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il buon cuore 285

LA SANTA CAPPELLA


STUDII STORICI


(Continuazione e fine).

Poi si ritirò bruscamente nella parte più intima della cella tirando i cortinaggi bianchi e senza rispondere alle parole di saluto che Pietro gli indirizzava....

Sei anni dopo, la costruzione della Santa Cappella era terminata e non restava che dar l’ultima mano a talune parti di dettaglio che potevansi curare a tutto agio e che non dovevano ritardare per nulla l’inaugurazione dell’edifizio.

Benchè questa inaugurazione non fosse ancora stata fatta, la Santa Cappella interessava egualmente la curiosità di tutta Parigi, e già se ne dicevano le meraviglie ling nelle provincie più lontane della Francia. Si pretendeva che l’architetto avesse dovuto ricorrere a mezzi sopranaturali per lanciare tutte quelle freccie tant’alto da sembrare quasi impossibile fossero costruite in pietra. Si era aspettato con impazienza il giorno in cui venissero tolte le impalcature di sostegno alle sculture, credendosi che una volta levati i ponti, quelle ardite colonnette, quelle prominenze crollerebbero trascinando con sè una parte dell’edifizio; ma Pietro di Montreuil trionfò di questa prima prova, ed i suoi nemici più gelosi e più accaniti non ebbero altra risorsa che accusare il diavolo d’aver prestato mano alla costruzione della Santa Cappella.

In realtà, questa Chiesa è un capo d’opera inaudito di grazia e di leggerezza; gli storici di tutti i tempi la citano con ammirazione, testimonio il Morain (Histoire de la Sainte Chapelle royale de Paris, un vol. in 4°).

«La Chiesa della Santa Cappella (dice egli), è una delle più ardite e delle più ammirabili. Essa non è di una grande ampiezza; ma a considerare tutte le sue parti, ha la regolarità e l’eleganza che può esigere l’architettura gotica più corretta e meglio intesa. Sembra non poggi che sopra deboli colonne, la volta è di una arditezza sorprendente, non essendo sostenuta da nessun pilastro sottoposto, benchè il vaso sia profondo assai e ci abbia due chiese l’una sopra l’altra.

L’armatura passa per una delle più belle e più ardite di Parigi; la copertura ha quaranta piedi d’altezza; la torre è una delle più alte di Parigi, rimarchevole per la sua struttura e delicatezza....

Checchè ne sia di molti monumenti di pietà, non ce n’ha di più belli e più magnifici della Santa Cappella di Parigi.

Il signor Ogier nei suoi Panegirici dice che la Santa Cappella è il capo d’opera di tutti i templi fatti costruire da S. Luigi. Questo buon re avendo fatto ricerca con infinite cure e spese considerevoli degli stromenti della Passione di Nostro Signore, delle armi della sua vittoria e del suo trionfo, volle erigere un trofeo degno di quel combattimento e delle gloriose spoglie tolte ai nemici. Occorre riconoscere che la pietà di S. Luigi è stata felicemente assecondata dal talento degli architetti. Si può dire anche come abbiano sorpassato la portata del
loro secolo, poichè quest’opera forma sempre l’ammirazione dei conoscitori presenti. Sembra pure che qualche mano sovra terrena abbia contribuito all’erezione di questo superbo monumento.

Dopo aver percorso l’edificio della Santa Cappella dal lato architettonico, ogni fine osservatore si arresterà alle figure della facciata. Caricata di geroglifici, dominata da statue di angeli, del Signore benedicente, di profeti, di stemmi di Castiglia per allusione a Bianca madre del fondatore. L’interno non è meno curioso; tutto è illuminato da invetriate, di tono chiaroscuro e dipinte in tutti i colori come nelle nostre antiche cattedrali, vivaci, scintillanti, d’una bellezza eccezionale. Vi sono rappresentati dei tratti della Storia dell’Antico Testamento e del Nuovo con tale arte e potenza di tinte da resistere alle ingiurie di molti secoli».

Intanto, per eseguire quest’opera ammirabile, il giovane Pietro non andò una sol volta a bussare alla porta di frate Antonio per richiederlo di schiarimenti. Egli avea preferito lottare con perseveranza contro gli ostacoli che si presentavano, piuttosto che associare il suo benefattore al proprio lavoro. Grazie all’inaudita sua vocazione per l’architettura, grazie a molte notti passate allo studio, era giunto a trionfare di tutti questi ostacoli e a far tacere i molti gelosi che non mancarono al giovane incaricato d’una missione di tale importanza.

Ed in questo egli aveva agito più da artista che da uomo riconoscente; in questo egli aveva ascoltato più il suo amor proprio che i doveri del cuore; poichè dovea saperlo, Frate Antonio aspettava la sua venuta con molta impazienza; frate Antonio, a malgrado del rigore della sua penitenza ed il fervore del suo pentimento, aspettava incessantemente, tra le angustie del dubbio, colui che dovea parlargli della sola cosa che il povero monaco aveva lasciato sulla terra. Oh quante volte, agitato nelle preghiere, il cuore in palpito, l’occhio fiammeggiante, si chinò verso la parte della cella per conoscere se i passi che sentiva nei corridoi del chiostro non fossero quelli di Pietro! Allora, deluso nella sua speranza, ripiegavasi su se stesso chiedendosi se Pietro non fosse morto, lasciando incompiuta l’opera per la quale vivea. — L’ingrato! — diss’egli, — l’ingrato! egli mi dimentica, m’abbandona, mi lascia senza dirmi: la tua chiesa si compie, il tuo pensiero si realizza! Egli compromette la mia salute e mi perde per l’eternità! Io non posso pregare. Oh! perchè i miei voti mi trattengono qua? Perchè ho io giurato di non varcare la soglia di questo convento? perchè una pozza di sangue, il sangue della mia vittima si mette fra me e il mondo? Ora attenderei a costruire un grande edifizio, mentre questo giovane insensato al quale ne confidai sì stoltamente la cura, senza dubbio ha piegato sotto un tal peso! O piuttosto egli è morto, morto coll’opera mia. Mio Dio! abbiate pietà delle mie sofferenze; non permettete che un disgraziato si dibatta tra pensieri così funesti! Santa Maria, Madre di Dio, intercedete per me. La mia opera! la mia opera! Cosa so io di ciò che ne è avvenuto? So io se è perita?.... allora raddoppierei i rigori della penitenza, lacererei il mio corpo mattina e sera sotto