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70 IL BUON CUORE


Alla prima fan seguito altre due parabole, nel testo evangelico che oggi la Chiesa propone alla nostra meditazione, due parabole ricche di ammonimento e di consolazione.

Il regno de’ cieli è simile a un chicco di senape, un piccolo grano, che, cresciuto, è maggiore di tutti i legumi e diventa un albero.

In questa parabola un gran conforto per gli apostoli, per gli educatori. E un chicco, un granello, che essi seminano: un discorso, una parola buona.... pare così piccola cosa! Ma in esso c’era tutto il loro amore, il loro desiderio di bene; per impulso dello spirito essi hanno parlato, operato.... la loro parola sarà benedetta dallo spirito e il regno de’ cieli s’allargherà nelle anime e ineffabile gioia inonderà il cuore del pio seminatore.

E la parabola del lievito suona ammonizione alle anime. Lo spirito di Cristo deve essere sacro fermento per tutta una vita, tutta la deve pervadere e santificare In nessun momento è permesso a un cristiano di dimenticare la dignità della sua vocazione; quando diminuisse di vigilanza o cedesse allo spirito del mondo, anche in minima cosa, esulerebbe da lui il regno dei cieli....

Esso è simile al lievito che fa lievitare tutta una mistura di farina.... tutta, pensiamoci bene! Se tutta la nostra vita non è testimonianza della nostra fede, non è in noi il regno de’ cieli!

Monsignor LUIGI CASANOVA

Una ben grave perdita ha fatto Milano: la mattina del 18 corrente mese, a soli 51 anni, moriva il benemerito Rettore del Pio Istituto dei Sordo-muti poveri di campagna, Monsignor Luigi Casanova.

Ventidue anni or sono, nel 1889, succedeva al suo illustre predecessore, Abate Giulio Tarra. Succedere al Tarra, e conservare l’Istituto all’altezza a cui l’aveva portato, non era opera facile: il Casanova non venne meno al suo compito: completò, ingrandì l’opera del Tarra.

Il Tarra si era specialmente applicato al problema dell’istruzione migliore dei sordomuti: il metodo orale ebbe nel Tarra, insieme al Padre Pendola, uno dei più validi sostenitori. Fuori di questione questo punto fondamentale, il Casanova si applicò specialmente a sciogliere il problema dell’assistenza completa del sordomuto, assistenza nel raccoglierlo, assistenza nell’aiutarlo.

Veduti cader vani tutti gli sforzi fatti prima, e rinnovati da lui, per indurre il governo a prestare larghi mezzi per l’istruzione dei sordomuti, egli si raccolse a trovare appoggi nell’opera di illuminati cittadini e negli aiuti della beneficenza privata. Istituì un apposito Comitato per la diffusione dell’istruzione dei sordomuti, e vedendo all’epoca delle ammissioni che molti bambini non potevano essere ammessi nell’Istituto, perchè deficenti di intelligenza o sordastri, pensò di fondare un apposito Istituto per riceverli, e istruirli
con metodi speciali. Da questa idea esci l’Istituto, ora giunto allo sviluppo di grande opera benefica, l’Istituto dei Deficienti, che affidò per la direzione al suo benemerito Vice-Rettore, Don Ettore Bellani, interprete ed esecutore felicissimo delle sue idee.

Rispondendo a un sentito bisogno, l’opera ebbe subito diramazioni anche fuori di Milano, ed ora due case succursali di deficienti si trovano aperte a Monza ed a Tradate.

Aiutò la fondazione, e si può dire fondò un altro Istituto a Como per l’istruzione dei sordo-muti poveri di quella Provincia, Istituto ora divenuto autonomo, e già in via di notevole progresso.

Ma un grande quesito di indole pratica si presentò subito alla mente di Don Luigi Casanova: come aiutare i sordo-muti dopo usciti dall’Istituto? Molti trovano di occuparsi nei loro paesi, presso le loro famiglie; ma molti sono a Milano, e sarebbe opportuno tenerli uniti a lavoro collettivo. Fondò allora una Casa-lavoro sordo-parlanti in Milano per i maschi, e un’altra per le femmine a Vedano Olona.

Fondò pure un’associazione fra i sordo-parlanti, la quale conta oggi più di 700 soci con sezioni fiorenti in altre città.

Ma un’idea ancor più larga di beneficenza, non solo a vantaggio dei sordo-muti, ma di altri figli del popolo, si impadronì dell’anima di Monsignor Casanova. Dopo il tempo legale prestabilito, era venuta in disposizione di libera vendita la grande area del Cimitero di S. Gregorio, vicino al Lazzaretto. La sezione femminile dell’Istituto dei sordo-muti, non aveva sede propria: le allieve erano raccolte e istruite presso le Suore Canossiane a S. Michele alla Chiusa. Pensò di erigere la loro casa propria sull’area del Lazzaretto, e coll’aiuto delle Suore farne il centro di altre opere buone, come l’oratorio festivo delle fanciulle, collegate insieme dalla costruzione di un gran tempio, che fosse a un tempo opera religiosa e morale; opera religiosa in un esercizio di continuo suffragio per le anime di coloro che per un corso di secoli avevano quivi ricevuto sepoltura; e opera morale per l’assistenza religiosa e morale di tanta gioventù.

Era un’opera collettiva, grandiosa, che richiedeva la disposizione di molti mezzi, che avrebbe sgomentato più di uno spirito ardito, ma non sgomentò Don Luigi Casanova, che ausiliario alle opere sue poneva Colui, pel quale niente è impossibile, Dio. Egli pose in Dio la sua fiducia, e Dio non lo abbandonò. I legati affluirono, e fra essi è ricordato uno di L. 70.000, arrivato da mano ignota, alla vigilia di un giorno, in cui Don Luigi doveva soddisfare un impegno grave ed urgente, e non sapeva in qual modo.

L’opera complessiva si iniziò e crebbe. Ci fu un momento in cui il lavoro simultaneo della casa per le sordomute, dell’oratorio femminile, della Chiesa di S. Gregorio, si presentò con tale imponenza e fervore, da dare l’idea della costruzione di un nuovo quartiere dell’intera città.

Ora la Chiesa esiste, grande e magnifica, esiste ai suoi fianchi l’Istituto delle sordo-mute, costruito dietro