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il buon cuore 365

Sotto i castagni di Fiuggi


Chi viene a Fiuggi per la prima volta pensa soltanto all’acqua prodigiosa che qui troverà dispensatrice di ristoro e di salute; ma chi, dopo esser già stato quassù, vi ritorna, una seconda volta, si sente richiamato verso questi luoghi anche da un’altra attrattiva; egli sa di muovere non solo verso un paese ove si curano gli acidi urici, e i calcoli renali; ma altresì verso un luogo d’ombra e di frescura, e oltre all’acqua salutare pensa ai magnifici boschi di castagni sotto i quali mormora sommessa la fonte celeberrima. Io amo Fiuggi, più che per l’acqua, per questa corona di boschi che sembra dalla fonte irradiarsi attorno in una verde gigantesca cornice, s’inerpica lungo le spalle del monte Porciano fin sotto le ruine del vecchio castello, e si protende da una parte a specchiarsi nelle acque chiare del lago di Canterno, mentre dall’altra sale verso Acuto, nudo e roccioso sotto il solleone dardeggiante.

Una volta il bosco come la fonte erano accessibili a chiunque, e sotto l’ombra dei castagni annosi si disperdevano gli scarsi villeggianti, dopo aver trangugiato la quantità d’acqua prescritta. Ma allora Fiuggi era quasi sconosciuta: oggi invece è luogo di cura assai frequentato, la sua fama va diventando sempre più grande, e vi affluiscono i malati, malati reali e malati fantastici d’ogni parte d’Italia. E naturalmente la speculazione si è impadronita di Fiuggi ed ha cominciato col chiudere la fonte; sicchè questa si trova come separata dal bosco che pur la circonda da ogni parte. Penetrare nel bosco dello Stabilimento è un piccolo problema. L’amministrazione della sorgente, che pure, a quanto mi hanno assicurato, ha tutelato il bosco dal pericolo di possibili manomissioni, sembra abbia ostacolato ostacoli su ostacoli per impedirne l’accesso. Lo stabilimento è circondato da recinti e da cancelli, non vi è che una sola uscita ad una delle estremità, che è troppo lontana dalle fonti, alle quali bisogna pure tornare sovente per le esigenze della cura. L’incoveniente non è piccolo e tutti lo deplorano. Eppure si potrebbe facimente porvi rimedio, cosa che importerebbe una spesa assai modesta.

Ma sembra che la Società concessionaria della sorgente non si sia ancora accorta che a Fiuggi, oltre l’acqua, ci è questo bosco magnifico che dovrebbe fare di Anticoli non solo un luogo di rapida cura, ma un soggiorno preferito di prolungata villeggiatura. Il bosco è certo la migliore se non l’unica passeggiata dei dintorni di Anticoli; ed è infatti la gita preferita dai villeggianti; i quali guadagnano arrampicandosi per i larghi sentieri serpeggianti fra i castagni la cima di Monte Porciano, che protendendosi innanzi allo stabilimento delle acque, affaccia le casette del suo minuscolo villaggio sulla grande vallata del Sacco e sui Lepini dirupati. La gita, tutt’altro che faticosa, è delle più piacevoli per i magnifici e svariati quadri che si presentano al gigante, dal lago di Canterno — circondato da colline aride e basse, dietro le quali si drizzano i monti tra cui si nasconde Trisulti — al versante opposto del monte, versante arido e nudo, donde l’occhio spazia fino alle paludi e verso il mare. Così per una successione di quadri meravigliosi e di scenari svariati, si arriva al villaggio di Porciano — poche case rozze costruite di sasso sul sasso — e si tocca dopo pochi minuti la cima, ove sorgeva il castello di cui non restano che poche mura rivestite di verde, e mezzo nascoste tra gli sterpi e le piante. Noia meno piacevole della salita e la discesa, nella quale una fantasia modestamente attiva può darvi la compagnia delle più svariate leggende, accumulatesi sui luoghi nei secoli: leggende romantiche, cui si intrecciano i ricordi dei
malandrini che infestarono il paese in epoca assai vicina, e specialmente quella di Gasperone, la quale, offuscando ogni altra memoria, ha finito col dare il suo nome alle poche rovine che hanno ancora il pomposo nome di castello. Sic transit!....

Un’altra meta di gita è il convento dei cappuccini, graziosamente appoggiato sulla costa del monte che fronteggia il paese e, più in là del convento, verso la sommità del monte stesso, un laghetto artificiale, simile ai tanti che servono in questi luoghi ad abbeverare il bestiame, ma bello per la sua posizione. Specialmente verso la sera, quando le ombre ricoprono l’altipiano ed i monti lontani ed il cielo sono colorati dai riflessi del tramonto e le mandre di buoi, si accostano col loro passo lento al lago, rispecchiando nelle acque limpide la loro massa imponente ed il mite aspetto che il Carducci amava il paesaggio dà una dolce, profonda suggestione.

Monte Porciano e i Cappuccini sono con la strada che mena ad Acuto, gli unici dintorni di Anticoli verso i quali si possa andare a piedi; e le strade o i sentieri che vi conducono sono le sole passeggiate che offra Anticoli sotto il sole d’agosto ai suoi numerosi ospiti: il resto non sono altro che strade assolate e polverose, ciò che fa disperare chi non ha errabonda, oltre le gambe anche l’anima poetica, ed ama trascorrere la giornata senza allontanarsi dal paese più in là di un tiro di fucile. Per costoro, quando non hanno i mezzi per battere i dintorni in automobile, passare il pomeriggio ad Anticoli è un problema di non facile risoluzione.

Nel paese non un giardino, non una passeggiata possibile; salvo un breve tratto di strada, che adesso cominciano anche a guastare col costruirvi edifici inutili o inopportuni e che bisogna percorrere almeno dieci volte prima di poter dire d’aver passeggiato un poco. Fuori del paese, tranne le numerose mulattiere ed i sentieri di montagna, poco accessibili ai villeggianti, che hanno quasi tutti passato la prima giovinezza, è la via della sorgente, torrida e polverosa, ed un’altra via che scende nella valle e va dal cimitero vecchio al cimitero nuovo. Quest’ultima per necessità di cose finisce col divenire il convegno — forzato più che favorito — dei villeggianti, che vi trovano caldo e melanconia, e corrono anche il rischio di assistere qualche volta a spettacoli tutt’altro che lieti.

Perchè non imitate il mio esempio? perchè non vi date, come me, alla macchia? — dicevo ad una signora che si lamentava delle scarse passeggiate che offre il paese.

— Perchè — mi rispose la cortese interrogata — non ho del tempo da perdere come voi, ho dei figli cui badare, ed ho da fare sul serio la cura delle acque. Perchè ad Anticoli ci si viene a passar le acque....

— Finora: ma tra qualche anno ci si verrà anche per dire che si passan le acque. Non vedete come il paese si ingrandisce, come la stazione si va sviluppando: ogni anno sono nuove pensioni che si aprono, nuovi alberghi che sorgono. Vedete: c’è perfino un Cercle des etrangers....

— Purtroppo! e mio marito lo conosce bene! Ma con tutto questo comfort voi perderete ancora la pazienza almeno dieci volte al giorno.

— Così imparerete ad esercitarla: è una terapia dello spirito che non si fa solo ad Anticoli, ma un po’ dappertutto in villeggiatura.

La signora non aveva torto: occasioni di esercitare la pazienza qui non mancano: a mettervi sul punto di perderla ci pensano i ragazzi, che vi lacerano le orecchie colle loro grida più o meno musicali o vi si mettono dinanzi ad impedirvi il passo, chiedendovi dei soldi; ci pensa tutta quella numerosa schiera di per-