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IL BUON CUORE 77


volta di udire come l’eco di lontane voci: le voci dei nostri fratelli caduti vittima della prepotenza del numero sulle ambe abissine. Ascoltatele! In esse non sarà invocazione di vendetta; esse vi diranno soltanto di perseverare e di ardire nella missione di pace e di civiltà che vi siete assunta nella pienezza della vostra coscienza di vescovo e di italiano.

Perchè è soltanto col mezzo di queste opere validamente sostenute a difesa dalla virtù dei nostri soldati e dalla coscienza patriottica del governo e del popolo italiano, che il sogno radioso che fu l’ultimo per quegli eroi, e cioè che la bandiera italiana avesse a sventolare sempre sulle terre intrise del loro sangue, che quel sogno potrà diventare realtà!»

L’applauso caloroso, che già aveva accolto monsignor Tei, fu ripetuto per il brillante oratore; e con eguale fervore fu rinnovato quando si levò il nuovo prefetto dell’Eritrea. Egli, con modesto accento e sobrietà di linguaggio temprato alla consueta mitezza francescana, ringraziò anzitutto delle avute attestazioni; toccò della missione dell’Eritrea affidata ai cappuccini per l’interessamento di monsignor Bonomelli e per la volontà del Papa. Brevemente manifestò i suoi propositi di generosa carità verso gli abitatori della colonia commessa alle sue cure per volontà del Papa. Ma qui ricordò i bisogni della colonia ed ebbe accenti di apostolico fervore accennando che occorrono asili, scuole, orfanotrofi, e all’uopo egli, che già sperimenta la generosità dei milanesi, si affida alla loro carità, e spera che i voti da lui formulati per il miglioramento della colonia troveranno munifica corrispondenza nei milanesi, dei quali conosce l’animo temprato a benevolenza e singolare pietà.

A proposito di “Un Figlio„1


Nelle ore di silente meditazione, quando il pensiero indietreggia rievocando il passato, o si posa scrutando l’ora presente, è specialmente la visione femminile che si affaccia con tutta la suggestiva potenza del suo fascino. Poichè, malia sottile e inafferrabile, questo fascino ha sempre avvolto la donna di una nube di poesia, foss’ella passata serenamente grande o dolcemente modesta nella missione sua di bontà, di grazia e di sorriso, foss’ella passata, tutto travolgendo in un turbine di colpa e d’errore: fiore fragrante, erba velenosa. In tutti i gradi e le sfumature del bello e del brutto, del buono e del cattivo, essa portò e porta sempre la sua nota caratteristica: il pudore che ne difende la dignità; la debolezza che ne può fare una preda: elevazioni sublimi e taciti sacrifici; cadute clamorose e colpe nascostamente coscienti.

Ma ora, ora si vuole sfrondare la donna di questo fascino col quale appunto ha sempre regnato; di questo misto di rassegnazione, di grazia e di ritrosia, e chi vuol sfrondarnela è appunto una donna. E questa
donna non attenta alla sposa ed alla madre, no; ella si rivolge alla nubile, ed in nome di chi sa quali esigenze ed istinti, in nome di chi sa quali diritti, le ripete: — È giunta l’ora tua. Se la sacra missione di madre che il matrimonio prepara, ti è negata, perchè sfiorire nell’inutilità del sacrificio, accettando passiva l’ingiustizia di un destino che ha l’inesorabilità del Fato? — E la matura donzella che finora credette sacra la legge che vieta o consente, che d’un nobile senso di moralità fece la sua forza, ora questa matura donzella saprà che le è aperta la via, perchè una donna lo disse. Oh, l’ingegno della donna! Quell’ingegno che la fa sacerdotessa d’un nuovo vero, in un’epoca che sembra permettere tutte le emancipazioni e tutte le libertà! Forse un uomo non avrebbe osato permettersi tanto, perch’egli può bensì abusare della sua forza, ma non sottoscrivere spontaneamente al capovolgimento dell’ordine sociale, all’annichilimento d’ogni più nobile prerogativa femminile.

Occorreva la donna, e questa fu una!

Myriam Cornelio Massa.

La nostra collaboratrice scrive pure quale interprete di signore e signorine, le quali l’hanno incitata a protestare contro la novissima teoria esposta da Ada Negri nel Marzocco, teoria che ha suscitato un senso di sdegno, di disgusto profondo e di ribellione.

La nostra collaboratrice, per un giusto sentimento di decoro, non ha voluto commentare la prosa di Ada Negri, deplorata anche dal Secolo, che ha dimostrato tutta la fallacia della tesi colla quale la scrittrice caccia in una intricatissima selva le fanciulle.

Non aggiungiamo altro, perchè il senso morale è generalmente profondo e tale da non lasciarsi fuorviare da teorie che non si saprebbe come qualificare.

(Nota della Redazione).


MANZONI E LA MUSICA

Il Manzoni amava molto la musica che gli abbelliva tutto ciò che facesse. Non era certo un tecnico, nè aveva disposizione nè orecchio per quell’arte, nè infine era da essa ammaliato al punto di rompere le sue abitudini per andare a teatro a sentirla. Ma pure era riuscito a tenere a mente e canterellare certe canzonette popolari francesi in un ritmo difficile, senza una chiara melodia, strane tanto che pur un maestro avrebbe stentato a ripeterle. E quando nel pomeriggio non aveva visite e quando a sera nessuno era venuto a tenergli compagnia, se qualcuno dei suoi si fosse messo al piano e avesse suonato fino all’ora di coricarsi, sarebbe stato certo di non annoiarlo. Egli continuava a leggere ed affermava di trovar più bello ciò che leggeva. Fra le altre una sera si suonava a quattro mani la Sinfonia in la del Mendelssohn, quella che si chiama appunto la Sinfonia italiana perchè fu concepita ed in parte scritta tra noi. Quando il Manzoni udì impostare e

  1. Il Marzocco del 5 febbraio.