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IL BUON CUORE 149


La parola di Gesù ora la comprendiamo bene.

La tristezza cristiana è il senso di vuoto che l’anima interiore prova quaggiù; è il desiderio di qualche cosa a cui quaggiù non s’arriva; qualche cosa, però, notiamolo, ben diverso dal desiderio di un più largo benessere a di un meglio terreno, che sa anche il mondano, e meglio di noi.

La gioia del mondo è la soddisfazione trovata nelle cose che avvincono i sensi, ma che passano e svaniscono come la rugiada al sole.

In noi che cosa c’è? La tristezza dei figli di Dio o la felicità dei figli del mondo?

Forse, sotto a un lieve desiderio spirituale, c’è un profondo anelito alla terra: è così facile illuderci! Indaghiamo bene e supplichiamo Dio che ci illumini, che ci salvi!

Quante volte dopo aver faticato per raggiungere un ideale, una meta, venne fatto di esclamare o di sentire esclamare: non valeva la pena per ciò di tanta lotta e di tanto lavoro!

No, no, crediamolo, sentiamolo bene: non vale la pena di tanto crucciarsi per le cose di quaggiù, così piccole, vuote, deficienti, effimere.... apriamo l’animo allo scontento cristiano che sarà compensato con un gaudio eterno, che nessuno potrà toglierci mai, perché solo il peccato può separare da Dio.

Educazione ed Istruzione


Il Giubileo Cardinalizio di Alfonso Capecelatro


Il giorno 30 aprile Capua celebrò il 25º anniversario della assunzione al Cardinalato del suo illustre e venerando Arcivescovo.

Un Comitato per le onoranze costituitosi all’uopo ebbe la splendida idea di riunire in un fascicolo attestati di lode e di ammirazione di persone distinte del laicato e del clero.

Noi riportiamo qui due di quei preziosi documenti: la lettera inviata dal Papa e quella del Cardinal Mercier.


Lettera del Papa.

«Egregio Signor Professore,

«Lodevole e santo è il pensiero di onorare i benemeriti come della privata, così dell’universale famiglia, che è la Chiesa, in certe ricorrenze della loro vita. Perciò mi congratulo con lei, e coi diletti cittadini di Capua, che con sentimento di anime bennate hanno deciso di festeggiare il venticinquesimo anniversario della elevazione alla sacra Porpora del venerando loro arcivescovo.

«Anzi unendomi a loro in questa dimostrazione di gratitudine e di affetto mi auguro che la festa corrisponda ai meriti del Religioso esemplare, del dotto teologo, del
letterato elegante e fecondo, dell’agiografo scrupoloso, del vescovo, padre tenero ed appassionato, perchè i suoi figli assomiglino in tutto a Gesù Cristo, e finalmente del cardinale insigne, decoro della Chiesa ed ornamento del sacro collegio. E coll’augurio della sacra liturgia nella consacrazione dei vescovi, pel mio diletto figlio, il signor cardinale Alfonso Capecelatro, prego dal Cielo per molti anni ancora la continuazione del fruttuoso suo apostolato, perchè, se la corona dei vecchi è la molta sperienza (Eccl. XXV, 8), la Chiesa, ne ha pure una specie di culto per la vecchiaia, ama di vedere i suoi destini e i suoi interessi ad essa affidati, sicura che ivi sarà sempre il timore santo di Dio.

«E con questo voto impartisco di nuovo a lei, e a tutti gli altri, che si presteranno per questa festa, l’Apostolica Benedizione.

«Pius PP. X.»


Lettera del Cardinal Mercier.

«Di gran cuore io mi associo alle manifestazioni di rispettosa simpatia e di universale riconoscenza che voi avete avuto il felice pensiero di promuovere, in onore del vostro illustre Arcivescovo, in questo 25º anno della sua promozione al Cardinalato.

«Io dubito che al presente esista nel mondo cattolico un uomo il quale sintetizzi, in egual grado del Cardinale Capecelatro, gli interessi vitali della Chiesa.

«Sacerdote innanzi tutto, discepolo fedele dei Santi Filippo Neri e Alfonso de’ Liguori, dei quali egli ha, in forma tanto elevata, esposta la storia edificante, ha messo sempre tra le prime cure del suo zelo apostolico la formazione morale e religiosa del suo clero e più specialmente quella dei giovani leviti del Santuario.

«Ministro e soldato della Chiesa e fiero patriota a un tempo, egli ha potentemente conferito al decoro dell’alto clero nella sua bellissima patria, l’Italia.

«I suoi numerosi scritti pieni di attrattiva e di dottrina, occupano uno dei primi posti nella letteratura religiosa di questi ultimi 50 anni.

«Da lungo tempo io ardevo dal desiderio di fare la conoscenza personale di quest’uomo insigne, e dacchè io ebbi l’onore di occupare l’ultimo posto del Sacro Collegio, che il nome e le opere di Lui illustrano da un quarto di secolo, il mio desiderio si raddoppiò.

«Ricordo vivamente l’emozione che io sentii quando, nel marzo dell’anno scorso, mi trovai finalmente in presenza del venerabile vegliardo.

«Egli, ha conservato tutto il vigore del suo pensiero, il suo occhio è rimasto penetrante; la sua parola, anche in francese, d’una eleganza accademica, è sempre piena di grati ricordi, il suo accento è comunicativo, e quando dalla sua solitudine di Capua Egli spazia lo sguardo scrutatore sul mondo cattolico e si domanda a che punto sono in Inghilterra e negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, nel Belgio, gli interessi della Chiesa, i suoi interlocutori sentono che il cuore di Lui batte più forte, la sua parola si riscalda e si colorisce, le aspirazioni si elevano ma con una tinta di melanconia, da cui l’anima sua non può sentirsi libera.

«Io considero come un favore singolare l’aver pas-