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Anno X. Sabato, 1.º Aprile 1911. Num. 14.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —G. D. Il Cinquantesimo anniversario della proclamazione dell’Italia una con Roma Capitale — Samarita. Il pettirosso — Giuseppe Serralunga Langhi. Fiumana d’oro in terra argentina.
Religione. —Vangelo della quinta domenica di Quaresima.
Beneficenza. —Paolo Cesare Rinaudo. L’assicurazione contro gli infortuni agricoli — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Per la festa delle ova di Pasqua.
Società Amici del bene. —Un quadro pietoso. Appello alle persone di cuore — Pel carcerati — Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario ecclesiastico.

Educazione ed Istruzione


Il Cinquantesimo anniversario

della proclamazione dell’Italia una con Roma Capitale

I giornali hanno riferito i discorsi di S. M. il Re, dei Presidenti del Senato e della Camera dei deputati, del Sindaco di Roma, letti sullo storico Colle Capitolino nella occasione della Commemorazione del voto del Parlamento che proclamava Roma Capitale del Regno.

È interessante rievocare in questo momento la Grande figura del Re Galantuomo e ricordare le sue parole di quaranta anni fa, perchè ogni lettore, che pur sentendosi italiano non crede dovere rinnegare la grandezza della sua fede, possa raffrontare nella sua mente le parole d’oggi con quelle del Sovrano che voleva e sapeva dare sempre un’impronta personale ai discorsi ufficiali.

Il 9 ottobre 1870 così rispondeva Vittorio Emanuele alla deputazione romana, che gli comunicava il plebiscito della provincia latina:

«Infine l’ardua impresa è compiuta, e la patria ricostituita. Il nome di Roma, il più grande che suoni sulle bocche degli uomini, ci ricongiunse oggi a quello d’Italia, il nome più caro al mio cuore. Il plebiscito pronunciato con così meravigliosa concordia dal popolo romano, e accolto con festosa unanimità da tutte le parti del Regno, riconsacra le basi del nostro
patto nazionale, e mostra una volta di più, che se noi dobbiamo non poco alla fortuna, dobbiamo assai più all’evidente giustizia della nostra causa. Libero consentimento di volontà, sincero scambio di fedeli promesse, ecco le forze, che hanno fatto l’Italia, e che, secondo le mie previsioni, l’hanno condotta a compimento. Ora i popoli italiani sono veramente padroni dei loro destini. Raccogliendosi dopo le dispersioni di tanti secoli, nella città che fu metropoli del mondo, essi sapranno senza dubbio trarre dalle vestigia delle antiche grandezze gli auspicii di una nuova e propria grandezza, e circondare di riverenza la Sede di quell’impero spirituale, che piantò le sue pacifiche insegne anche là dove non erano giunte le aquile pagane. Io come Re e come Cattolico, rimango fermo nel proposito di assicurare la libertà della Chiesa1 e l’indipendenza del Sommo Pontefice, e con questa dichiarazione solenne io accetto dalle vostre mani, egregi signori, il plebiscito di Roma e lo presento agli Italiani, augurando che essi sappiano mostrarsi pari alle glorie dei nostri antichi e degni delle presenti fortune».

È lo Spirito che animò le parole degli Avi della stessa natura di quello che muove quelle dei nipoti? Al lettore il giudicare.

G. D.


IL PETTIROSSO

Era il tempo in cui il nostro Signore creava il mondo, e non creava soltanto cielo e terra, ma eziandio animali e piante e dava loro nome.

Un giorno, verso sera, gli venne in mente di formare un piccolo uccello grigio.

«Ricordati che il tuo nome è pettirosso», disse il Signore quando l’ebbe creato. Lo posò sulla mano aperta e lo lasciò volare. Dopo che l’uccello ebbe volato un pochino, ed ammirato la bella terra, sulla quale

  1. Al singolare, perchè quella degli avi suoi, del patto nazionale, di Lui e della grandissima maggioranza della Nazione.