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372 il buon cuore
I due sopra accennati corridoi prima di accedere al giardino posto nella parte posteriore dell’Asilo hanno due piccoli chioschi che contengono il gruppo delle ritirate, bagni e locale infermeria.

Il piano superiore che corrisponde al solo corpo centrale del fabbricato verso la facciata è destinato all’abitazione del personale addetto alla direzione e all’esercizio dell’Asilo, e comprende sette locali, con bagno e servizio. Una parte del fabbricato, la posteriore, è coperta a terrazzo accessibile dal piano superiore.

L’impressione di confort che si prova girando nell’interno è giustificata dall’equilibrio che fu raggiunto in queslo fabbricato in cui nulla fu trascurato dal lato comodità, modernità dei servizi ed una certa aristocratica semplicità di tutta la parte finimento dell’edificio. Buoni e comodi sono gl’impianti di riscaldamento a termosifone, quello d’acqua potabile, e diramazione ai vani servizi con motore proprio installato nel sotterraneo; pratica la cucina economica, con doppio servizio e apparecchio per distribuzione d’acqua calda alla lavanderia. Tutti i locali sono chiarissimi con circolazione d’aria esterna. Ampie finestre e finestrate ricevono luce ed aria dalla circostante campagna creando all’interno un ambiente gaio salubre ed arioso. Anche i locali di servizio e gabinetti sono improntati allo stesso carattere, e possono lasciar supporre che durante il funzionamento rispondano perfettamente all’uopo.

Inutile osservare che ovunque furono seguite e con larghezza di particolari le norme e le regole più minuziose riflettenti l’igiene e la sanità.

Un capace piazzale dietro l’Asilo e sui fianchi, crea un campo di giuoco per i bambini e riesce così, il miglior complemento al miglioramento materiale dei bambini che frequenteranno questo provvido istituto, destinato ad una missione così altamente umanitaria ed educativa!

Questo grandioso monumento della carità fu progettato e diretto dal sig. cav. ing. Carlo Bianchi di Milano.

N.B. — Nella settimana prossima pubblicheremo i discorsi del cav. Uboldi e di mons. Polvara.

Religione


Vangelo della domenica seconda d’Avvento


Testo del Vangelo.

Nell’anno quintodecimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Ponzio Pilato, Tetrarca della Giudea Erode, e Filippo suo fratello Tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania Tetrarca dell’Abilene: sotto i pontefici Anna e Caifa il Signore parlò a Giovanni figliuolo di Zaccaria, nel deserto. Ed egli andò per tutto il paese intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, conforme sta scritto nel libro dei
Sermoni di Isaia profeta: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore: raddrizzate i suoi sentieri, tutte le valli si riempiranno, e tutti i monti e le colline si abbasseranno; e i luoghi tortuosi ai raddrizzeranno; e i malagevoli si appianeranno, e vedranno tutti gli uomini la salute di Dio. Diceva adunque (Giovanni) alle turbe, che andavano per essere da lai battezzate: Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire l’ira che vi sovrasta? Fate dunque frutti degni di penitenza e non vi mettete a dire: Abbiamo Abramo per padre. Imperocchè io vi dico che può Dio da queste pietre suscitar figliuoli ad Abramo. Imperocchè già anche la scure è alla radice degli alberi. Ogni albero adunque che non porta buon frutto, sarà tagliato e gettata nel fuoco. E le turbe lo interrogavano, dicendo: Che abbiamo noi dunque a fare? Ed ei rispondeva loro: Chi ha due vesti ne dia a chi non ne ha: e il simile faccia chi ha dei commestibili. E andarono anche dei pubblicani per essere battezzati, e gli dissero: Maestro, che abbiamo da fare? Ed egli disse loro: Non esigete più di quello che vi è stato fissato. Lo interrogavano ancora i soldati dicendo: Che abbiamo da fare anco noi? Ed ei disse loro: non togliete il suo ad alcuno per forza, nè per frode, e contentatevi della vostra paga. Ma stando il popolo in aspettazione e pensando tutti in cuor loro se mai Giovanni fosse il Cristo, Giovanni rispose, e disse a tutti: Quanto a me, io vi battezzo con acqua, ma viene uno più possente di me, di cui non sono io degno di sciogliere le corregge delle scarpe; egli vi battezzerà collo Spirito Santo e col fuoco: Egli avrà alla mano la sua pala, e pulirà la sua via, e radunerà il frumento nel suo granaio, e brucerà la paglia in un fuoco inestingnibile. E molte altre cose ancora predicava al popolo istruendolo.

S. LUCA, Cap. 3.


Pensieri.

Ego... vox clamantis...

Cos’è una voce?

Non ogni rumore che percuota il nostro orecchio può dirsi una voce. Solo voce si dice un complesso d’armonie, che, udito, suscita e rivive nel senso l’impressione grata, nello spirito i fremiti buoni. Questo è voce! S’io guardo ed osservo il creato quale, quanta voce mi percuote! La distesa dei cieli, l’azzurro dell’onde, la varietà della terra, il brillare delle stelle ha per me un linguaggio potente: come piccino il mio essere innanzi a tanto mare!.. quanto grande il mio spirito che tutto lo domina.... quanta sublime l’intelligenza che ne misura le grandezze, ne divina le leggi, dal più pro. fondo degli abissi strappa — vincitrice sempre — ogni più oscuro segreto....

Abbassiamo lo sguardo sul re del creato, sull’uomo, sul principe della terra. Nell’uomo grave mi parla il senno, la prudenza: nella madre il sublime atto del sacrificarsi alla vita, all’educazione, all’amore: nella timida fanciulla l’onor della vergine: nel giovane ardito l’ardire generoso, gagliardo degli anni primi... nel bambino l’ingenuo candore dell’angelo.... Non è una voce? non è grande, immensa come tutto il creato questa voce?..