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82 IL BUON CUORE


del suo ingegno fulgidissimo, e soprattutto in quelle della sua candida bontà.

Ricordiamo pure con animo commosso l’efficace impulso del Fogazzaro alla istituzione dell’opera ideata da Mons. Bonomelli per l’assistenza degli operai italiani all’estero, e rievochiamo un brano del discorso che sull’importante problema, l’autore di Piccolo mondo antico pronunciava in Cremona il 19 maggio 1900:

«Quando l’inverno scorso, a Venezia, io vidi convenire liberamente in un alto consenso cristiano e civile, da regioni diverse della patria nostra, uomini di cattedra, uomini di toga, uomini di penna, uomini di spada, membri del Parlamento, artisti e agricoltori, associati per soccorrere i missionari cattolici italiani; quando, udito nella parola semplice e lucida del relatore come un suono lontano di cento opere avviate con la Croce e per la Croce in quell’Oriente che ricorda il ferro, l’oro e il grido dei nostri padri, fu proposto che un’opera nuova di carità religiosa e patria si fondasse: quando voi Monsignore, non presente, ne foste acclamato a futuro capo, io sentii con gioia vibrar nella sala e scuoter le anime un divino spirito di giovinezza e di vita. Certo, signori, vi era in me allora una allegrezza italiana, ma sopra il sentimento nazionale, angusto al paragone e mutabile, il mio sentimento cristiano e cattolico ardeva di rinnovata fede della eterna energia vitale infusa nelle viscere della Chiesa dall’invisibile suo Capo, lampeggiante al cenno di Lui, perenne fonte di luminosi ringiovanimenti del cattolicismo in faccia agli avversari che gli contano le residue ore di vita.»

La più grande manifestazione della bontà e della fede di Antonio Fogazzaro si ebbe attraverso le vicissitudini del Santo, il quale, lodato da molti, discusso da moltissimi e assalito da penne violente, fu infine messo all’Indice. Il Fogazzaro, allora, da credente convinto, da cristiano cattolico, da scrittore rispettoso dell’Autorità costituita, fece nobile sommissione al decreto di condanna, e se il suo cuore sofferse atrocemente in quei momenti dolorosi per le false interpretazioni di scrittori e di oratori in mala fede, le sue labbra non pronunciarono un lamento e la sua penna si ritemprò nel proposito di far conoscere il suo sentimento con un nuovo romanzo, che pur troppo doveva essere il suo ultimo lavoro.

Venne così la Leila con la Donna Fedele, col Massimo, col Don Aurelio, il quale così parlò nel dare l’estremo addio al Santo:

«Udite. Quest’uomo ha molto parlato di religione, di fede e di opere. Non Pontefice sentenziante dalla cattedra, non profeta, ha potuto, molto parlando, molto errare, ha potuto esprimere proposizioni e concetti che l’Autorità della Chiesa avrebbe ragione di respingere. Il vero carattere dell’azione sua non fu di agitare questioni teologiche nelle quali potè mettere il piede in fallo; fu il richiamo dei credenti di ogni ordine e stato allo spirito del Vangelo, fu la determinazione del valore religioso di questo spirito incarnato nella vita, nei sentimenti e nelle opere degli uomini. Egli proclamò sempre il suo fedele ossequio all’Autorità della Chiesa,
alla Santa Sede del Pontefice Romano. Vivente, si glorierebbe di offrirne la prova e l’esempio al mondo. È nel nome suo che io lo affermo! Egli seppe che il mondo disprezza l’obbedienza religiosa come una viltà. Egli ha disprezzato alla sua volta, fieramente, i disprezzi del mondo, il quale glorifica l’obbedienza militare e i sacrifici che impone, benchè l’autorità militare sia assistita da carceri e manette, da polvere e piombo; e l’autorità religiosa da niente di tutto ciò. Nulla egli amò sulla terra quanto la Chiesa. Pensando alla Chiesa, si paragonava alla menoma pietra del più gran tempio, che, se avesse anima, si glorierebbe di essere una cosa coll’edificio colossale, di venirne in ogni senso compressa....»

E qui non finisce la sublime apologia del Santo, che vorrebbe anche essere una riparazione; sì, una riparazione che rappresenta in tutta la sua elevatezza l’anima bella di Antonio Fogazzaro.

Angelo Maria Cornelio.


L’illustre Vescovo Mons. Bonomelli ha avuto la soddisfazione di confortare il Fogazzaro colla sua benedizione e colla sua parola paterna.

S. M. il Re d’Italia e S. M. la Regina Madre hanno espresso con affettuosi telegrammi le più sentite condoglianze alla famiglia Fogazzaro.

Il nuovo vescovo di Vicenza, monsignor Ferdinando Rodolfi, già eletto ma non ancora insediato, ha inviato questo telegramma:

«Profondamente commosso, piango ottimo padre, cittadino e letterato insigne, credente convinto, gentiluomo perfetto; invoco pace all’anima buona, prego celesti conforti sopra desolata famiglia.»

E il cardinale Agliardi ha telegrafato:

«Iddio, buono anche quando manda le tribolazioni, le conceda rassegnazione. In questi momenti dolorosi, le siano di conforto la memoria delle virtù profondamente cristiane dell’uomo perduto, la speranza certa di rivederlo in cielo e il cordoglio universale dell’Italia nostra, ch’egli servì con le opere e illustrò con gli scritti. Quando potrà, mi mandi una piccola immagine che voglio porre nel breviario per ricordarmi di lui nelle quotidiane preghiere.»

Il Fogazzaro sarà commemorato nei più alti consessi italiani e stranieri. Certo le sue sembianze saranno tramandate ai posteri con ricordi monumentali. Intanto la Deputazione Provinciale di Vicenza ha già deliberato d’iniziare con tremila lire una sottoscrizione per un monumento ad Antonio Fogazzaro nella sua città natale, dove certo convergeranno le maggiori offerte degli ammiratori del rimpianto romanziere, e la Giunta municipale ha già stanziato all’uopo la somma di lire diecimila.



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