Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 03 - 20 gennaio 1912.pdf/1

Anno XI. Sabato, 20 Gennaio 1912. Num. 3.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Estinto Frati. Per la storia del femminismo — Vice. Contardo Ferrini.
Beneficenza. —Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Società Italiana di Previdenza per le Giovani Operaie — Rev. Pietro Bandini. Per la salvezza dei nostri emigranti — Offerte per l’Opera Pia Catena.
Religione. —R B. Vangelo della domenica terza dopo l’Epifania — A. M. Cornelio. Donna Maria Greppi Padulli.
Società Amici del bene. —Per la Provvidenza Materna — Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Bibliografia — Diario.

Educazione ed Istruzione


Per la storia del femminismo

Giuseppe Lelio Arrighi ha in questi giorni dato alle stampe un suo libro La storia del Femminismo, stampato dalla Società Tipografica Cooperativa di Città di Castello, e edito da Attilio Razzolini di Firenze1 Non si può negare che, dato il conflitto moderno d’idee e di vedute tra femministi e antifemministi, in questi giorni in cui dai primi si vorrebbe concedere molto alla donna e dai secondi le si vorrebbe negare tutto, questo libro non assorga a una speciale importanza e non porti impressa una certa nota d’attualità per cui merita di essere letto e studiato.

L’Arrighi ha cercato di ricostruire sulla scorta di buoni documenti questa sua Storia, lumeggiando lo sviluppo storico della questione femminista; e invece di convalidare con osservazioni proprie le idee da altri ritenute le migliori in materia, ha cercato piuttosto di correggere quelli errori che oggi si sentono ripetere da tanti in ordine alla condizione delle donne nel passato, e di ricondurre le correnti del femminismo moderno alle loro vere sorgenti, perchè gli studiosi possano meglio orientarsi nello studio della grave questione, e formarsi così a traverso di un’esposizione confortata e sorretta da validi argomenti un’opinione propria a piacere, basandosi su quei resultati che offre sempre a tutti la storia veramente oggettiva dei fatti.

La questione femminista, piuttosto ardua e complessa, l’Autore la pone nei suoi giusti limiti. «Il femminismo — egli dice — è la questione circa il valore della donna rispetto all’uomo. La quale questione poi, se si voglia porre nettamente, si scinde in varie altre: La donna vale quanto l’ uomo? E’ psichicamente uguale all’uomo, ha le stesse attitudini o no, per cui deve compiere gli stessi precisi uffici dell’uomo, ed esplicare la sua attività in quella stessa orbita ove l’esplica l’uomo, o no? Quale deve essere l’educazione femminile?»

Ma siccome non si ferma soltanto qui il Femminismo, come si potrebbe a prima vista, ma implica anche l’attuazione di quelli usi, di quelle pratiche, di quei costumi e di quelle riforme che devono portare necessariamente ad un notevole miglioramento nelle condizioni della donna, l’Arrighi, distinguendo tra femminismo teorico e femminismo pratico, non si ferma a studiare la questione soltanto nell’800, o nei secoli precedenti, o nell’epoca della Rinascita, o nei tempi apostolici e di Gesù Cristo, ma risale invece ad età assai più remote, ed anzi queste prende come punto di partenza per continuare poi il suo studio e il suo esame sulla questione femminista a traverso i tempi e le generazioni fino all’età nostra.

Lo studio della donna nei poemi omerici presenta all’Autore l'occasione di rievocare le grandi figure di Nausicaa, Elena, Andromaca, Penelope e Clitennestra; come lo studio della donna a Sparta, ad Argo e negli altri paesi dorici gli dà motivo di diffondersi su quella venerazione di cui circondavano gli Spartani la donna, perchè in essa vedevano lo strumento atto a dare alla patria dei bravi soldati e degli onesti più che diritti. E anche le origini del matrimonio e della maternità come funzioni sociali, come doveri di ogni buon cittadino più che diritti. E anche le origini della meravigliosa concezione femminile di Pitagora, che chiama la donna a una vita intellettuale e politica, risentono dell’influenza della dottrina dei Dori. I Greci, o meglio gli Ateniesi, (perchè quando si parla di vita greca s’intende sempre parlare di vita ateniese), non ebbero davvero per la donna quella venerazione che avevan avuto gli Spartani, quella venerazione che le era negata anche per ragione dello stesso ordinamento sociale che la riguardava non come una persona, ma come una
  1. G. L. ArrighiLa Storia del Femminismo. — A. Razzolini, Editore. — Firenze, 1911.