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76 IL BUON CUORE


«Qualche mese fa si levò bensì una voce nel nostro Parlamento, contro la indifferenza del nostro governo, rispetto all’opera anti-italiana di questi svedesi; ma cosa strana, chi ne prese le difese fu appunto il Martini, il quale, dimenticando quanto aveva scritto pochi anni or sono, ebbe il coraggio di dire che gli sembrava molto inopportuno che il governo avesse a richiedere alle missioni svedesi, che attendessero all’insegnamento della lingua e della coltura italiana, perchè ciò le distrarrebbe evidentemente da molti altri lavori che esse compiono in Eritrea.

Oh! se invece di protestanti si fosse trattato di missioni e di missionari cattolici, chissà quali invettive contro una propaganda, fatta nei nostri possedimenti, a tutto danno certamente della nostra influenza politica civile!

Ma voi — eccellenza — guardate serenamente a tutte queste difficoltà che rendono anche più spinoso il compito vostro, fidente come siete nell’aiuto di Dio!

Tutta una folla di sacri ricordi si presenta del resto, in questo momento, alla vostra mente e reca conforto coraggio all’animo vostro, e vi fa sicuro che l’opera che state per iniziare sarà benedetta e feconda di copiosi frutti; i ricordi degli eroismi, dei martirii, delle fatiche sopportate da tanti vostri confratelli nei tempi passati, ed in quelli a noi vicini, per la evangelizzazione dell’Africa.

Deplora l’oratore la deficienza dei soccorsi che il governo italiano largisce alle nostre missioni. Le nostre scuole all’estero costano 1.650.000 lire, e di questa somma solo l’8 per cento si assegna alle scuole confessionali che contano 22000 allievi, mentre il 92 per cento viene assegnato alle scuole laiche con 16000 allievi soltanto.

Quale differenza con la Francia — ferocemente anticlericale all’interno — ma che assegna alle scuole delle sue missioni, la metà del suo bilancio per le scuole all’estero: ed anche con la Germania, protestante, che largamente sussidia le scuole delle missioni cattoliche tedesche!

Ebbene signori, che almeno là dove il governo non arriva e fino a quando non arrivi, giunga il patriottisnio dei cittadini: e che mons. Carrara, partendosi di qui per recarsi ad educare ed istruire i figli della nostra colonia, non abbia più a dover ripetete l’amaro lamento del suo venerando predecessore e ad arrossire nel fare il confronto per la larghezza di mezzi di cui dispongono le missioni svedesi, e che permette loro di fondare scuole ed asili con ogni modernità di suppellettile didattica, e la miseria delle missioni nostre.

Ed a rnons. Carrara, che dimostrò sempre, di apprezzare l’alta funzione del sapere, anche nel campo della propaganda religiosa, tanto che volle che i migliori fra i suoi studenti frequentassero la Università di Friburgo ed istituti superiori di Roma; a monsignor Carrara poi dobbiamo dare i mezzi onde possa tutta esplicare l’opera di civilizzazione alla quale è chiamato della quale è capace.

E sia questa la promessa che noi gli facciamo oggi dandogli il saluto della patria, prima della sua partenza;
sicchè egli si rechi laggiù maggiormente confortato ad intraprendere il rude e difficile lavoro che gli fu affidato.

L’opera dei cappuccini ha un carattere schiettamente patriottico e nettamente italiano.

Intanto l’ordine stesso dei cappuccini è nostro, perchè è nostro Francesco; e non nostro soltanto, perchè nato in Italia, ma perchè egli rappresenta e riassume squisitamente il genio della gente italica. La quale, pure nella povertà, sa trovare la poesia della vita; sa apprezzare e va in estasi davanti alle bellezze della natura. I canti del nostro popolo, che magnificano la bellezza di una rosa, di una viola, di un gelsomino e che danno un’anima al sole, alla luna, alle stelle; la sua schietta letizia anche nella povertà il bisogno irrefrenabile di squillare a piena voce una canzone negli scarsi momenti di riposo, dopo un lavoro duro ed accasciato; tutto ciò, che costituisce l’anima del popolo italiano, trova in Francesco la più elevata e più nobile espressione.

E la stessa vita dell’ordine, attraverso a sette secoli, che fu sempre vissuta in mezzo al popolo nostro, del quale gli umili fraticelli divisero le miserie ed i dolori — che lo soccorsero nei bisogni, con una carità semplice ed immediata, che potrà sembrare meno opportuna alla scienza economica moderna, ma che è benedetta da tanti affamati; che il popolo consolarono negli ospedali e nei lazzaretti; e questa vita, semplice nelle manifestazioni e tanto ricca di frutti, ha fatto dei cappuccini un ordine schiettamente popolare in Italia; e tale popolarità la letteratura sintetizzò e impersonò nella nobile figura di Fra Cristoforo, difensore ardimentoso dei deboli contro la prepotenza dei tirannelli e vittima generosa e serena della carità, nel lazzaretto di Milano.

Ebbene eccellenza — ditelo altamente che nel vostro cuore e in quello dei vostri confratelli — pure ricoperti dal rude saio del frate — canta puro e sincero l’amor di patria, fatto più sublime e santo dalla fede che vi riscalda i cuori; proclamatela la vostra italianità, della quale per l’opere vostre passate e per quelle che vi apparecchiate a compiere siete ben degni.

E dite, che se all’animo vostro di religiosi, sorride alta l’idea di poter conquistare laggiù nella nostra colonia, molte anime alla luce della fede di Cristo: al vostro patriottismo di italiani non sorride meno la speranza di conquistare figli devoti all’Italia, di fare il nome di questa rispettato ed amato per quei popoli — sicchè quella colonia possa presto considerarsi ed essere veramente una nuova provincia d’Italia.

Oh! che la croce ed il tricolore si accompagnino sempre laggiù nelle lande africane, simboli, non di conquista fondata sulla forza, ma di pacifica redenzione civile e religiosa.

Così e soltanto così l’Italia potrà compiere l’alta sua missione di incivilimento e sentirsi degna di continuare nei tempi nostri, l’opera di civiltà della madre Roma.

Eccellenza! Fra pochi giorni voi sarete laggiù, fra i nuovi vostri figli; in quelle terre, che il generoso sangue italiano ha rese sacre per la patria.

Forse negli alti silenzi della notte, parrà a voi tal-