Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 03 - 20 gennaio 1912.pdf/6

22 IL BUON CUORE


Signor Marietti dott. Antonio |||
   » 10 ―
Signora Matietti Brini Teresa |||
   » 10 ―
» Sessa Lisa |||
   » 10 ―
» Marietti Borsini Giulia |||
   » 10 ―
» Marietti Giulia |||
   » 10 ―
» Marietti Maria |||
   » 10 ―
» Longhi Brini Ernesta |||
   » 10 ―
» Fiocchi Cantù Giuseppina |||
   » 10 ―
» Feltrinelli de Pretz Maria |||
   » 10 ―
In memoria di Don Adalberto Catena |||
   » 10 ―
Signora Faconti Bardelli Maria |||
   » 10 ―
» Faconti Giuseppina |||
   » 10 ―
» Martorelli Cavalli Rosalia |||
   » 10 ―
» Martorelli Angiolina |||
   » 10 ―
» Grandi Riva Amalia |||
   » 10 ―
» Grandi Rosa |||
   » 10 ―
Signor Sessa Giuseppe |||
   » 10 ―
Signora Sessa Vittadini Adele |||
   » 10 ―
» Fossati Combi Rosalia |||
   » 10 ―
» Crespi Morbio nob. Giulia |||
   » 10 ―
» Carabelli Piazza Francesca |||
   » 10 ―
» Annoni Riva Maria |||
   » 10 ―
» Annoni Ernestina |||
   » 10 ―
» Annoni Gina |||
   » 10 ―
» N. N. |||
   » 10 ―
» Colombo Segabrugo Paolina |||
   » 10 ―
» Carini Lombardi Gigia |||
   » 10 ―
» Bernasconi Irene |||
   » 10 ―
» Savini Campi Nina |||
   » 10 ―
» Savini Angelina |||
   » 10 ―
» Perego Elisa |||
   » 10 ―
» Perego Virginia |||
   » 10 ―
» Bolgeri Bolgeri Marianna |||
   » 10 ―
» Vercesi Consonni Serafina |||
   » 10 ―
» Rocchini Vercesi Giuseppina |||
   » 10 ―
» Consonni Vercesi Amalia |||
   » 10 ―
» Consonni Vignati Celestina |||
   » 10 ―
» Consonni Emilia |||
   » 10 ―
» Colombo Consonni Anita |||
   » 10 ―
» Cerri Antonietta |||
   » 10 ―
» Chiappa Tilde |||
   » 10 ―
» Modiano Marchi Bice |||
   » 10 ―
» Ronchetti Bruni Isa |||
   » 10 ―
» Dal Verme Lurani contessa Carmela |||
   » 10 ―


NUOVE PATRONESSE.

Signore: Dal Verme Lurani contessa Carmela — Ronchetti Bruni Isa — Lavezzari Maino Giovannina.

Religione


Vangelo della domenica terza dopo l’Epifania


Testo del Vangelo.

In quel tempo andò il Signore Gesù di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva convertito l’acqua in vino. Ed eravi un certo Regolo in Cafarnao, il quale aveva un figliuolo ammalato. E avendo questi sentito dire che Gesù era venuto dalla Giudea nella Galilea, andò da lui, e lo pregava che volesse andare a guarire il suo figliuolo che era moribondo. Dissegli adunque Gesù: Voi se non vedete miracoli e prodigi non credete. Ri-
sposegli il Regolo: Vieni, Signore, prima che il mio figliuolo si muoia. E Gesù gli disse: Va, il tuo figliuolo vive. Quegli prestò fede alle parole dettegli da Gesù, e si partì. E quando era già verso casa, gli corsero incontro i servi, e gli diedero nuova come il suo figliuolo nivea.. Domandò pertanto ad essi, in che ora avesse cominciato a star meglio. E quegli risposero: Ieri, all’ora settima, lasciollo la febbre. Riconobbe per ciò il padre che quella era la stessa ora, in cui Gesù gli aveva detto: il tuo figliuolo vive: e credette egli e tutta la sua casa. Questo fu il secondo miracolo che fece di nuovo Gesù, dopo che fu ritornato dalla Giudea nella Galilea.

S. GIOVANNI, Cap. 4.


Pensieri.

No, no quella del buon Regolo non era una fede. Egli, avvicinando Gesù, è quasi investito da una luce e grazia superiore. Prega Gesù venga a salvargli il figlio. È mosso dal bisogno del suo cuore paterno a domandare l’opera di Gesù, ma in lui il buon Regolo ha già tutta la fede. Non gli si sarebbe avvicinato se non avesse avuto la fede.

Sente e precede il frutto della fede, e questa speranza fa sì che egli la manifesti in un modo tanto vivace e premuroso, ma si rileva troppo facile dal contesto e dalla lettura del brano evangelico che in Cristo taumaturgo — essere privilegiato, adorno della potenza divina — egli avesse fede. L’avrebbe guarito dietro l’insistenze e l’ansie sue paterne, ma a Cristo egli credeva forte, e da tempo. Aveva già sentito troppo meraviglie, visto tanto bene che con facilità il suo intelletto s’era piegato alla fede di Cristo. Dalla fede osava sperare, e dalla fortissima speranza con cui dimandava il miracolo ci è lecito conchiudere alla altissima fede ch’egli mostrava in Gesù, non certo un confuso nella folla umana, ma un essere superiore, divino. Tanto è vero che — senza troppo presumere — gli si fa vicino e gli chiede senz’altro gli guarisca il figlio. Non domanda una visita, un consiglio, una norma da seguire: vuole la guarigione da lui... Sa che Cristo lo può.

Ho detto che il buon Regolo aveva la fede, non una fede: giacchè una fede — il bisogno del credere — non è possibile si sottragga all’uomo. Anche senza la fede nel senso cristiano l’uomo ha bisogno di credere, di spiegarsi colla fede una lunga serie di fatti, misteri anche naturali che il suo intelletto e la sua scienza non si sanno spiegare. Siamo davanti all’incognoscibile, innanzi al quale lo Spencer s’inchina e non osa. Dubita. Qui pure c’è — come in tutti — una fede in un non so che di nebuloso, d’oscuro, di misterioso.

No! il Regolo sa cosa deve credere. Crede in Cristo. E quando Gesù lamenta che s’aprono gli occhi solo davanti ai prodigi, il Regolo che gli crede innanzi tempo a quanto sta per fare, non si cura di rispondere, solo fa premura perchè gli salvi il figlio. Toccherà agli altri che sono d’attorno a Cristo a rispondere al lamento. Il Regolo crede ed alla fede — a cui tutto è promesso, a cui nulla si nega anche il trasferire i monti — alla sua fede in Cristo domanda la guarigione del figlio.

S’unisce e si fonde in un’armonia sublime l’amor