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270 IL BUON CUORE


v’erano 18 mila bacteri per ogni metro cubo d’aria, dopo un’ora di ventilazione 42 mila, dopo 2 ore 65 mila: fermato il ventilatore, dopo altre 2 ore il numero dei bacteri era sceso a 21,000. In una sala di caffè di 125 mc. il numero dei bacteri aumentò da 22,000 a 48,000. Ma vi sono anche dei rimedi: il prof. Fischer, libero docente dell’Università di Berlino, ha applicato negli ospedali un ventilatore a ozono, in modo che la quantità di ozono unita all’aria non superi l’uno per mille della quantità di ossigeno. Con meno di 85 watts si toglie qualsiasi cattivo odore dalle sale di ospedali, di scuole, di convegno. Così afferma il Correspondant.

LA SANTA CAPPELLA


STUDII STORICI


(Continuazione, vedi numero 32).

Tomaso d’Aquino stava terminando una confutazione del Vangelo Eterno (libro ereticale la cui pubblicazione preoccupava molto i teologi d’allora) allorchè si bussò alla sua porta ed entrò il novizio frate Antonio. Il pallido viso di quest’uomo tradiva una sì viva emozione che Tomaso ne fu quasi in timore.

— Oh, padre mio, padre mio! benedetto sia Iddio, perchè se voi lo volete, i miei piani riguardo alla Santa Cappella saranno realizzati: mi viene offerto un mezzo infallibile e sicuro.

— E quale?

— Or ora il caso mi fece incontrare con un giovane fornito di disposizioni stupefacenti per l’architettura, e che, grazie alla sua intelligenza, due o tre settimane mi metteranno in grado di secondare le mie vedute. Una volta ben istruito, io lo indirizzerò al Sovrano con questo progetto: la stranezza del fatto ecciterà vivamente l’attenzione del re; si incaricherà questo giovane della costruzione dell’edifizio ed io potrò dirigerlo nell’esecuzione, sconosciuto, ignorato da tutti e senza mancare al voto che io ho fatto nelle vostre mani.

— Ma questo è un ingannare il re, è una menzogna!

— Dopo questo, o padre mio, vi giuro che non mi occuperò più d’altro che della mia salute, che d’espiare i miei peccati. Oh, dite! dite che acconsentite, non è vero?

Tomaso d’Aquino esitò ancora alcuni istanti, poichè l’idea d’una bugia, per quanto innocente, ripugnava al suo carattere. Ma ricusarvisi era perdere un’anima; e cedette per uno di quegli accomodamenti che gli spiriti anche più rigidi e più retti sanno trovare al bisogno.

— Il giovane, senza far conoscere l’autore del progetto, non dirà però che è suo....

— Non lo dirà punto, non lo dirà, padre mio. Voi acconsentite, non è vero?

Ed un’ora dopo, frate Antonio seduto nella sua cella accanto al giovane Pietro, l’iniziava a misteri artistici compresi da quest’ultimo con una intelligenza meravigliosa. Era uno spettacolo strano che quest’uomo, poc’anzi assassino per gelosia d’artista, spogliavasi al momento
di tutto il suo sapere per investirne un fanciullo. Nulla stava a pari all’ardore del maestro all’infuori dell’entusiasmo dello scolaro.

— Pietro, affrettati, — diceva frate Antonio, — poichè un altro potrebbe passarci avanti, un altro potrebbe arrivare sino al Re e far aggradire il suo progetto; allora, figlio mio, addio alla tua gloria; addio alla nostra bella Chiesa! Affrettati adunque ad iniziarti ai misteri dell’arte massima; poichè non è soltanto un edifizio che noi dobbiamo costruire, ma è anche un libro, un libro contro il quale sfogherà invano i suoi attacchi la gelosia, più temibile anche degli anni. Studia bene la facciata; imprimi nella memoria fino il minimo di questi gerolifici per spiegarli al Re. Là, vedi, si racchiudono tutti i simboli di cui il nostro maestro padre Tomaso d’Aquino vive una parte nel suo celebre trattato Secreta Alchimiae magualia. L’angelo di destra che tuffa la sua mano in una nube, raffigura lo spirito celeste senza il cui soffio la grand’opera diviene impossibile; l’altro che mette le sue dita in un vaso, personifica la terra in cui nascondonsi i tesori cui deve fecondare l’occhio del cielo, il sole. Le altre figure collocate tra i due angeli, sono le operazioni che si succedono fino al compimento del mistero senza secondo; undici angeli le pregano ginocchioni, significano undici giorni di macerazioni; dodici che si involano, significano dodici giornate d’ebullizione; l’estremo giudizio, coi buoni da una parte e i cattivi dall’altra, indica la separazione delle sostanze inutili e degli elementi puri; finalmente sul pilastro che separa i due balconi si eleva una statua di Cristo vittorioso; è il successo, è la grande opera compiuta.

In così dire egli prendeva in mano, pezzo per pezzo, particolare per particolare, il suo disegno per spiegarlo a Pietro che, otto giorni dopo avrebbe ingannato il più abile architetto per la giustezza e l’intelligenza con cui dimostrava l’assieme e le parti della chiesa in progetto. Impiegava i termini tecnici senza esitare e con una precisione che provava quanto perfettamente egli ne conosceva e sino alle minime sfumature; finalmente, sulle osservazioni stupefacenti di sagacia che gli faceva il giovane, frate Antonio introdusse diverse modificazioni al suo piano.

Fu adunque stabilito che dieci giorni più tardi Pietro andrebbe a presentarsi al Re e a chiedergli di costruire la Santa Cappella.

L’indomani mattina, verso le undici, Pietro vestito tutto a nuovo e recando in mano un rotolo di pergamene s’incamminò verso il palazzo dove Re Luigi IX riceveva in certe ore tutti quelli che desideravano parlargli; poichè egli era affabile con tutti e di facile accesso, affinchè l’ultimo dei suoi sudditi potesse dirgli le sue angustie e sollecitarne appoggio. Frate Antonio non abbandonò già il suo protetto in questa difficile prova; e l’accompagnò non solo fino al palazzo reale, ma anche nei giardini. Giudicate delle emozioni di tutti e due allora che si videro in faccia al monarca, assiso sopra un cuscino di erba, all’ombra di un grande olmo che formava un immenso baldacchino di frondi sulla testa del principe e del seguito. La regina Bianca sta-