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Anno X. Sabato, 5 Agosto 1911. Num. 32.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —(Trad. di L. Meregalli). La Santa Cappella ― Fernanda Zorda. Bontà, poesia — La dolorosa e commovente istoria di un granatiere «boxeur» — Pensieri — Guglielmo Ferri. Per la figlia di A. Nibby.
Religione. —Vangelo della nona domenica dopo Pentecoste — Il cav. Vespasiano Ghisi, necrologio — Sapone da toeletta S. Winefrida.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario ecclesiastico.

Educazione ed Istruzione


LA SANTA CAPPELLA


STUDII STORICI


(Continuazione, vedi numero 31).


E dopo alcuni minuti di cammino, arrivarono, traverso una porticina, — quelle grandi essendo chiuse da molto tempo, — entro la Chiesa: navata immensa le cui gigantesche arcate poggiavano su esili colonnine riceventi in mille foggie diverse i bagliori di tre o quattro lampade lasciate accese qua e là in una cappella od ai piedi della statua di qualche Santo.

Quando questi due uomini si trovarono nel silenzio e nella solitudine della Chiesa, un senso di tristezza e di paura s’impossessò dei loro cuori; uno perchè aveva terribili confessioni da fare, l’altro perchè comprendeva quanta responsabilità stava per assumersi. Del resto era spettacolo ben solenne quel sacerdote inginocchiato in preghiera, mentre pallido, affranto, e il cuore tutto in tempesta l’altro provava l’attesa e le angoscie d’un colpevole condotto innanzi al giudice che deve decidere della sua sorte e che è per restituirlo alla libertà o per gettarlo sotto il ferro d’un carnefice.

Ma ad un tratto invece di accingersi all’accusa sacramentale il cavaliere si mise come un energumeno a gridare: — E che bisogno ho io di confessarmi e di implorare la misericordia divina? Non c’è più perdono per me, e se Dio mi perdonasse non sarebbe giusto. Ascoltatemi Padre mio: voi dovreste rivolgervi da me
con orrore, cacciarmi senza pietà dalla Chiesa che io profano colla mia presenza, gridarmi anatema e maledizione. Ah, io sono un assassino, un vile assassino che colpisce la sua vittima protetto dal favor della notte ed alle spalle; un assassino che non già si indirizza a quelli che ponno difendersi, ma ad un vecchio che supplica ginocchioni il suo carnefice di risparmiargli la vita. Nè le sue lacrime nè i suoi gemiti mi hanno disarmato; egli trascinavasi a’ miei piedi, e fu allora che lo colpii; egli implorava grazia, e lo percossi; egli parlava della sua eterna salute ed io l’uccisi; l’uccisi nell’anima e nel corpo. Dopo d’allora una voce di dannato ripete nel soggiorno del pianto e dello stridor dei denti: «Tu sarai accanto a me nell’eternità». Questa voce non resta chiusa nell’inferno; ne esce, mi perseguita, mi assedia. La sento di giorno, la sento di notte, la sento quando son sveglio, la sento quando dormo. Capite voi ora perchè mi ubbriaco? Capite ora perchè cerco di abbrutirmi nel vino, fo di togliermi il pensiero ed il sentimento? Ebbene, voi non parlate di perdono? Eccovi più pallido e più atterrito di me. Ditemi o sacerdote, dove sono le vostre consolazioni e penitenze? a che si riducono le vostre promesse di misericordia? Maledetto! dannato! si, io sono maledetto e dannato per l’eternità.

— Fratello mio, i vostri delitti sono grandi, ma la misericordia di Dio è infinita. Non disperate di ottenere a forza di lacrime, di compunzione e di fiducia nella bontà celeste, il perdono dei vostri falli, per enormi che essi siano. Tornate adunque a sentimenti meno disperati.

— Non ho detto tutto; a rendere più vile la mia crudeltà, più imperdonabile, giacchè non uccisi in un impeto di subita brutalità ma con premeditazione, ci concorse la miserabile passione della gloria. La gelosia, l’amor della gloria, questa febbre strana, questa corona di spine che lacera tutte le fronti che la portano. Io ero un architetto venuto dal fondo dell’Alemagna per concorrere con tre altri artisti, invitati come me dal Re di Francia per costruire la Cappella del suo palazzo.

Io conoscevo i miei avversarii; nessuno di loro poteva inspirarmi inquietudini; poichè, Padre mio, fui io che costrussi la Chiesa di S. Giacomo a Vienna; fui io che creai le sue torri cesellate e le sue misteriose