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142 IL BUON CUORE


Ho assistito anche all’arrivo di un molino senese; non so dove mai sarà destinato a prendere largamente in giro i visitatori nè se il vento di Roma gli sarà propizio; ma convengo pienamente, d’altra parte, nella necessità di offrire ai critici dell’arte retrospettiva almeno un molino a vento.

Ma la docile aiuola conduce rapidamente alla Piazza delle armi dove sul fianco sinistro sta il padiglione greco romano dei congressi; un padiglione eccessivamente candido, a mio parere: un biancore zuccherino che stona col grigiore degli edifici adiacenti, coll’ombra venti volte secolare del colosso di Adriano.... La trionfale aquila romana, poi, ha scavalcato il timpano del padiglione e squassa le ali all’aria aperta; gli storici pilastri marmorei della gradinata maggiore portano le insegne della confraternita della Misericordia col profilo tragico di San Giovanni Decollato... Del resto, è la mostra non retrospettiva delle chiacchiere contemporanee: un’aquila fuori dei timpani e molta misericordia....

Perchè non è detto che il padiglione zuccherino dei congressi sia la cosa più indovinata, sullo sfondo medioevale della mole magnifica: preferisco le casermette, basse, umilmente allineate sul gran piazzale delle armi: esse, per ragioni di contrasto, riescono ad isolare più suggestivamente il castello grande; poi, le casermette a pianterreno sono una specie di mostra del comfort modernissimo; gli uffici di segreteria, la posta e i telegrafi, il barbiere, il piccolo restaurant; ho rivisto i giuocattoli.... istruttivi che avevo già ammirato all’Esposizione di Milano, che si ammirano alle stazioni e che contemplo, ogni sera, filosoficamente, al bar della Rosetta: introducendo una moneta da venti centesimi, italiana o svizzera, potrete ricevere, girando un’apposita manovella, il vostro nome e cognome impressi su di una elegantissima lastra di alluminio; e introducendo la stessa moneta in un’altra macchina miracolosa, voi potrete avere, con venti centesimi italiani o svizzeri, un esemplare di quelle squisite cartoline che.... per Roma costano cinque a soldo.

Confesso che la sfilata di questi giuocattoli istruttivi che accennano ad aumentare, è una cosa di molto discutibile gusto: al Parco di Milano facevano sorridere; faranno sorridere a Piazza d’Armi, a Villa Borghese, a Ragazzopoli; ma innanzi a Castel Sant’Angelo fanno male e le melanconie, innanzi a Castel Sant’Angelo, costano care: due uova al tegame, sui minuscoli tavoli di marciapiede del piccolo restaurant moderno vi costano una lira.

Pagate il valore retrospettivo, s’intende.... E preferite il primo piano: le due ali delle casermette raccolgono al primo piano, oltre il museo dell’ingegneria militare italiana e le mostre di numismatica, di epigrafia, e finanche di sfragistica, quella mostra topografica romana che è una delizia di ricordi e divisioni di Roma nostra, di Roma medievale, della città sparita: la superba raccolta degli acquarelli del Roesler Franz è una singolare documentazione della Roma che ci ha visto nascere e che vedemmo morire con la Ripresa dei Barberi e col vicolo del Capocciotto ed è capace di commuovere,
squisitamente, più di tutte le mura di Belisario in terracotta elegantemente deposte su di un tavolo dal professore Rondone che delle mura stesse ha fatto la sua casa e la sua scuola elementare: ho visto un romano de Roma (e giorni sono, almeno, i romani si riconoscevano facilmente, a Castello...) fissare con una tenerezza grande una finestra d’un terzo piano di piazza Strozzi: ora la finestra, il terzo piano, piazza Strozzi non ci sono più: resta l’acquarello.

Questo per garentire anche ai più difficili e ai più esigenti romani di Roma lo spuntino di un ricordo gradito....

Certo, lo so, scendendo dalla Topografica sul viale maggiore del piazzale delle armi non vi potrete rendere facilmente conto e ragione della presenza del generale Enrico Cialdini in policromo bozzetto dello scultore Bardi: questo è un problema ancora insoluto della mostra retrospettiva, sebbene gli informati vadano insinuando che di motivi retrospettivi ce ne siano stati non pochi e davvero potenti, per permettere l’ingresso al bozzetto del generale: il quale bozzetto rappresenta.... un blocco sul quale si distacca il duce a cavallo e una schiera di combattenti, anelanti: rappresentare il blocco, ce n’era abbastanza per motivare la sua non motivata presenza.

Del resto Cialdini è un uomo di spirito: consapevole della situazione, gli si limita a protendervi innanzi l’indice di bronzo in gesso indicandovi la bella riproduzione della fontana Grande di Viterbo e il colosso augusto coronato dall’Angelo. Ha ragione: la vera Esposizione, la vera mostra è là: andiamo: potete pure trascurare le riproduzioni policromate del gabinetto alchimistico di Francesco Borri, della cella campanaria di un eremita del quattrocento, il padiglione medievale delle mostre temporanee che ancora non ci sono: il breve ponte levatoio, calato sul vallo introduce, attraverso alla porta di soccorso, nell’ambulacro angusto che la solida muraglia esterna e le torri merlate segnano in cerchio attorno alla mole severa. La muraglia appare finalmente libera nella sua magnifica ossatura dalle numerose costruzioncelle che fino a poco tempo fa le si accasciavano addosso: dei tetti, dei comignoli, delle cabine, delle baracche restano appena i profili, sulle mura: solo a destra dell’ambulacro di Bonifacio IX si leva ancora, recentemente restaurata, la casina papale; è l’unico.... parassita superstite e compensa largamente la sua natura parassitaria raccogliendo le mostre dei cosmati, di antiche pitture cristiane, di sculture della rinascenza e, al secondo piano, la mostra del costume: i signorili armadi ricchi di abbigliamenti, di acconciature, di monili preziosi, di armi lucenti vi adombrano una numerosa famiglia di castellani, di castellane, di famiglie, di soldati: è il guardaroba del Castello, adornato, non si capisce bene perchè, di certi abbondanti altorilievi in gesso, policromi, di sangue.... sartoriano con inquietante tendenza, però, alla cascaggine e all’anemia. Ma la mostra del costume, perfettamente intonata allo sfondo storico del Castello, vi fa perdonare la sopravvivenza della casina papale, il chiaro caffè latte delle sue pareti levigate, alle quali contrasta,