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nel suo soggiorno fiorentino, molte tempeste dovè attraversare, molte oscure lotte combattere; per il proteiforme suo sogno. Parve in qualche istante, fugace, che taluna di quelle sue aspirazioni folli fosse per condurlo alla sconfitta, per diminuire intorno a lui la fede e l’ammirazione cieca. Egli intanto, però, piangeva il ritratto di Monna Lisa. E Monna Lisa sorrideva, con intensità velata e serena, con una complessità arcana, che rivelava l’accordo di forze e di bellezze contrastanti.

Forse, realmente, la bella creatura, sorresse l’artista nei suoi momenti di lotta, forse il sorriso suo, è il fine sorriso del trionfo dell’altro. E forse ella non con le parole, ma con l’armonia stessa delle grazie sue, disse a Leonardo quel che il francese poeta, fa dire all’evocato immagine della «Gioconda»:

«I marinai di Sicilia raccontano che talora, nella tempesta, scorgono un’isola vestita di sole e di azzurro. I venti e i flutti muggiscono; ma essa naviga calma e radiosa nel suo cerchio incantato. Cerchi di fiamme rutilano sopra le sue cime.... Ma per giungere fin là bisogna superare i marosi. A quell’isola, di là dalla tempesta, tu devi giungere Leonardo.

Teresita Guazzaroni.

Religione


Vangelo della domenica seconda d’Ottobre


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù se n’andò al Monte Oliveto: e di gran mattino, tornò nuovamente al tempio, e tutto il popolo andò da Lui, ed Egli stando a sedere insegnava. E gli Scribi e i Farisei condussero a Lui una donna colta in peccato: e postala in mezzo, gli dissero: «Maestro, questa donna or ora è stata colta che commetteva peccato. Or Mosè nella legge ha comandoto a noi che queste tnli siano lapidate. Tu però che dici?» E ciò essi dicevano per tentarlo, e per avere onde accusarlo. Ma Gesù, abbassato in giù il volto, scriveva col dito sulla terra. Continuando quelli però ad interrogarlo si alzò e disse loro: «Quegli che è tra voi senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei». E di nuovo chinatosi scriveva sopra la terra. Ma co loro, udito che ebbero questo, uno dopo l’altro se ne andarono, principiando dai più vecchi: e rimase solo Gesù e la donna che si stava nel mezzo. E Gesù alzatosi le disse: «Donna, dove sono coloro che ti accusavano? nessuno ti ha condannato?» Ed ella: «Nessuno, Signore». «E Gesù le disse: «Nemmeno io ti condannerò: vattene e non peccar più».

S. GIOVANNI, Cap. 8.


Pensieri.

Gesù dal monte degli Olivi viene di nuovo al tempio tutto il popolo corre da Lui ammaestrato. E gli Scribi i Farisei gli conducono una donna peccatrice.... Gesù ammaestra: Mentre il Santo parla la sua parola di ve-
rità e di vita quale contegno s’addice alle anime pie, alle anime anelanti al bene, desiderose di luce?

Il contegno del popolo; di quel popolo che sente il bisogno e il fascino della parola di Cristo, che non ha interessi umani da difendere, sotto parvenze vane di purezza e di zelo; il popolo ascolta Gesù. Esso vuole il bene, non pensa al male: esso pensa a migliorar sè stesso, non ad accusare il prossimo. Bella, magnifica dimostrazione di pietà e di nobile umanità.

Ma gli Scribi e i Farisei, anche in quell’ora di grazia, non cessano dalle loro trame e, invece di ascoltare la voce divina del Maestro, si danno alla trista premura di scoprire il male, di portare a Gesù un’infelice creatura.... oh, ma non con il desiderio ch’Egli la perdoni la sani.... È necessario dilucidar la bassura e la bruttura di costoro, perchè ogni anima onesta se ne senta disgustata ed offesa? E perchè non pensano i moderni Scribi e Farisei, all’offesa e al disgusto che danno alle anime? Perchè non si riconoscono leggendo il Vangelo? Perchè non si mutano alle tremende minacce di di Gesù per essi e solo per essi?

E c’è di paggio: Non solo volevano la condanna della peccatrice gli Scribi e i Farisei, anzi, che questa fosse condannata od assolta, poco loro importava: altra iniquità, più profonda era nell’animo loro: essi volevano tendere insidia a Gesù.

Se Gesù l’assolve, pensavano, si potrà mostrarlo come uno sprezzatore della legge di Mosè; se la condanna, si potrà demolire la sua fama di misericordioso perdonatore.

Ma Gesù tace davanti a quegli indegni: per essi non ha che una severa parola, nella quale suona la sua comprensione della loro miseria morale e, anche, un richiamo per essi, un ammonimento ad esercitar su se stessi il controllo che esercitavano sugli altri.

— Chi è di voi senza peccato getti la prima pietra. I Farisei, glì Scribi non accolsero la divina ammonizione. Facciamone tesoro noi; cerchiamo ed estirpiamo il male in noi, sempre; e quando ci vien d’occuparci del peccato altrui, sia solo per l’alto sentimento di aiutare, di guidar al bene un fratello.

Alla donna, rimasta senza accusatori, Gesù non chiede una confessione vergognosa, non chiede promesse, non impone penitenze, Egli s’affida all’efficacia della carità le dice: Io non ti condanno; non peccar più:

Oh, se noi sapessimo esser discreti e buoni così che prodigi di conversioni otterremmo!

Rammentiamo (oh, beato chi lo può rammentare!) quel che fece in noi, nei momenti di più umiliante miseria morale, una serena, benevola, amorosa parola; una sobria parola santa, stimolante al pentimento e più ancora alla riparazione, una parola profonda che mostrava ancora fiducia di vederci far bene.... Quel bene avuto noi dobbiamo rendere al prossimo nostro. Che Dio ci aiuti a far ciò e ci accetti anche la preghiera dei nostri santi benefattori.