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danno in affitto, e del 5 per cento o dell’8 per cento su quelli abitati o tenuti dal proprietario, secondo che il valore dei medesimi è inferiore o superiore alle 20 mila piastre. Su questa tassa grava pure un diritto del 5 per cento a favore dell’istruzione pubblica, ed un’altra del 6 per cento a favore delle forniture militari. La tassa sui terreni demaniali che si acquistano dai privati viene stabilita volta per volta. Un testo della legge fondiaria non esiste; per tradizione si ricorre ad una consuetudine, che ha forza di legge, ricavata dal Corano, l’interpretazione e la applicazione della quale è fatta dal cadi. Se un musulmano, suddito turco, muore senza eredi, lasciando proprietà fondiarie, queste passano ai Vakuf o patrimonio religioso dell’impero. Questa legge fondiaria non si trova che manoscritta in pochissime copie.

I negozianti, i bottegai e gli artigiani sono costretti al pagamento del 3 per cento sulla rendita delle loro industrie; sono pure soggetti a questa tassa tutti gli stranieri residenti in Tripolilania che esercitano qualsiasi genere di commercio.

Oltre queste tasse, il governo imperiale ne ha una infinità di altre, che vanno a beneficio dello Stato (la provincia trae vantaggi irrisori da questo gettito di tasse spesso odiose per l’accertamento e la riscossione), e queste riguardano l’industria del lagbi o del liquido che si estrae dalla corteccia delle palme, che è gravata da un’imposta di circa 120 piastre per ogni albero destinato a tale produzione. Introiti meno considerevoli sono dati dal sale natrone (prodotto che serve alla manipolazione del tabacco) e dall’esportazione dei datteri che provengono dalle proprietà demaniali del Fezzan. Si hanno poi i redditi delle dogane, delle poste e dei telegrafi e delle capitanerie dei porti, i quali vengono spediti direttamente a Costantinopoli e non fanno parte del bilancio del vilayet. Altri redditi di amministrazioni autonome non governative sono quelli della amministra. zione del debito pubblico ottomano, della regia dei tabacchi, dell’amministrazione sanitaria e quarantenaria, dei beni di manomorta (vakuf), dell’amministrazione dei fari, dei proventi della legge sulla pesca e sulla caccia e cosi via. Secondo quello che si può sapere e contentandoci di riferirci ad un bilancio ormai vecchio, nel 1902, si sarebbe avuto un incasso complessivo, fra Tripolitania e Cirenaica, di franchi 5.628,412 e un’uscita per spese di amministrazione di fr. 3.963,359 con un attivo netto di franchi 1.665,053. Secondo la statistica del 5902, le spese per riscossioni, catasto, registro, ecc., sarebbero state di fr. 147,837; per gli stipendi ai funzionari civili, giudiziari, finanziari fr. 729,541; per gli atipendi e spese militari fr. 2.640,300; per spese varie (istruzione pubblica 33,007, sovvenzione ai disoccupati 79,773, sanitarie 278, informazioni 16,704, indennità 703, ecc.) franchi 143,897. Il resto va considerato in spese varie.

A. Baldacci.




Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.



Religione


Vangelo della domenica terza d’Avvento


Testo del Vangelo.

Avendo Giovanni udito, nella prigione, le opere di Gesù Cristo, mandò due de’ suoi discepoli a dirgli: Sei tu quegli che sei per venire, ovvero si ha da aspettare un altro? E Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni quel che avete udito e veduto. I ciechi veggono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, si annunzia ai poveri il Vangelo, ed è beato chi non prenderà in me motivo di scandalo. Ma quando quelli furono partiti, cominciò Gesù a parlare di Giovanni alle turbe. Cosa siete voi andati a vedere nel deserto? una canna sbattuta dal vento? Ma pure, che siete voi andati a vedere? Un uomo vestito delicatamente? Ecco che coloro, che vestono delicatamente, stanno nei palazzi, dei re. Ma pure cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico io, anche più che profeta, imperocchè questi è colui, pel quale sta scritto: Ecco che io spedisco innanzi a te il mio angelo, il quale preparerà la tua strada davanti a te. In verità io vi dico: Fra i nati di donna non venne al mondo chi sia maggiore di Giovanni Battista: ma quegli che è minore nel regno de’ cieli, è maggiore di lui. Ora dal tempo di Giovanni Battista infin adesso, il regno dei cieli si acquista colla forza; ed è preda di coloro che usano violenza. Imperocchè tutti i profeti e la legge hanno profetato sino a Giovanni: e se voi volete capirla egli è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchie da intendere, intenda.

S. MATTEO, cap. 11.


Pensieri.

Diversamente da ogni scuola di filosofia antica e moderna opera il profeta Giovanni — dal carcere dove l’aveva rinchiuso Erode — a favore dei proprii seguaci. Egli li manda da Cristo non a fine di udire la forza delle sue argomentazioni, la sottigliezza del suo dire, ma comanda loro che abbiano ad osservare le opere di Cristo: chiedessero di poi a Gesù se eglino dovevano credere a lui o non piuttosto ad un altro futuro.

Cristo — similmente a Giovanni — li invita ad ammirare l’opera delle sue mani: dapprima l’opera della pietà e della carità, poscia annuncia — ciò che in allora era uno scandalo — come ai poveri era annunciato il vangelo, o la buona novella oppure la verità che pareva — fino allora, — un solo privilegio e retaggio delle classi abbienti. Singolare modo di procedere! Cristo e Giovanni per indurre una verità nella nostra mente non seguono un metodo scientifico... s’appellano invece alla muta, ma eloquentissima espressione dell’opera.