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379 IL BUON CUORE


in noi il male, che come lo vince in noi, lo vince, lo vincerà in chissà quante altre anime... e noi non abbiamo paura. Oh, possiamo sentirlo tutti questo trionfo del bene sul male in noi! Preghiamo, perchè questa vittoria sia completa in noi, affinchè si possa con fiducia faticare
per il trionfo del bene nel mondo, sentirci strumento per diffonderlo sulla terra: non è orgoglio, questo!

Preghiamo perchè sian molti gli uomini divini, perchè possan diffondere e tener viva la fiaccola della speranza di Cristo, diffonderne la persuasione, la speranza, davvero confermare i fratelli!



UN'ANIMA BELLA

Colombo Virginia.

Non è mai passato il tempo di ricordare le anime belle. Tale era la giovane Colombo Virginia nata a Milano il 7 settembre 1876, morta a Legnanello il 4 novembre 1907, e sepolta in quel Cimitero.


     Ell’era di quelle
Serafiche menti,
Vissute nel mondo
Sublimi, innocenti,
Amando, sperando,

Chiamando virtù.
Se il memore amor di uno zio che tien luogo del padre defunto, bastasse a chiamare alla vita una figlia, la Colombo Virginia a quest’ora sarebbe già risuscitata, e i purissimi versi di Pindemonte, intorno ad Erminia, che brillano come una perla, nel suo Carme sui Sepolcri, potrebbero ripetersi per lei. Non potendo anticipare i destini scritti dalla mano di Dio nei misteri del futuro, lo zio richiamò la nipote in un marmoreo monumento nel Cimitero di Legnanello. Volle che lo scultore vi ritraesse sopra il ritratto. Ma quando, l’artista volle ritrarre i lineamenti della giovine, quali erano Monumento a Colombo Virginia nel cimitero di Legnanello.
presentati dall’amor dello zio, trovò che i lineamenti terreni non rispondevano: l’immagine terrena si trasformò in un simbolo, in una candida colomba; ed è una colomba infatti, una candida colomba, che ricorda Virginia sul suo monumento.

Ma un altro sentimento lo zio volle che fosse espresso nel marmo. La virtù di Virginia, non fu virtù cresciuta nel silenzio di un chiostro, lontana dalle tempeste e dai pericoli del mondo. Virginia visse in mezzo alla vita comune, nell’ambiente di una vita borghese, operaia, sarta, in quell’ambiente chiassoso di leggerezze femminili, dove lo sparviero adocchia e seduce spesso la virtù, dove ghermisce tante vittime. Virginia potè sentire la tempesta, ma non ebbe il naufragio: l’idra infernale contorse le sue spire per avvolgerla, spalancò le sue fauci per addentarla, ma la colomba aperse l’ali, si elevò, e trovò rifugio nel forame della pietra... Un frammento del monumento ritrae questo concetto.

Alcune note dell’armonica sua vita,

Lavorava presso una sarta. Siccome nell’adempimento de’ suoi doveri era inappuntabile, così tutti le volevano bene e nessuno le moveva rimarco. Un giorno fu sorpresa in lagrime... Piangeva, perchè nessuno la rimproverava!

Le dicevano, in casa e nel lavorerio: Virginia, se hai bisogno di qualche cosa, parla. Virginia non chiedeva mai nulla.

A chi le osservava che il rimanersene per lungo tempo al mattino in Chiesa, poteva tornar di danno alla sua gracile costituzione, rispondeva: si sta così bene nella casa del Signore! — Gravemente ammalata, si tenne un consulto, ma suo malgrado: acconsentendo, temeva di offendere il medico curante!

Interrogata negli ultimi giorni se temesse di presentarsi al giudizio di Dio, ormai imminente, rispose: no, no, io mi fido di lui... e poi... c’è sempre la Madonna!

Serenamente presaga, è scritto in una immagine di ricordo, assistendo al suo fato demolitore, di sè stessa ornai rudere superstite, ma bella del suo martirio, disponevasi al valico estremo, a’ suoi confortatori confortatrice.

Ora è in cielo. Mi viene in mente la terzina, quasi fatta per lei, di Dante:


Qual lodoletta che in aër si spazia
Dolce cantando, e poi tace contenta

Dell’ultima dolcezza che la sazia.

L. V.