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354 il buon cuore
famiglie povere sono in gravi strettezze pei figli richiamati o pei figli perduti o feriti! Un Comitato in cui vibra tutta l’anima nazionale si è costituito per i bisogni più urgenti e tutte le classi e le istituzioni si affrettano a portare il contributo del loro obolo, che sarà sempre piccolo anche quando fosse grande.

L’Asilo Infantile, cogli introiti della Fiera, non potrebbe partecipare a questo movimento di soccorso nazionale? Appena l’idea balenò, fu accolta col trasporto dell’entusiasmo: la Presidenza dell’Istituto, la Presidenza del Comitato delle Signore, le Capi-gruppo del Comitato, interpellate in proposito, risposero applaudendo.

Invece di devolvere tutto l’introito a beneficio dell’Asilo, un terzo verrà versato al Comitato Nazionale.

Più l’introito sarà grande, più grande sarà la porzione di contributo pel Comitato. Questa nota di patriotismo che alleggerà sulla Fiera, darà ad essa un carattere di speciale attualità, di interesse e quasi di eroismo: il pensiero che l’introito della Fiera andrà in parte a favore delle famiglie dei feriti e dei morti, renderà più copiose le offerte, più numerose le vendite. I bambini ciechi, il cui animo gentile non è punto estraneo alle vibrazioni dell’amor patrio, saranno ben lieti di cedere parte dell’introito della Fiera a favore delle famiglie dei fratelli feriti o caduti in Africa.

Una loro rappresentanza potrà, accompagnata, recarsi a versare l’obolo raccolto al Comitato. Sarà spettacolo commovente vedere i beneficati diventare alla loro volta benefattori; una sventura soccorrere un’altra sventura.

La solidarietà nazionale avrà un’altra volta uno dei suoi trionfi più belli.

L. V.

Per la salvezza dei nostri emigranti


Dell'ITALICA GENS


(Continuazione, vedi n. 44).

Ma io dico che se questo è avvenuto fra popoli di tempra più forte, più agguerriti nelle lotte per la fede, più educati ancora nella scienza cristiana, che ne avverrebbe in tali circostanze del nostro, il quale generalmente parlando è meno istruito, non esperto nelle lotte per conservar la sua fede, non avvezzo ai sacrifici personali che dimandano il mantenimento del culto e l’istruzione del popolo? Certo in ben poco tempo gli verrebbe cancellato dall’anima ogni senso di cristianità, d’amor patrio e di religione.

E tale e tanto si è l’abbrutimento di certe classi operaie, che passa ogni dire; e bene spesso mi è avvenuto di leggere sulle pubbliche stampe ciò che sto per dirvi, cioè «potersi impunemente discendere in quelle gallerie, o pozzi di carbone dove trovansi al lavoro protestanti, ebrei, o cattolici di altre nazioni, ma essere assai difficile il penetrare in quei recessi dove operai
italiani stanno al lavoro, senza incorrere nel pericolo e nell’inconvenienza di sentire parole villane, lazzi osceni, bestemmie orrende; come se fosse gente spoE glia di ogni decoro, nonchè di ogni fede in Dio». E ciò è naturale che avvenga a tutti ma specialmente agli Italiani, ai quali se voi togliete la Chiesa, insieme colla Chiesa loro strappate dal petto ogni fede al loro Dio ed ogni amore alla loro patria di origine.

Nè, qualora si parli di questa classe di gente, è difficile provare l’assunto. Perocchè qual legame di affetto può mai vincolare il cuore e la niente di questi esuli dalla patria loro? Con quale argomento mantener vivo nel loro petto il sacro fuoco dell’amor patrio? Non certamente le rumorose parate, che in certi luoghi si fanno non le soldatesche divise che si indossano da coloro che le avranno fuggite o avrebbero dovute fuggirle, sono per noi certa caparra o sicura dimostrazione dell’amore patrio, il quale trova la sua sede soltanto in un cuore nobile e in una mente educata; e certa gente, a giudicare dalle loro azioni, sono prive dell’uno e dell’altra.

Persone di una certa tal quale erudizione, che concscono la storia delle glorie nostre, i fasti dei nostri eroi, dei nostri genii, potranno contenere in se stessi quella scintilla che è necessaria a mantenere vivo nel cuore il fuoco del patrio amore e lucida nella mente l’ammirazione per la patria grandezza. Ma queste cose non vi aspettate che s’abbiano a trovare nella scarsa istruzione della maggioranza dei nostri emigrati: ed allora com’è che riscalderete il loro cuore o cercherete di tenere viva quella fiamma, che pur un giorno ardeva, dell’amore pel patrio suolo? Cercherete voi di richiamare alla memoria loro la grandezza delle patrie istituzioni, il decoro del patrio Governo? Parliamoci chiaro; non ci illudiamo: andate adagio con gente siffatta a rinnovar loro la memoria del patrio suolo con simili argomenti. Essi hanno e conservano viva la memoria delle ristrettezze in cui hanno vissuto, delle miserie che soffrirono e delle tasse, che dovevano pagare al patrio Governo. In questo ambiente riscaldate voi, se potete, quei cuori cogli argomenti addotti sopra.

Pur tuttavia vi sono altri argomenti più alla portata della mente loro; vi è una via, che non è ancora interamente sbarrata e per cui si giunge fino al loro cuore; v’è una corda che non è ancor strappata e colla quale si può sollevare un inno amoroso verso quella terra che li vide nascere. Parlate loro di quella tal chiesetta su in cima alla montagna, testimone delle loro gioie d’un tempo: richiamate alla mente le festicciuole allegre alle quali prendevano parte nel prato della Chiesa: dite di quel cimitero dalle mura dirupate, dove all’ombra della croce riposano gli avanzi delle persone a loro care: nè dimenticate anche il vecchio pievano, che tante cure prese di essi nei loro anni giovanili, che li ricolmò di carezze che diede loro savi consigli misti con lagrime, allorquando buoni e semplici lasciarono il natio villaggio per portarsi in terre straniere in cerca di un pane, addivenuto troppo scarso nel loro paese. Allora voi vedrete come il volto di parecchi cominci ad arrossire e forse le pupille di altri sono già inumi-