esservi delle condizioni più o meno favorevoli allo sviluppo d’una particolare forma d’arte letteraria; ma l’esame di cotesta espressione artistica non può essere onestamente fatto se non al lume o alla stregua di criteri puramente estetici, quando si tratta di giudicarla dal punto di vista artistico. Noi potremo giudicare civilmente fiacca un’epoca e una nazione in cui la letteratura sia priva d’un alto contenuto ideale, e potremo di questa fiacchezza ricercare le cause nella decadenza politica o morale, ma potremo, tuttavia, trovarci di fronte ad opere d’arte di eccellente fattura, le quali potranno anche testimoniare d’una più fine educazione del gusto e d’una più sicura padronanza dei mezzi dell’espressione artistica. Giudicare, insomma, della qualità d’una produzione d’arte dalla qualità della inspirazione che l’ha determinata, significa porre a base del proprio giudizio un equivoco, concernente la scelta del criterio e perciò sostanziale.

Or a me pare che questo equivoco appunto faccia così veramente giudicare dai più la nostra poesia con-