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220 IL BUON CUORE


di religione debbono convergere ad un identico scopo: salvare l’italianità e la fede in colui che lascia il nostro bel cielo per cercare un tozzo di pane onorato in terra straniera. In patria possono sussistere divisioni politiche, religiose, sociali; ma queste divisioni non hanno più ragione d’essere quando si tratta di venire in aiuto dei nostri emigranti delle piccole Italie che debbono tener alto il prestigio della patria in qualsiasi parte del globo. Questa concordia di animi rifulse al congresso, anche là dove s’accapigliavano le diverse concezioni della vita, materialistica o spiritualistica. Al di sopra delle ire di parte, appariva l’imagine radiosa della patria che mitigava le rampogne e faceva trovare una soluzione comune, tra gli applausi generali. Ricordo con preferenza la discussione sugli Mädchenheim che lasciava presagire una tempestosa battaglia. Tre correnti si erano designate, una conservatrice, un’altra, non saprei dire se rivoluzionaria o idealistica, una terza temperata. Angiolo Cabrini aveva aperto il fuoco. Nelle sue parole vibrava l’accento di un socialista disposto domani a varcare la soglia del Quirinale, ma colla preoccupazione di smentire il motto irriverente dell’attuale presidente del consiglio: Carlo Marx in soffitta. Questi asili, heime, per fanciulle sono presieduti generalmente da suore. Non è per questo che Cabrini lancia il suo strale. Tra un ricovero sicuro dove vegliano le candide cornettes e la bettola dove la fanciulla si avvia al disonore; Cabrini non esita.. Le sue preferenze vanno alle suore. Ma questi heime sono un prolungamento del dominio padronale, sono la fucina del krumiraggio, sono una jattura economica. Dunque? vanno combattuti inesorabilmente? Il ritorno alla bettola s’impone? L’Opera d’assistenza per mezzo di alcuni simpatici rappresentanti, l’on. Baslini, il professore Galavresi, il conte Stefano Jacini, don Priori doveva contemperare l’ideale al contatto del reale. L’organizzazione professionale del lavoro? Nulla di meglio. L’indipendenza di questi asili dall’influenza padronale? È l’ideale. A San Gallo l’Opera d’assistenza ha fatto sorgere uno di questi asili che funziona egregiamente, ma i sacrifici non sono pochi, non bisogna nasconderlo. Là dove non è possibile un ricovero indipendente, bisognerà far ritorno alla bettola? No, perchè — e tutta l’assemblea conveniva su questo punto — il fattore morale deve avere il sopravvento sul fattore puramente economico, per quanto — e don Priori lo faceva notare — si videro gli scioperi incoraggiati dalle suore negli heime padronali stessi, quando la giustizia li rese necessari. E si finì per votare un ordine del giorno in cui i nostri amici Gallavresi e Jaccini apparivano i veri trionfatori. Nei giorni antecedenti, essi s’erano imposti al rispetto per la conoscenza tecnica di tutte le questioni precedentemente discusse, nella discussione degli Mädchenheim i rappresentanti dell’Opera d’assistenza sapevano fondare mirabilmente l’ideale e il reale, avviando il congresso verso l’attuazione progressiva di ciò che apparve a tutti come la meta ideale da conquistare. Ed Angiolo Cabrini prendeva occasione per rendere omaggio agli avversari, non soltanto pei rapporti personali miglio-
rati, ma in nome di un ravvicinamento incontestabile. L’Opera può aver commesso degli errori, come l’Umanitaria del resto — s’affrettava ad aggiungere il Cabrini — ma l’esperienza ha dimostrate molte cose di cui l’Opera ha saputo approfittare. Ciò non impediva all’Avanti! di tornare all’indomani alla carica contro l’Opera, ma doveva rettificare subito le accuse, dietro lettera perentotia di chi opponeva fatti positivi a calunnie generiche e sistematiche.

Al congresso i giovani nazionalisti recarono la nota pugnace contro di San Giuliano ed i rappresentanti ufficiali dell’Italia all’estero che si rannicchiano, che mettono la bandiera nazionale in tasca. Sul terreno della nostra attività all’estero, il nazionalismo è meno vaporoso di quanto è generalmente creduto ed esercita un funzione che ha la sua ragione d’essere. In un momento di sfibramento nazionale, mentre la dittatura di un vecchio settantenne dal parlamento sembra estendersi a tutto il paese, con oblio totale di tutto ciò che si riferisce alla nostra influenza all’estero, la combattività giovanile nazionalistica, anche quando può sembrare trascendere, va risguardata con occhio benevolo. Ciò premesso, astraendo da tutte le altre questioni che ci toccano meno direttamente, abbiamo preso visione di quello che fanno i cattolici non solo perciò che concerne la emigrazione temporanea e contitinentale, ma anche perciò che risguarda l’emigrazione transoceanica. Erano presenti al congresso il P. Bandini, il fondaiore di Tontitown, e il P. Caruso, le cui scuole in America, a Filadelfia, sono fiorentissime e dal punto di vista dell’italianità — non disgiunta dal bacio di Cristo — non temono confronti. Certo, i bisogni sono grandi, messis multa, operarii autem pauci. Occorre che i cattulici nella loro fede intensa e nel loro patriottismo, sappiano compiere nuovi sforzi e dirigerli ad uno scopo sempreppiù preciso. Il problema dell’emigrazione è per noi un problema di vita o di morte, sotto il duplice punto di vista nazionale e religioso. Bisognerà che tutti, collettivamente, prendiamo coscienza di quest’arduo problema. Il terzo congresso degli italiani all’estero deve segnare una nuova tappa nell’ascensione della nostra attività. Leggevo qualche giorno addietro nella Germania di Berlino, una lunga colonna consacrata all’opera della protezione degli emigranti cattolici. I cattolici di Germania si occupano minuziosamente della partenza, del viaggio, dell’arrivo in terra straniera di coloro che lasciano la patria per tentare fortuna altrove. Gli emigrati si riuniscono tosto in associazioni, generalmente attorno a consolati, chiamano nuovi fratelli, li ricevono e compiono la penetrazione pacifica ovunque. Non v’ha paese al mondo dove non ci siano rappresentanti della razza germanica. L’associazione cattolica di San Raffaele contribuisce potentemente alla protezione dei cattolici emigranti contro pericoli economici, religiosi e morali. Fondata nel 1871, ha consacrato al suo scopo 24 milioni di marchi e soccorse due milioni d’emigranti. Essa ha messo nei porti del mondo intero degli uomini di fiducia incaricati d’occuparsi di coloro che partono o arrivano, di procurare loro colla facilità dell’alloggio quella del