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bare ed a crescere alle nostre chiese il diritto di essere considerate come veri musei delle più belle creazioni dei nostri scultori, dei nostri architetti, dei nostri pittori! Ben venga; e, secondata, ben presto spiegherà un’azione, per la quale andrà altamente benedetta.

Alto e unanime favore l’Associazione avrà nel Clero, al quale parlano gli esempi e le prescrizioni del Sommo Pontefice, gli insegnamenti che i Vescovi vano introducendo nei Seminari, le molteplici e savie istruzioni che sono date e che nessuno dei Sinodi moderni trascura: del resto, non è il caso di ripetere che, se tutti tacessero, parlerebbero le pietre? Ogni sacerdote celebra ad un altare, in una Chiesa, dove raro è che non sieda qualche capolavoro: quei marmi ogni di diranno una parola, che stimolerà verso un gruppo di volonterosi, il quale si propone di moltiplicare con sapiente fede e pietà e conservare in tributo al Signore l’omaggio del genio svolto nell’arte.

Congratulandomi della bella iniziativa ed augurando degna corrispondenza, mi professo

16 Ottobre 1911

Suo Dev.mo

Arcivescovo di Pisa



. . . Fo pienamente plauso alla nobilissima impresa iniziata per dare un poderoso risveglio alla cultura dell’arte cristiana....

Nulla di più gradito a chi, amante delle classiche antichità, ha cercato con tutti i mezzi rivendicarne il rispetto e la dignità....

Mi auguro quindi che la lodevole iniziativa voglia vigorosamente richiamare lo studio e l’apprezzamento di quello che ha formato sempre la gloria dei padri nostri e della nostra patria....

Vescovo di Sessa Aurunca



Non ho che parole di elogio e d’incoraggiamento per la nobile iniziativa di costituire una «Società degli Amici dell’Arte Cristiana» in mezzo a tanto risveglio di cultura artistica, che si diffonde dappertutto.

Non potrebbe mettersi in dubbio l’utilità di specializzare gli intenti delle varie associazioni, per intensificare l’opera propria, e incontrarsi poi nell’unico scopo finale di conoscere ed apprezzare il nostro ricchissimo patrimonio artistico. Quindi fra tante società degli amici dei monumenti, saluto con molto piacere e simpatia questa, che più davvicino s’interessa delle glorie del cristianesimo, il quale davvero rappresenta il più alto ideale della ispirazione e del genio. Godo pertanto di concorrere anch’io a questa nuova attività intellettuale nostra, ecc.

A. Can. Cassulo

Vicario Generale della Diocesi di Firenze



. . . Le manderò ufficialmente l’adesione dell’Associazione Italiana Santa Cecilia.

Sono cosi affini gli scopi delle due società che l’una è complem conto dell’altra, e mentre i soci d’arte sacra non possono non accogliere con favore la riforma da noi promossa, noi pure non possiamo non godere che anche le altre arti in chiesa raggiungano quella perfezione sacra e liturgica, che noi intendiamo imprimere alla nostra.

A. De Santi S. J.


Direzione generale

delle belle arti

IN ITALIA


. . . . Sottoscrivo pienamente all’idea della Casa dell’Arte Cristiana. Nelle chiese dilaga ora una somma troppo grande di roba di pessimo gusto, perché non sorrida l’idea di una selezione rigorosa sino alla crudeltà.

In ogni mio viaggio, la sofferenza maggiore è quella che mi
recano indegni arredi, coi quali certi antiquari adescano la semplicità di poveri preti . . . . . . . . . . . . . .

D.mo



Roma, 15 Ottobre 1911

. . . Seguirò con vivo interesse l’opera benefica che si andrà svolgendo dalla società, e, dove io possa per l’avvenire rendermi utile in qualche cosa, lo farò sempre ben volentieri.

Pagliaghi


. . . Il programma del Sac. Costantini è vasto; non so se tuttto potrà attuarsi: io, certo, lo sostengo nella parte artistica....


Caro Don Celso,

La tua idea mi piace immensamente. Sebbene i miei studi siano assai diversi dai tuoi, pure da buon fiorentino plaudo con entusiasmo al tuo ideale, e ti auguro un successo quale il mio cuore di sacerdote e di amico può desiderare migliore.

Con molto affetto


La guerra contro i Turchi


LETTERA DI UN UFFICIALE


Ben volontieri riportiamo il seguente brano d’una lettera inviata ad un amico da un ufficiale che ha combattuto nella più aspra battaglia alle trincee della Tripolitania:

«Sono salvo e ringrazio Dio, mentre mi sento pronto a nuovi cimenti, incoraggiato, entusiasmato continuamente dallo spirito che anima tutti i soldati. Dal mare alle coste della Tripolitania e della Cirenaica, è venuto colla nostra flotta e col nostro esercito, un soffio potente che sospinge alla battaglia col presentimento della vittoria. Anche nei semplici soldati, scelti con assennatezza, si viene a constatare quel trasporto che deriva dall’istruzione, e un sentimento superiore, che deriva dalla convinzione di combattere per una buona causa, per un obbiettivo elevato: si sente di combattere contro i turchi, gli usurpatori delle cose più sacre. Rispettosi delle credenze e dei costumi, si sente però in cuore la legge fatale che spinge le nazioni civili alla guerra contro la barbarie, e nei momenti del pericolo lo spirito è sostenuto anche dal pensiero religioso, dal pensiero della madre e dei cari lontani che pregano per i combattenti esposti ai tradimenti dei turchi. Questo sentimento è diffuso più che non si creda nell’esercito italiano e nella nostra flotta, e si manifesta non di rado tra amici, senz’ombra di ostentazione.

«Io sento, noi sentiamo che l’Italia è qui per suo diritto e suo sacrosanto dovere. Noi non porteremo la croce al posto della mezzaluna; ma apriremo coi cannoni e coi fucili larghe strade alla civiltà, e cessata la guerra, anche in questa colonia altre legioni verranno, non più per combattere sanguinose battaglie, ma per raggiungere ogni più nobile e sacro ideale».

L’ottimo Trentino dà al contegno turcofilo della stampa viennese questa opportunissima chiosa: «L’odio al turco cova ancora nel cuore del popolo viennese e traspira dai più noti proverbi del gergo. Tuttavia i negrieri della borsa, i buluk della stampa hanno tentato di tramutare l’odio in amore. Poveri turchi, condotti al macello come