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102 IL BUON CUORE


Religione

Vangelo della quarta domenica di Quaresima



Testo del Vangelo.

In quel tempo, passando, vide Gesù un uomo cieco dalla sua nascita: e i suoi discepoli gli domandarono: Maestro, di chi è stata la colpa, di costui, o de’ suoi genitori, ch’ei sia nato cieco? Rispose Gesù: Nè egli, nè i suoi genitori han peccato: ma perchè in lui si manifestino le opere di Dio. Conviene, che io faccia le opere di lui, che mi ha mandato, fin tanto che è giorno: viene la notte, quando nissuno può operare. Sino a tanto che io sono nel mondo, sono luce del mondo. Ciò detto sputò in terra, e fece con lo sputo del fango e ne fece un empiastro sopra gli occhi di colui. E dissegli: Va, lavati nella piscina di Siloe (parola che significa il Messo). Andò pertanto, e si lavò, e tornò che vedeva. Quindi è che i vicini, e quelli che l’avevan prima veduto mendicare, dicevano: Non è questi colui, che si stava a sedere chiedendo limosina? Altri dicevano, è desso. Altri, no, ma è uno che lo somiglia. Ma egli diceva: Io sono quel desso. Ed essi dicevangli: Come mai ti si sono aperti gli occhi? Rispose egli: Quell’uomo che si chiama Gesù, fece del fango e unse i miei occhi, e mi disse: Va alla piscina di Siloe e lavati. Sono andato, mi son lavato, e veggio. E allora gli dissero: Dov’è colui? Rispose: Nol so. Menano il già cieco ai Farisei. Ed era giorno di sabbato, quando Gesù fece quel fango, e aprì a lui gli occhi. Di nuovo adunque lo interrogavano anche i Farisei, in qual modo avesse ottenuto il vedere. Ed ei disse loro: Mise del fango sopra i miei occhi e mi lavai, e veggio. Dicevan perciò alcuni dei Farisei: Non è da Dio quest’uomo che non osserva il sabbato. Altri dicevano: Come può un uomo peccatore far tali prodigi? Ed erano tra loro in scissura. Dissero perciò di nuovo al cieco: Tu che dici di colui, che ti ha aperti gli occhi? Egli rispose loro: Che è un profeta. Non credettero però i Giudei, che egli fosse stato cieco e avesse ricevuto il vedere sino a tanto che ebber chiamati i genitori dell’illuminato. E li interrogarono, dicendo: È questo quel vostro figliuolo, il quale dite che nacque cieco? come dunque ora ci vede? Risposer loro i genitori di lui, e dissero: Sappiamo che questi è nostro figliuolo, e che nacque cieco; come poi ora ei vegga nol sappiamo: e chi gli abbia aperti gli occhi, noi nol sappiamo; domandatene a lui, ha i suoi anni; parli egli da sè di quel che gli appartiene. Così parlarono i genitori di lui, perchè avevan paura de’ Giudei; imperocchè avevan già decretato i Giudei, che, se alcuno riconoscesse Gesù per il Cristo, fosse cacciato dalla sinagoga. Per questo dissero i genitori di lui: Ha i suoi anni, domandatene a lui. Chiamarono adunque di bel nuovo colui, che era stato cieco, e gli dissero: Dà gloria a Dio: noi sappiamo, che questo uomo è un uomo peccatore. Disse egli loro: Se ei sia peccatore, nol so: questo solo io so, che io era cieco, e ora io veggio. Gli dissero perciò: Che ti fece egli? Come aprì a te gli
occhi? Rispose loro: Ve l’ho già detto, e l’avete udito: perchè volete sentirlo di nuovo? Volete forse diventar anche voi suoi discepoli? Ma essi lo strapazzarono, e dissero: Sii tu suo discepolo, quanto a noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo, che a Mosè parlò Dio: ma costui non sappiamo donde ei sia. Rispose colui, e disse loro: E quindi appunto sta la meraviglia, che voi non sapete, donde ei sia, ed ha egli aperti i miei occhi. Or sappiamo, che Dio non ode i peccatori: ma chi onora Dio e fa la sua volontà, questi è esaudito da Dio. Dacchè mondo è mondo, non si è udito dire, che alcuno abbia aperti gli occhi a un cieco nato. Se questi non fosse da Dio, non potrebbe far nulla. Gli risposero, e dissero: Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati, e tu ci fai il maestro? E lo cacciarono fuora. Sentì dire Gesù, che lo avevan cacciato fuora, e avendolo incontrato, gli disse: Credi tu nel Figliuolo di Dio? Rispose quegli, e disse: Chi è egli, Signore, affinchè io in lui creda? Dissegli Gesù: E lo hai veduto, e colui che teco parla, è quel desso. Allora quegli disse: Signore, io credo. E prostratosi lo adorò.

S. GIOVANNI, Cap. 9.


Pensieri.

«E passando vide un uomo cieco nato. E i suoi discepoli gli domandarono: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, ch’è nato cieco? Rispose Gesù: Ne lui peccò, nè i suoi genitori; ma perchè in lui si manifestino le opere di Dio.»

Quante volte anche noi, abbiamo uditi discorsi, apprezzamenti come questo che il Vangelo racconta! Di ogni cosa, di ogni avvenimento, si vuol trovare la causa; ma, intendiamoci bene, non la causa determinante ogni effetto; ma una causa più profonda, più sottile... e si sente parlare in modo, come se Dio, ad alcuni, avesse comunicato i segreti divini della sua provvidenza. Un simile modo di parlare dà sempre un senso di disagio: suona così poco umile, così poco caritatevole! Perchè farci noi come i giudici dei nostri fratelli e assumere una funzione così grave, così delicata?

E perchè attribuire a Dio le nostre passioni di vendette, di rivendicazioni? Non è invece meglio vivere di questa fede: che su tutti e su tutto veglia la provvidenza del Signore, che è provvidenza di sapienza e d’amore, che nel mondo, si svolge e si attua un disegno divino; che gli uomini possono agitarsi, ma che Dio li conduce?

Da questa fede viene un senso di benevolenza verso i nostri simili, anche se ci sembran colpevoli: viene un senso di riverenza, quasi, davanti alle loro sventure; viene una grande forza anche nelle nostre proprie pene.

«Non è da Dio quest’uomo che non osserva il sabato.»

Ecco un’altra traccia dell’astio dei Farisei contro Gesù, della loro sistematica opposizione all’opera sua, che si continua nei secoli, che è diventata la opposizione dell’ipocrisia verso la virtù. Essa cerca di mettere le spalle al muro, di trincerarsi dietro un’arida, meticolosa, pedante osservanza di precetti, di leggi e, di là, crede poter lanciare sicuramente e senza danno i suoi strali. E colpisce, e ha vittorie, ma vittorie sin-