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194 IL BUON CUORE


Trovata esca nello scialle di lana, le fiamme in un attimo salirono al capo, avvolsero i capelli, ripicchiarono con furia sul cranio, avvolsero le palpebre. Allora avvenne il miracolo. Gli occhi così duramente, così costantemente velati, ebbero, orrida, una visione rossastra, un nugolo nero di nembi di fumo e vide ella un istante, per subito rinchiudere gli occhi nell'ultima oscurità della morte. Almeno confusamente le parve; ma no, che il momentaneo oscuramento dei sensi, diede luogo ad una lucidità più atroce, ad un tentativo ultimo di ribellione, ad un gemito inumano. Pure insieme al lume dei sensi, ritornò in lei il lume dello spirito e la vita tutta, fatta di pianto, di rassegnazione, di altezze sublimi nell'oscurità ignota della sventura, s'unirono in una invocazione di fede, non più per la vita.

E Dio le diede forza di sopportare il martirio.

Richiamata alla vita dallo spasimo, un'alta forza lucida le aveva pervaso tutta la parte pensante, e impetuosamente, le aveva fatto travedere in realtà viva l'immagine spirituale ch'ella tante volte s'era formata del Paradiso nella sua oscurità: un luogo di luce, uno splendore d'oro, un palpito d'amore.

Lo splendor d'oro si confuse ancora un attimo al rosseggiar cupo della fiamma, ma il cuore colpito non soffriva ormai più.

Colpi precipitosi risuonarono intanto all'uscio, chè il sinistro odor di bruciato s'era sparso nell'aria; e chi entrò vide una forma carbonizzata e fumante, raggrinzita dallo spasimo, ma pure un viso, che un guanciale di cenere conservava la forma dei lineamenti intatta, come se la fiamma bruta, avesse avuto venerazione pel povero volto consunto, facendo rimanere di lei una nuova immagine della nera Madonna di S. Luca.

Fernanda Zorda.


Per l'Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


SOCI AZIONISTI.


Signora Margherita Verga |||
 L. 5 —
Nobile signorina Luisa Perego de Cremnago quale nuova socia |||
   » 50 —
Francesca Noseda Cereda, per un fiore sulla tomba dell'amico cav. Alessandro Belinzaghi |||
   » 50 —
Bianca e Carlo Viscardi, per un fiore sulla tomba dell'amico cav. Alessandro Belinzaghi |||
   » 50 —
Cav. Giuseppe Chierichetti e Figlia, per un fiore sulla tomba del cav. Alessandro Belinzaghi |||
   » 60 —



Sono in vendita circa m. 300 rete metallica dell'altezza di m. 1, a prezzo ridottissimo.

Rivolgersi all'Economato dell'Istituto dei Ciechi, Via Vivaio, 7.



Ricordatevi di comperare il 29.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che uscì nella scorsa settimana.



L’ODISSEA DI UN LORD

Lord Egmond e Lord Andrews, i due morti, diremo così, del giorno, offrono nella cronaca della loro vita esempi degni di essere ricordati fra i più curiosi romanzi di quella Parie che pure ha già offerto molti casi di carriere avventurose.

Quando nacque, nel 1865, Augusto Arturo Perceval non deve aver fatto intuire ad alcuno di essere destinato a portare un giorno il titolo di pari dell'Inghilterra. Suo padre, luogotenente dell'esercito inglese, era emigrato nella Nuova Zelanda, ed è qui appunto che vide la luce Augusto Perceval, discendente del secondo conte D'Egmont.

Inviato in Inghilterra, vi seguì i corsi della scuola navale commerciale: passò capitano, ma volle ugualmente imbarcarsi come semplice marinaio. A 25 anni, per altro, era già stanco del mare, tornò a Londra e s'arrolò nel corpo dei pompieri, dove pure non sembra che si sia distinto in modo particolare. Quando lasciò il servizio, gli fu rimesso un umile certificato in cui si diceva solo che la sua condotta era stata, in massima, soddisfacente.

Ma fu verso questa epoca che, in seguito alla morte di parecchi parenti lontani, egli divenne erede dei titoli e d'una parte dei beni della contea di Egmont. Ciò non gli impedì di sposare una giovane di umilissima condizione, se pure, a quanto dicono, molto bella e assai bene educata.

L'antico pompiere divenne allora il portiere del municipio di Chelsea, e qui ebbe finalmente campo di distinguersi per il modo sbrigativo onde seppe por fine ad una riunione politica che minacciava di degenerare in disordine. Ricordandosi, e traendo partito dalla sua antica professione di pompiere, egli s'attaccò allora alla pompa d'incendio, l'applicò al pozzo e si diede ad aspergere vigorosamente l'assemblea, che si disperse in un attimo, lasciando il campo libero all'inondazione generosa. Taluni però del consiglio, poco soddisfatti per quella doccia che non avevano ordinata, trassero in giudizio il portiere, che venne condannato ad una multe ed alle spese: il tutto sommante a circa 350 franchi. Il Perceval rinviò la nota al Municipio di Chelsea, ma questo rifiutò il pagamento, non solo, ma dedusse dallo stipendio del portiere le spese di riparazione della sala troppo generosamente inaffiata. Il Perceval presentò allora le sue dimissioni dalla carica. Fortunatamente per lui, proprio in quell'epoca, moriva un suo zio che gli lasciò 200 mila lire di eredità. Egli ne disperse buona parte in piaceri e il resto l'impiegò a stabilirsi negoziante di cemento. Ma poco abile commerciante, il futuro pari si trovò presto in rovina e tentò quindi, con alterna sorte, molti altri mestieri non troppo lucrativi. Ammalatosi, dovette recarsi per cura nel Sud-Africa, dove visse di una pensione di 500 franchi mensili stabilitagli dal defunto padrigno. Finalmente nel 1897 anche il settimo conte d'Egmont morì e Augusto Arturo Perceval divenne di diritto ottavo