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IL BUON CUORE 45


prendere? pasticche di sublimato, o un soldo di capocchie di fiammiferi sciolte nell’acqua!.... La corda no, si è troppo brutte impiccate!

Non è molto, a proposito del processo del prete Adorni, mi pare, un lettore scriveva alla Tribuna, lamentando il solito lurido resoconto dei giornali; e la Tribuna gli dava pienamente ragione, si capisce, ma ripeteva anch’essa la solita falsa asserzione, che il pubblico vuol così, e concludeva affettando, mi pare, un olimpico disprezzo per il signor pubblico, con queste testuali parole: «Ogni pubblico ha il giornale che si merita». Dato e non concesso che sia così, che figura ci fa allora la solita e sullodata Missione educatrice? Non ha essa appunto, secondo la sua altosonante proclamazione, il dovere preciso di educarlo opponendosi strenuamente alle sue volgari tendenze? O che la santa? missione della stampa deve limitarsi soltanto a difendere, sostenere le prepotenze d’un partito politico, le cretinerie d’un governo, le disonestà patenti di qualche ministro, gl’intrighi di qualche poco o punto Onorevole?

Ah Missionari! Missionari!... Per qualche cosa dei missionari me ne fido sempre poco io! Nel più dei casi, si tratta di Cicero pro domo sua. La mia fiducia in essi, nella loro opera, la mia venerazione è quando so che, per una bella e santa idea, sono stati..., massacrati, e magari messi arrosto e mangiati da qualche cannibale!

Animo, Giornalisti missionari, cuore del mio cuore, fatevi martiri anche voi d’un’idea bella e santa.... Non dico già che vi facciate massacrare, o arrostire.... — io già preferirei un quarto di pollo arrosto con insalata fresca! — vi chiedo soltanto che rinunziate per essa idea al luridume della cronaca del male, al triviale plauso della canaglia, perchè in qualunque veste, in qualunque condizione, di qualunque fede politica, chi s’ingrufola beato nella lettura di certi stomachevoli resoconti, non può esser che canaglia!

Gli amministratori non temano di perdere il soldino dei teppisti, delle sgualdrine da trivio; la finezza, il brio, tutta l’amabilità, la graziosità del bello e del buono, ciò che di alto, di confortante ha la vita, reso nelle pagine del giornale con la freschezza d’una penna gentile ed agile vi porterà il soldo di tante famiglie che ora temono di portare in casa, col giornale, del fango che insozzi l’anima delle signore veramente per bene, della giovinezza per la quale non temerà più il contagio di questi microbi del male, che s’annidano in certa cronaca.

Volete continuare ad essere cooperatori indiretti del suicidio e del delitto? come ha dimostrato il signor C. I. D. nel suo articolo splendido perchè basato sulla scienza.

Un’azione concorde dei Direttori potrebbe operare il prodigio. Non ci diano il giornale noioso, piagnucoloso; non ci facciano prediche per carità: io vorrei tutti i giornali briosi, vivaci per conoscervi la storia della vita quotidiana, ma giocondamente, come si studia con un buon amico che sorrida sempre anche nello spiegarci le cose più serie.

Il giornale dev’essere un fiore del bene, perchè ci
può far conoscere anche il male che c’è nella vita per farcene astenere; non sia, come adesso, un fiore del male dando la parte più importante, più ampia, e più minuziosamente svolta a ciò che di più turpe ha la vita. Le morbosità, le mostruosità della carne ci hanno ormai nauseati tutti; ne siamo stufi! La fiera requisitoria del signor C. I. D. — che, almeno come una pagina dell’Igiene dello spirito, tutti i giornali dovrebbero riportare — mette veramente le cose a posto. Per quanto il giornalismo oggi ha di più triviale, di più nauseabondo, essa non fa più questione di galateo, ma di coscienza; rivolgendosi ai Giornalisti per invocare che si facciano educatori per mezzo di un’estetica del bene — molto più efficace della povera estetica nuda e cruda invocata con tanta poca avvedutezza dal ministro Credaro, — e perchè cessino, tutti d’accordo, d’essere «agenti provocatori d’immoralità e di violenze», essa si rivolge non più ai gentiluomini ma ai galantuomini! Accetteranno? I Direttori sentiranno la voce non dico della morale — se di questa non vogliono curarsi — ma della scienza, la quale ha dimostrato quale contagio vengano a diffondere nella società?

No? Ebbene allora mi facciano il santo piacere: rinuncino alla Missione, si dimettano da Missionari e scendano di pulpito!




Ricordatevi di comperare il 24.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che uscì nella scorsa settimana.




Soeur Thérèse

Nel pomeriggio del 6 settembre scorso, nel cimitero di Lisieux in Francia, si svolgeva una scena molto curiosa. Alla presenza di un commissario di polizia, del dottor Néele, del Vescovo di Bayeux, del suo Vicario, del Parroco di San Giacomo, di Monsignor de Teil, dei Parroci di Lisieux, di numeroso clero e popolo, si toglieva dalla fossa comune dove era stato inumato, nel 1897, il corpo di una religiosa Carmelitana, per collocarlo in un altro feretro di piombo e altro di abete, in una tomba apposita, dove fosse protetto dalle ingiurie degli agenti dissolvitori che di quel corpo verginale avevano già fatto troppo indegno governo.

Terminata la delicata operazione, Monsignore invitò il Clero ad intonare con lui il salmo così appropriato alla circostanza: Laudate pueri Dominutn; quindi i fedeli presenti furono ammessi a sfilare davanti al feretro ed essi non cessarono di dare i segni più chiari d’una religiosa riverenza; ciascuno faceva toccare a quelle venerate spoglie della giovane Carmelitana, morta a 24 anni in concetto di santità, qualche oggetto; si videro perfino umili operai accostarvi i loro anelli matrimoniali. Sul feretro venne saldata una piastra colla semplice iscrizione: Soeur Thérèse de l’Enfant-Jésus et de la Sainte-Face, Marie Francoise Thérèse Martin 1873-1897.