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IL BUON CUORE 219


Educazione ed Istruzione


Al Collegio Rosmini di Stresa

Favorita da una splendida giornata, una sì bella solennità al Collegio, non poteva aver esito migliore in ogni sua parte e la ricorderanno sempre, come una gioconda festa dell’intelletto e del cuore, quanti ebbero la ventura di prendervi parte, e non furono pochi, venuti anche da fuori, al richiamo gentile delle antiche memorie, della riconoscenza, della amicizia che non si rallenta per scorrer veloce di anni e per mutarsi incalzante di vicende e di cose.

Correva il giorno onomastico dell’amato Rettore Don Pietro Cerutti, ed, insieme, una data memoranda e cara della vita di lui, il XXV anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Come avrebbe potuto questo giorno passare senza specialissimo segno di esultanza da parte dei Confratelli, dei discepoli d’oggi e di ieri, degli amici del degno Rettore?

Già la sera prima tutto il Collegio si stringeva intorno a Don Pierino e colla parola, e coi fiori, e coi doni offerti diceva a lui l’affetto riconoscente e vivo che lo circonda, e rimerita le sue cure «soavi e forti» di educatore e di padre.

Il 29 giugno nella Chiesa del Collegio tutta a fiori ed a luci, il festeggiato celebrava, non senza viva conimozione sua e dei molti presenti, la sua Messa d’argento ed al mistico Rito, cui assisteva non soltanto dal bianco marmo del Vela, l’immortale Roveretano, teneva dietro la benedizione della ricca serica Bandiera che in questa fausta occasione Convittori, Superiori ed Amici offrivano al Collegio Rosmini; era padrino l’ill.mo sindaco di Stresa avv. cav. uff. Ottolini, ed oratore il reverendo prof. Don Alessandro Rocca, che, detto in un toccante discorso della dignità e missione del Sacerdozio, trovò pure nobilissime parole per incitare i giovani ai due grandi amori Religione e Patria, i cui nomi brillavano a caratteri d’oro sull’inaugurando vessillo.

Più tardi, dinanzi ad autorità ed invitati, canti e poesie varie salutavano nel giardino, sotto la volta azzurra del cielo riflesso sul lago e sul panorama meraviglioso del golfo sottostante in una festa superba di colori, la bandiera spiegata al bacio del sole; e giungevano altri doni preziosi, fra i quali primo quello di S. A. R. la Duchessa di Genova Madre, la veneranda Donna che aveva voluto dire il suo memore pensiero al degno Rettore.

Seguiva il banchetto. Alle frutta brindava primo il sindaco cav. Ottolini che diceva tutto un inno di gloria e d’onore al Collegio Rosmini del benessere di Stresa tanto benemerito. Seguiva I. Ceretti che recava i saluti e gli auguri degli amici di Intra, e suscitava, parlando di pesca, di reti e di pesciolini, tale scroscio d’applausi che parve ne volesse rovinare la sala.

E poichè nelle pieghe sinuose dell’aurea rete che in
questo giorno lieto avviluppava e stringeva dolcemente i presenti egli vedeva brillare gli occhietti luminosi di lucci superbi, che, un di pesciolini minuscoli delle quiete acque del Collegio, avevano oggi sentito il fascino maliardo della rete antica, augurava all’ottimo Rettore che tutti i pesciolini guizzanti oggi intorno a lui sentissero sempre la nostalgia delle fresche e limpide acque verbanesi ed a fiotti copiosi queste acque ne riversassero su per la collina deliziosa che porta il Convitto, il faustissimo giorno, daí presenti tutti auspicato, nel quale il Rettore amatissimo celebrerà la sua Messa d’oro.

Nuovo scroscio d’applausi entusiastici ma non più soli stavolta, che ad essi — per coincidenza gentile — si mischia il rombar rumoroso d’un’automobile che, proprio in quel preciso istante, depone al Collegio un numeroso gruppo di Convittori liceisti a Domo che ritornano alla rete d’un dì, e vengono a portare a Don Pietro il pescatore, omaggi ed augurii affettuosi.

Poi, al caffè, parlano altri ed altri, il cav. dott. Pestalozza, il cav. ing. Tadini, il cav. avv. Bonola, un ex Convittore, ecc., e tutti ripetono i dolci auguri a Don Pierino, che vivamente commosso ringrazia tutti del bene dimostratogli e del quale si allieta per sè stesso ma più ancora per l'Istituto al quale egli si è consacrato.

La bella Accademia presenziata da eletto pubblico, e nella quale è svolto genialissimo programma, poi una splendida generale illuminazione del Collegio chiudono la memoranda giornata, della quale abbiamo detto solo a grandi tratti, mentre facciamo solenne promessa di dire più a lungo, se non potremo con maggior affetto, di quella che la seguirà di quì ad un quarto di secolo, e che ieri tanti cuori affezionati e cari, hanno augurata all’impareggiabile Rettore.

Dopo il Congresso degli Italiani all’Estero

Ora che il congresso degli italiani all’estero è definitivamente chiuso e venne effettuata anche la visita a Torino, non parrà forse superfluo uno sguardo retrospettivo ai lavori, di cui ci siamo occupati quotidianamente, e che domandano soltanto di essere considerati nel loro insieme, nella luce che emana dalle diverse discussioni del congresso. Il successo è indiscutibile. Tutte le persone intervistate dal Corriere d’Italia, dal Giornale d’Italia, ecc., furono perfettamente d’accordo nel constatare che il secondo congresso degli italiani all’estero rappresentava sul primo un reale progresso, ch’era più metodico, più positivo, più cosciente dei doveri che incombono all’Italia di fronte all’arduo problema dell’emigrazione. Quando si riflette che più di cinque milioni dei nostri connazionali vivono sott’altro cielo, che gli emigrati costituiscono un sesto della popolazione totale del regno, e che questo sesto esercita un’influenza preponderante sui fratelli che restano, non si può rimanere indifferenti al fenomeno dell’emigrazione in Italia. Amore di patria e