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210 IL BUON CUORE


col loro crescente benessere, e l’Associazione vi arreca incessantemente il conforto della sua azione benefica.

«Sorta nel 1896 sotto gli alti auspici dei Sovrani d’Italia, eretta in Ente morale nell’anno seguente e posta oggi sotto l’augusto Patronato di S. M. la Regina Madre, l’Associazione — mercè la provvida collaborazione dell’Autorità Giudiziaria e di pie istituzioni affini, prime fra tutte la Congregazione di Carità e la Commissione Visitatrice dell’Ospedale Maggiore, e mercè l’aiuto di generosi benefattori, del Comune, della Provincia, del Clero, degli Enti cittadini e particolarmente della nostra benemerita Cassa di Risparmio — ha potuto affermarsi rapidamente e vigorosamente.

«All’appoggio dell’Autorità Giudiziaria, che altamente apprezza quest’Opera di carità e di giustizia, dobbiamo gli innumerevoli Decreti del Presidente del Tribunale C. P. che tolgono a parenti indegni minorenni, sfruttati, seviziati o scandalizzati, per affidarli a noi. E tali decreti formano un’argine salutare contro i reclami tardivi di quei genitori che rivendicano i diritti della patria potestà dopo averne calpestato i doveri.

«A dar forte rilievo a questo punto sostanziale del nostro programma, assai meglio della nostra varrà l’autorevole eloquenza di un magistrato filantropo, il cav. Luigi Maggi, amico prezioso della fanciullezza abbandonata. Ed io sono fiero di cedere a Lui la parola. Ma prima di chiudere il mio dire rivolgo un riverente pensiero d’imperitura gratitudine ai nostri insigni Benefattori defunti ed agli Enti morali che l’Associazione volle ricordati sulle lapidi oggi scoperte per additarli alle benedizioni dei suoi protetti, all’ammirazione dei buoni. E con riconoscenza l’Associazione ricorda oggi quanti hanno cooperato e cooperano al suo incremento: le pietose Suore anzitutto, che compiono veri miracoli di carità cristiana; i benemeriti sanitari, dott. Carlo Baslini, dott. Beno Reverdini e dott. Emilio Bozzi la cui opera è di somma importanza in un istituto dove la pronta accettazione rende più gravi i pericoli; il padre cappuccino Luigi da Guanzate che per 4 anni dedicò affettuose cure ai ragazzi; le egregie insegnanti e particolarmente la signora Gaetana Bonacina; i zelantissimi Delegati e quello stuolo di benefattori ferventi che va facendosi sempre più fitto. Con particolare gratitudine segnalo tra qiiesti il gruppo benemerito delle nostre Patronesse che, sotto la guida sapiente di donna Giulia Bassi, esercitano una provvida influenza nella nostra sfera d’azione, sia coll’additarci talvolta la piaga della fanciullezza abbandonata, sia col procurarci i mezzi con cui esplicarne la difesa. Mi è grato infine rammentare oggi l’opera generosa e intelligente prestata dall’ing. Enrico Beretta nella costruzione e nell’ampliamento dell’istituto.

«L’Associazione, malgrado il suo sviluppo incessante, è ancora lontana dalla meta agognata. Lungo è il cammino da percorrere e tenui, troppo tenui, i suoi mezzi per raggiungere tutti gli intenti prefissi. Noi abbiamo fede però in un luminoso avvenire; abbiamo fede che non ci verrà mai meno l’appoggio di tutti coloro che sentono come altamente morale, civile e patriottica sia quest’opera di redenzione. Abbiamo fede che l’Augusto esempio dato da S. M. il Re, il quale nel glorioso Cinquantenario volse lo sguardo pietoso e la sovrana munificenza verso i fanciulli abbandonati, raddoppierà il favore ed il fervore di carità intorno all’Associazione, quel favore e quel fervore che l’hanno sorretta fin qui; e l’hanno sorretta per la visione di
un miglior avvenire sociale, perchè è verità sacrosanta che solo una giovinezza onesta può dare cittadini buoni alla patria».

Prese quindi la parola il Procuratore del Re nobile avv. cav. Luigi Maggi, il quale pronunciò un discorso importante sull’arduo e affliggente problema della fanciullezza abbandonata. Lo riportiamo per intero:

«Signore e Signori,

«Permettete che anch’io, quale Procuratore del Re di Milano, aggiunga la mia modesta parola, a quella nobilissima dell’illustre Presidente di questa Associazione: una parola modesta ma vibrante di riconoscenza, animata dal sentimento di adempiere ad un dovere; perchè l’autorità giudiziaria, forse meglio di ogni altra magistratura cittadina, ha avuto campo di apprezzare ed ammirare l’opera benefica di questa grande e pietosa istituzione; ed ha anzi ad essa costantemente attinto per l’esplicazione dell’ufficio suo nella protezione della fanciullezza abbandonata.

«Epperò la prima parola che mi viene spontanea sulle labbra, o meglio che mi viene spontanea dal cuore, è l’espressione sincera, vivissima, di un sentimento di gratitudine, di vera obbligazione, per tutto l’appoggio validissimo che l’autorità giudiziaria ha ricevuto da questa Associazione; è l’espressione della fiducia che questo appoggio le sarà sempre continuato e non le verrà mai meno in avvenire.

«Le nostre leggi per la tutela della fanciullezza abbandonata, per quanto siano oggi più che mai oggetto di critica severa, di discussioni vivaci sulla necessità di radicali riforme, hanno istituti buoni, ottimi per la protezione e difesa del minore: ed io credo che potrebbero bastare, salva qualche lieve innovazione, e qualche modificazione più di forma che di sostanza, se fossero convenientemente assistite dai mezzi di esecuzione: perchè sono questi mezzi, o signori, che difettano nelle condizioni nostre attuali, onde la parola della legge rimane talvolta lettera morta, ed il provvedimento del Magistrato destinato a proteggere il fanciullo, è ineseguibile.

«Ecco quindi la necessità che di fronte alle disposizioni del Codice nostro, sorgano e si sviluppino le iniziative private per attuarle, per assicurarne gli effetti benefici: ecco perchè io considero tutti questi istituti di beneficenza a pro’ del fanciullo come un complemento necessario delle nostre leggi, indispensabile, perchè esse possano trovare esecuzione.

«A che servirebbero, io mi domando, le disposizioni relative alla tutela dei minori derelitti, se non fossero assistite e completate dalle istituzioni degli ospizi, dei brefotrofi, degli orfanotrofi, degli asili di beneficenza?

«A che servirebbe la costituzione del consiglio di famiglia, la nomina del tutore, del protutore, l’assistenza pupillare del giudice, allorquando si tratta di persone indigenti, se non avessimo questi istituti di ricovero e di educazione?

«Ed a che servirebbero le disposizioni relative ai fanciulli derelitti o seviziati, i provvedimenti di allontanamento dei minori dalla casa paterna, ove ricevono maltrattamenti od esempi di scandalo, se non esistessero questi asili benefici, che ricevono sotto le loro grandi ali protettrici tali miseri fanciulli, e rendono eseguibile il provvido decreto del Magistrato?

«Ecco perchè, o Signori, io posso, io debbo dire una