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Anno X. Domenica, 1 Gennaio 1911. Num. 1.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Prof. G. Olivieri. Ricordi briganteschi — Conte Lao. Per l’autrice di Profilo Femminile — L’articolo di Natale — Samarita. La Palma d’Egitto — Luisa. Da un Diario.
Religione. —Vangelo della Domenica dopo la Natività.
Beneficenza. —La Società «La Formica» — Per l’Asilo Infantile Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Opera Pia Catena.
Società Amici del bene. —Appello — Certificati dell’Unione Cooperativa — Pei Carcerati — Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.


Educazione ed Istruzione


Ricordi briganteschi

..... Oh come grato occorre
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!!
PP
ono tanti anni ch’io capitai fra Briganti! Chi più se ne ricorda? Ora si va, si viene, allegri, spensierati, sicuri; ma allora, 1864, a due passi dall’uscio di casa, si risicava di cascare in bocca al lupo. Studiavo alla R. Università di Napoli: la sera del 10 di gennaio 1864 con alcuni amici ero stato a S. Carlo, deliziandomi della musica del Verdi, il Trovatore, e il giorno appresso facevo una scappatella al paese natìo, Montecorvino Pugliano. Zufolavo e canticchiavo le ariette della sera avanti, proprio quella — Ai nostri monti ritorneremo — quando ad una curva della carrozzabile, che taglia il bosco comunale, in sulle 4 pom. sbucano dai cespugli cinque brutti ceffi con lo armi spianate, gridando: — Fermi! Faccia a terra! — In sulle prime pensai fosse uno Scherzo di qualche capo ameno. A quell’ora, non buia ancora; con tanta gente che tornava dal lavoro e circondava la carrozza; in quel posto, sì vicino a due borgate, Fuiano e S. Tecla, e quando nessun indizio o sospetto aveva mai fatto paurosa quella via, io, da tutte queste fallaci ragioni reso sicuro, non mi scossi, nè mi turbai. Era con me il dr. cav. Luigi Calabritto, e smontati
che fummo, costretti ci mettemmo pel bosco non segnato d’alcun sentiero. Io, il Calabritto, un tal Verzola, il vetturino e i cinque briganti formavamo la triste compagnia, incespicando fra’ roveti, gli sterpi e i mali passi, sì che avevan dovuto i signori briganti scioglier le mani al mio povero compagno di cattura. A me più giovane, non le avevano affunate le mani!

In tasca avevo cinque piastre d’argento, 25 lire e poco più, e pensavo che le lor bramose canne s’accontentassero del magro pasto e mi rimandassero all’Università. Poi pensavo che avrei avuto pronto soccorso e sarei stato liberato dai paesani, essendo facile seguir le nostre tracce con tanta gente, che vedeva la direzione del cammino, e vicinissimi essendo i paesi. E per agevolar la cosa, io, come cominciò ad annottare, certi giornali e carte che avevo, le riducevo in brandellini e ne seminavo la via, come per metter sulla pista gli sperati liberatori, quasi che il buio, che celava ai briganti la mia piccola astuzia, dovesse schiarirla e farla nota ai nostri!

Ma o la novità del caso, o l’audacia del colpo, o la paura, che non ragiona e fa fuggir l’animo e la mente, stordiron di maniera quella turba di spettatori, che non solo nessuno si mosse, il che, forse, sarebbe stato pretender troppo, ma nemmeno volsero gli occhi sui nostri passi, volando ognuno a tapparsi in casa, senz’affrettarsi a dar la notizia dolorosa alle nostre povere famiglie. Quando poi lo seppero, verso le 7 pom., si era in tempo ancora; ma, come suole accadere in tali casi inopinati e strani, divampando gli sdegni, crescendo le chiacchiere e i pareri, e chi di qua, chi di là sbuffando e bravando, trascorre inutilmente il tempo e scappa l’occasione; così tutto il bollor degli animi e le epiche gradassate finirono in terribili invettive e in rumorose schioppettate di parole, che non bucano la pelle a nessuno. E noi intanto si andava come la serpe all’incanto con gli orecchi tesi, gli occhi sbircianti nell’oscurità, gli animi alti e sollevati dalla speranza.

Taciti, l’un dietro l’altro per lo stretto e duro colle, passato il Picentino su di sottil trave, che dava il capogiro col pericolo di un tuffo nell’acqua, fummo di là, sulla destra sponda, pigliando la via maestra, che mena al Mercato di Giffoni: Due briganti in testa, due ai lati, uno in coda, senza vedere nè incontrare anima