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IL BUON CUORE 391


terare il nome della Signora, andava ripetendo quasi ad ogni passo: a Immacolata Concezione! Immacolata Concezione!»

«E questo nome, rivelato in tal modo, bastò a dissipare tutti i dubbi. Esso solo parve la prova irrefragabile delle Apparizioni di Lourdes.

«Qui ci domandiamo: perchè mai la SS. Vergine ha scelto questo strano vocabolo, così audace, un tale qualificativo che non ha esempii, una dicitura che Pio IX stesso nella celebre Bolla non sognò tampoco di usare?

«Parrebbe che avrebbe dovuto rispondere: a Io sono Maria, la Vergine Maria! Non è questo il suo nome ufficiale? Et nomen Virginis, Maria? È il nome che le dà il Vangelo, che le danno gli Angeli e gli uomini; che dico? È il nome che ricevette nel consiglio dell’Adorabile Trinità. Che se le abbisognava un nome di dignità, allora non doveva rispondere: Io sono la Madre di Dio! Mater Dei? Innanzi allo splendore della divina Maternità, ogni altra grandezza impallidisce come una scintilla in faccia al sole. Poter dire al Figlio di Din, all’Eterno, all’Onnipotente: W Voi siete mio Piglio, cioè, carne della mia carne, ossa delle mie ossa! II sangue che scorre nelle vostre vene, circolò nelle mie, zampillando tutto dal mio cuore verginale! Aver portato in suo grembo Colui che porta il mondo! Come concepire un nome più sublime, una più alta dignità?

«E tuttavia non è questo il titolo di cui Maria si piace adornarsi. Tutti questi nomi e titoli che la teologia e la pietà le decretarono, pur senza esaurire quanto di sublime e di bello c’è in Lei, Maria li possiede e li giustifica. Ma ce n’è un altro che gode tutte le preferenze e le predilezioni del suo cuore. Ella non disse: «Io sono Maria, la regina del cielo e della terra, la Madre di Dio; no, Ella disse solo: Io sono l’Immacolata Concezione!»

«Ecco il nome che ai suoi occhi supera ogni altro.

«Il cuor di Maria è qui tutto. È qui ch’Ella trova la sua gioia più squisita e la più solida di tutte le sue grandezze. La grazia d’una purità senz’ombra, d’una concezione assolutamente immacolata, ecco, per l’anima che conosce ed ama il suo Dio, il privilegio dei privilegi, la grandezza delle grandezze.

Ed ecco perchè, quando Maria vuol far eco alla parola infallibile di colui che quaggiù è la stessa bocca di Dio, e quando Ella vuol rivelarsi a questo mondo che non conosce se non le gioie del peccato ed il sen• sualismo grossolano della carne, prende a non un nome di dignità, ma un nome di santità n. Esser stata pura e santa fin dal primo suo istante, costituisce per Maria la più squisita delle sue gioie, il più bello dei suoi trionfi. Non avrà il mio nemico onde rallegrarsi di me.

«II. L’Immacolata Concezione è altresì la gioia suprema di Dio. Nulla piace tanto a Dio quanto la purità. Non è difficile a capirlo; interroghiamo il nostro cuore.

«L’uomo ha bel essere cattivo e corrotto; una cosa sopravvive in lui pure nei più tristi naufragi e nelle più lamentevoli catastrofi: l’amore istintivo di ciò che è puro, l’orrore innato di ciò che è infangato, sudicio.

«Il bruto si avvoltola nella lordura e non ne arrossisce.
L’uomo potrà farsi torto sino al punto di trascinare l’anima sua nel fango del vizio, ma a condizione di subirne la vergogna, d ’esserne segnato in fronte come da un ferro rovente, d’esserne morso al cuore come da vipere, da rimorsi cocenti che le stesse lagrime del pentimento non riescono che incompletamente a placare, a guarire. Che volete? È il tormento, ma altresì la gloria dell’uomo quella di amare la purità, pur dopo averla perduta. Quand’egli non può più ritrovarla in sè, la cerca ancora, e non sa trattenersi dall’ammirarla in altri. Tutto ciò che ha impronta di candore e di purità, l’attrae e l’affascina irresistibilmente: l’azzurro d’un cielo senza nubi, il fresco calice d’un fiore pur mo’ sbocciato, il viso innocente e lo sguardo ingenuo d’un bambino. E per dirla di passaggio, c’è in questo un segno indelebile della nostra origine celeste e la prova palpabile che, ad onta dei verdetti d’una scienza adulterata, noi non siamo punto i discendenti d’una scimmia e d’un gorilla! Questa sete di purità che forse è il nostro tormento, ma anche il nostro vanto, è il tratto più sensibile della nostra somiglianza con Dio. È un riflesso della stessa divinità cristallizzato nell’anima nostra.

«Ed in effetto, se fosse lecito dire che Dio abbia passioni, bisognerebbe affermare che la prima delle passioni divine, la più ardente ed insaziabile è la passione della purità. Dio è atto eminentemente puro: a Santo, Santo è il Signore, Dio degli eserciti 12, è il grido sublime che le celesti schiere si trasmettono a vicenda. Dio è santo; la santità è la base del suo Essere, il principio di tutti i suoi atti e voleri. Dio creò il mondo per avervi dei santi. Formare dei santi è lo scopo finale, la ragione di tutte le rivoluzioni del tempo, degli avvenimenti che vi si svolgono, della durata e della trasformazione delle società umane. E’ l’ultima parola di tutti i disegni, conosciuti o meno, della Provvidenza. Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione (I. Tessal. IV, 3). Fare dei santi! Dio non ha altra politica. S’Egli spiega il vasto piano della creazione, se vi getta a piene mani il seme di esseri liberi ed intelligenti, se li inaffia dei sudori e del sangue del suo Figlio, se feconda con torrenti di grazia i campi della sua Chiesa immortale, è allo scopo di farvi germogliare e raccogliervi la messe tanto desiderata di anime sante e cuori puri.

«Ci ha degli scienziati i quali si tengono abbastanza ripagati di mille pene e fatiche, quando abbiano potuto mettere alla luce qualche capo d’opera antico sepolto in grembo alla terra, scoprire un’antica pergamena o qualche cimelio molto raro. La suprema ambizione di Dio, quando opera al di fuori di Sè ove tutto è purezza e splendore, dirò anzi il suo sogno eterno se questo vocabolo può convenire a Dio, è di incontrarsi in un’anima stata sempre e perfettamente santa, un fiore di purità di cui, nulla, tampoco l’alito píù leggero abbia potuto appannare la lucentezza, la freschezza, la grazia».

(Continua). Can Andrea Durand.


Trad. di L. Meregalli.