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380 IL BUON CUORE


i quali ottengono alla Corte di Spagna, i posti ambiti dalle prime famiglie, e alla morte del principe D. Giovanni, la regina Isabella sceglie a suoi paggi i due fratelli Colombo. Ferdinando accresce decoro poichè al nome paterno aggiunge cultura geografica alle sue cognizioni storiche e matematiche e Carlo V lo chiama al suo fianco nei viaggi di Fiandra, di Germania e d’Italia.

Nella discendenza di Diego già incomincia ad innestarsi la nobiltà «dei magnanimi lombi», e che — come ho detto — costituiva allora moltissime volte il passaporto del genio e quindi delle ricompense. Sancio de Cardona, Amlirante d’Aragona, Luigi de la Cueva, Giorgio di Braganza da cui provennero gli ultimi monarchi del Portogallo, s’imparentano con i figli di Diego, cui il fedifrago Ferdinando di Castiglia — e ben lo conobbe tale il cugino Ferdinando a Napoli — rifiutava il titolo paterno di Ammiraglio. Ed ecco come entra nella discendenza Colombo il titolo del Ducato di Veragua.

Donna Maria di Toledo, sposando Sancio de Cardona, diventava cugina in secondo grado del Re Ferdinando; alla morte dello sposo reclamò sul primogenito il mantenimento dei patti solennemente conchiusi dall’avo coi re cattolici: ma non si ottennero che limitatamente, trascinandosi in lungo la questione; finchè si venne ad una transazione per la quale, in sostituzione del titolo di Vicerè reclamato inutilmente dai discendenti diretti di Colombo, si concesse loro il titolo di Duchi di Veragua, di marchesi di Giamaica, ed una pensione in moneta.

I fratelli di lui strinsero parentela con le famiglie Pravia, Monquera e Guzman, della più cospicua e ricca nobiltà madrilena, cosicchè nel 1520 giunse questa famiglia ad imprestare a Carlo V, con cui era imparentato, 10.000 ducati, che il laborioso monarca non potè a suo tempo restituire (pare che la storia di re indebitati non sia esclusivamente contemporanea).

D. Luigi Colombo, terzo ammiraglio della stirpe e primo Duca di Veragua, morendo lasciava due figlie, una delle quali andò sposa a Diego, primogenito di Cristoforo, figlio di Diego I. Diego moriva senza prole l’anno 1578, e con lui si estingueva la discendenza maschile dell’ammiraglio. Restò giacente la grande eredità vincolata nel maggiorasco, donde liti senza fine cui parteciparono i Colombo di Piacenza, di Cuccaro e di Cogoleto, reputandosi del ramo primo del grande navigatore.

Nuno di Portogallo — secondo che scriveva l’ottimo Pietro Cervetto, onore della stampa genovese — Nuno, nipote d’Isabella, figlio di Diego I, ereditò per sentenza, sostanze, onori, titoli di primogenitura, e che trasmise ai successori, Alvaro, Pedro, Emanuel e Pedro Nuno; ma non lasciando costui prole, morendo, l’eredità e i titoli, passarono a Caterina Ventura, sua sorella, poi moglie di Iames Stuart conte di Timnouth barone di Bosworth, duca di Liria, ecc. ecc. figlio unico del primo letto del famoso duca di Berwick. Egli s’intitolò duca di Veragua della Vega, conte di Gelres. Nel 1790 Giacomo Filippo Stuart Colon, ultimo duca di Veragua

di questo ramo, cede il posto al ramo di Cristoval Colon, marito della nominata Piavia, madre di Diego II, la cui sorella Francesca aveva sposato Pietro Ortegoni. Da un Ioseph, nipote dei coniugi Ortegoni, proviene il ramo presente.

Il defunto D. Cristoforo Colombo della Cerra, era nato a Madrid il 9 giugno 1837; egli riscattava il ducato di ben tre secoli di esistenza, nel 1870.

Fu deputato in sei legislature, poi senatore, vicepresidente delle Cortes, due volte ministro del «Fomento» e della marina, otto anni fa. Si occupò di studi agricoli in cui mostravasi competentissimo: quando gli Stati Uniti celebravano il IV centenario della scoperta d’America, fu colà degno rappresentante della Spagna. Ma ciò che distingueva quest’uomo nella falange dei moltissimi che pure contano antenati celebri, erano, il carattere adamantino, conservando così una delle principali doti del suo grande avo; poi la carità feconda di opere belle e proficue veramente, improntate tutte a quella fede viva che trasse sopratutto Colombo ad affratellare gente nuova nel bacio di Cristo.

Il Duca di Veragua è stato in Italia l’ultima volta nel 1900 quando visitò Roma nell’Anno Santo.

Dalla defunta virtuosissima sposa, la Marchesa d’Aquilera, nacquero Donna Maria del Pilar, Duchessa della Vega, sposata a Don Manuel Carvajal y Hurtado de Mendoza, Marchesa di Aguilafluente e D. Cristoforo Colombo. È naturale che al titolo di Duca di Veragua se ne congiungano i più onorifici che l’araldica spagnuola concede, a cominciare da quello di «Grande di Spagna». All’erede cospicuo delle virtù, della magnanimità, dell’amor patrio senza tranzazioni, e che la Spagna ha testè giustamente compianto, la Columbian Association di Roma spediva un telegramma di condoglianza, cui la desolata famiglia ha cortesemente risposto.

Auguriamoci che presto codesta associazione stringa legami sempre più fraterni e durevoli, a glorificazione di Colombo, e si rinnovi quello spirito di fratellanza che coll’America riconoscente a Colombo, per la prima volta si manifestò nel 1892, in occasione del IV centenario, e che ora si fa più viva ed intensa che mai per opera di zelanti cooperatori.

Virginio Prinzivalli.

Un nuovo giornale parigino

SENZA LA CRONACA NERA.


La mattina del 16 novembre da Parigi la casa Laffitte ha innondato il mondo con le copie di un nuovo giornale di tipo, di intonazione, di propositi originalissimi. Nel tumulto della stampa francese il cui maggior coefficiente per la diffusione sono il fatto di sangue o il turpe avvenimento illustrato minutamente dallo scritto, dalle fotografie e dal disegno, il giornale nuovo si presenta contro corrente.

L’Excelsior non darà nessuna delle sue pagine e delle sue nitide illustrazioni ad appagare curiosità mal-