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66 IL BUON CUORE


PROPAGANDA FEMMINILE

Non temete che vi parli ancora delle a «suffragettes». Ho giurato a me stesso di non toccar più questo argomento sino al giorno in cui aprendo un giornale inglese, mi avverrà di non trovare alcun cenno che le riguardi. Finchè, dunque, parleranno loro, tacerò io. Vendetta terribile, come vedete, che spaventerà, senza dubbio, le mie amabilissime lettrici, ma che, a rifletterci un pochino, può anche trovare la sua ragione d’essere in una norma elementarissima di buona creanza. Vi permettereste voi, in una conversazione privata di interrompere un discorso corrente per cacciarvi dentro la punta del vostro naso inquisitore? Lo stesso mi sembra, deve seguirsi trattandosi di una conversazione pubblica. Aspettiamo che le signore «suffragettes» si decidano anche solo alla tregua d’un respiro. E allora parleremo noi....

Del resto, ciò che le «suffragettes» vogliono e ciò che fanno vi è già troppo noto perchè io senta proprio ora il bisogno di ripetervelo e voi possiate, in qualche modo aver interesse a sentirvelo raccontar di nuovo. Parliamo piuttosto delle “altre” donne, delle donne in generale, che non hanno, d’altronde, minor ragione d’esser lasciate in disparte, specialmente in questo periodo elettorale che rivela, in modo mirabile, tutte le mirabili doti della loro attività.

Poichè voi sapete come uno dei tratti più caratteristici della vita politica inglese sia appunto questa parte considerevole che vi prendono le donne. Nel caso particolare, trattandosi cioè di elezioni, questa operosità femminile ha poi assunto un nome a sè, un nome che è tutto un programma e che ha una eloquenza tutta speciale per gli inglesi: «canvassing».

Veramente — vedi fortuna delle parole! — questo verbo «canvassing» aveva una volta un significato parte vergognoso e parte equivoco: voleva dire sollecitare e, magari, brigare. Adesso si potrebbe invece tradurlo così: adempiere i propri doveri di cittadini.

Parole e frasi, da oneste diventano disoneste, e viceversa, col mutare dei costumi e il nascere di nuovi soggetti cui sono applicate. Il barone Manno scrisse su questa varia fortuna delle parole un volume dotto insieme e divertente, ma che è stato dimenticato perchè il lettore innocente non ha alcun motivo per immaginare che anche un filologo possa, per mero caso, non essere un seccatore. L’obliato filologo italiano avrebbe dunque scritto un saporoso capitolo sul vocabolo in questione, che un tempo suscitava l’immagine di uno stuolo di postulanti, di clienti, di seccatori e che ora dice il nobile atto del cittadino che sceglie i governanti del suo paese. E questo in Inghilterra, il paese classico dell’elettorato!

Ma in filologia — dicono — un perchè c’è sempre. E se si pensi che in Inghilterra, una elezione è, per tre quarti, opera dell’attività femminile, apparirà chiaro il perchè un vocabolo, che significava sollecitazione e intrigo, sia arrivato ora ad esprimere la funzione elettorale....

Del resto non è a credersi che il «canvassing» sia la cosa più facile e divertente di questo mondo. Tutt’altro. Una delle più grandi dame della società londinese, Mrs Alfred Mond, moglie ad uno dei più eminenti parlamentari, ebbe a dichiarare recentemente in una intervista, che «le principali qualità di una donna che voglia prender parte attiva ai movimento politico debbono essere: fascino, tatto, discrezione e quel savoir faire tutto proprio di una donna ospitale». Il che implica, naturalmente, anche il dono della mnemonica individuale, dell’eloquenza facile e persuasiva, del buon gusto nell’abbigliamento in relazione, benintesa, ai diversi ambienti e alle diverse occasioni. Nel periodo attuale, per esempio, il problema della toilette per una signora che pratichi il «canvassing» a favore della causa liberale, non deve esser certo privo di difficoltà. Essa ha da trovare il modo più acconcio per non urtare la suscettibilità tanto dei vecchi radicali del collegio come delle persone della così detta «classe media» mentre ha pur da tentare di entrar nelle buone grazie delle classi operaie.

È vero che il compito riesce facilitato dal fatto che molti dei problemi — pratici — su cui le elezioni s’imperniano — la questione finanziaria, il benessere della comunità, i rispettivi meriti del Free Trade o del Protezionismo — hanno, per comune consenso, una particolare accessibilità allo spirito e all’interesse femminili; così, che, ad esempio, la donna che si schieri a favore del a buon mercato a dei viveri, degli indumenti e degli altri elementi di prima necessità, si trova già circondata da un’atmosfera di simpatia fra quelle classi operaie dove si rechi a portare il verbo del partito che ha concesso al popolo le «pensioni per la vecchiaia».

Tuttavia, ripeto, a malgrado di qualche comico incidente e di qualche sprazzo di genialità, che rivela, a volte, con un gesto solo, tutta la profonda intuizione d’un popolo, le attrattive del «canvassing» femminile non sono, generalmente, seducenti.

Il percorrere, in certi giorni, palmo a palmo, certe vie sudicie e anguste sotto la pioggia o il vento in mezzo al fango o alla neve, bussando a ogni porta nella speranza, spesso vana, di un’accoglienza benevola, tramuta sovente anche il più vivo entusiasmo in un senso faticoso di scoraggiamento morale. Si sente troppo bene, in fondo, che non si ha diritto di invadere le case di tutti questi ignoti che hanno, ciascuno le proprie cure, le loro proprie occupazioni cui attendere e che non sono poi da considerarsi scortesie soverchie certi rifiuti, certe accoglienze gelide, certi inviti a «badare ai fatti nostri».

Pure le donne inglesi che praticano il «canvassing» offrono una prova mirabile di pertinacia e di volontà: difficilmente voi le troverete, anche dopo le prove più ardue, scoraggiate o disilluse; qualunque sia la causa che sostengono, la loro fede non tituba, non piega, non s’indebolisce; anche sconfitte, non cedono.

Il fondo pratico della loro natura le salvaguarda, del resto, dall’abbandonarsi a sostener cause troppo in contrasto con l’interesse generale, che è, in fondo, il