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mente di mal caduco, andava alla Santa Cappella per esser toccati dalle reliquie. Oggidì, profanata dalla rivoluzione e spogliata del suo tesoro, la Santa Cappella serve come succursale del Palazzo di Giustizia. Tale il destino delle cose umane.

(Trad. di L. Meregalli).

S. Enrico Berthoud.

MICHELE SESSA

Sulla sponda sinistra del Lario, di fronte a Lecco, nel pittoresco paesello di Malgrate, luogo prediletto per concedersi un po’ di riposo estivo, è spirato santamente l’amico nostro Michele Sessa. Scriviamo spirato santamente non per fare una frase comune, ma per esprimere la verità, per dire che gli ultimi momenti del caro amice, furono compimento della vita d’un santo, un santo laborioso, un padre di famiglia esemplare, una mente nobile ed elevata, un cuore eccellente, un’anima sinceramente, profondamente cristiana.

Per tradizioni famigliari, il Sessa appartenne alla classe degli industriali e si appassionò all’industria della seta, assai difficile e spinosa; ma fu pure un appassionato delle arti belle, specie della musica che gustava negli ambienti più seti.

Nelle alterne vicende della vita, nelle delusioni e anche nelle più gravi sventure, Michele Sessa non perdette mai la serenità dello spirito, non pronunciò mai una parola amara, e rivolgendo sempre in alto lo sguardo, dall’alto attinse ognora quella dolce fortezza che a tutti lo rendeva tanto caro.

Ai funerali, celebrati a Malgrate, dove l’amico nostro era ammirato e amato per la sua grande bontà, parteciparono in gran numero i terrieri ed i villeggianti milanesi, sparsi nel territorio lecchese e nella Brianza.

Notammo distinte personalità.

Sulla porta della chiesa parrocchiale si leggeva la seguente epigrafe:

UNA PREGHIERA

O BUON POPOLO DI MALGRATE

PER L’ANIMA

DI

MICHELE SESSA


MARITO PADRE CITTADINO

FU MIRABILE ESEMPIO DI VITA CRISTIANA

TRASFUSA CON IMMENSO AMORE

NELLE NUMEROSE FAMIGLIE DA LUI PROGENITE


CHIAMATO INOPINATAMENTE DA DIO

PREPARATO SEMPRE AL SUO INCONTRO

RIPOSA IN PACE.

Al cimitero, l’amico nostro prof. don Piego Rusconi mise in bella luce le virtù del defunto col discorso che qui riportiamo.

«Crederei di mancare a un dovere, se io, sacerdote e tanto amico della famiglia che oggi piange desolata-
mente il suo capo, non dicessi almeno una parola dinnanzi a questa cara salma e al vostro cospetto, o buon popolo di Malgrate, che l’avete veduto tornare ripetutamente ospite in mezzo a voi, durante il breve riposo che si concedeva dal diuturno lavoro. Noi siamo dinnanzi alle spoglie mortali di uno che fu davvero mirabile esempio di vita cristiana, come avete potuto leggere sull’epigrafe all’ingresso della Chiesa. Uno di quegli esempi che è bello, è utile, è doveroso presentare a tutti, perchè a tutti può essere richiamo a serie meditazioni, stimolo a risoluzioni salutari.

«Michele Sessa appartenne alla classe dei lavoratori nel campo dell’industria, e vi portò tutta l’alacrità di un ingegno svegliatissimo, tutta l’integrità di un’onestà immacolata, tutta la costanza di una volontà indomita e tenace, che lavorò fino all’ultimo, fino, si può dire, alla vigilia della sua morte, perchè questa vacanza era la prima che poteva chiamare riposo, e non per sua elezione, all’età di 71 anno. Quel suo infaticato lavoro aveva per unico obiettivo la sua diletta famiglia.

«Dio gli aveva concesso una compagna degna di lui: raramente due esistenze si completano in un’armonia di profondo consenso nell’amore del dovere e nel dovere dell’amore, con a base solo il Vangelo di Gesù intimamente vissuto, come avvenne in questa famiglia. Vennero i figli numerosi: crebbero belli e forti, ma sopratutto buoni, di quella bontà che dà l’impronta e l’orientazione a tutta la vita, e che essi attingevano dai Genitori e i Genitori da Dio e dal suo Cristo sentito e vissuto, nelle loro anime.

«E i figli a lor volta ebbero i loro figli, numerosi anch’essi; e nella famiglia di Michele si adempiva e tutt’ora s’adempie la divina Parola: Crescite et multiplicamini; ed egli godeva di trovarsi dintorno a fargli corona sempre più numerosa una turba di figlioli e di nipoti di tutte le età. E la sua era gioia sincera e legittima, perchè nelle famiglie da lui progenite vedeva fedelmente rinnovellarsi e mirabilmente fecondarsi quello spirito cristiano, senza paure e senza meschine transazioni, che fu sempre in cima dei suoi pensieri e che egli aveva largamente seminato con l’esempio e con la parola. Ed era uno spettacolo dolcissimo e commovente vedere il Nonno, nelle poche ore libere dal lavoro, sedere in mezzo ai nipotini, farsi piccolo con essi, partecipare con interesse ai loro giuochi infantili, assumendo egli stesso una cotale amabile ingenuità, che prendeva un rilievo tutto speciale, accostandola al suo ingegno così sveglio e alla sua larga e svariata cultura.

«Ed era codesta sua caratteristica ingenuità che gli faceva vedere della vita solo la parte migliore, che gli prometteva di godere di tutto, anche delle più piccole cose, che dava a tutta la sua vita un’impronta manifesta di gioconda e inturbata serenità. Era questa la rivelazione sicura di un’anima che aveva abitualmente le ineffabili esperienze della pace interiore, che è solo da Dio, ed è il retaggio proprio di una coscienza onesta e pura.

«E con questa coscienza illibata, che sentiva abitualmente Iddio, egli si appressò, senza saperlo, all’ora di morte: e, quasi premio della bontà di sua vita, Dio