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372 IL BUON CUORE


Tutto è silenzio: i tappeti smorzano il rumore dei passi e la tappezzeria dà al suono della voce la morbidezza del velluto: una religiosa pace regna su tutte le cose piene di memorie: le cose morte vivono sotto il gesto composto della dama e, in ogni parola di lei c’è l’eco malinconico e nostalgico di mille ricordi, di mille gioie, di mille tenerezze; c’è un plettro, geme di gemiti diversi toccata da una all’altra di quelle cose, diversamente vibra perchè al loro contatto anni diversi le rivivono innanzi: come la sensibile corda di un plettro geme di gemiti diversi toccata da dita diverse.

Siedono le dame intorno alla maestra sorseggiando il consueto the delle cinque. La dama è stata per le più giovani amiche, la saggia guida nello studio del nostro idioma che fiorisce ora sciolto sulle loro bocche acquistando una cadenza più lenta, più solenne, più grave. In quest’atmosfera di poesia queste signore buone mi appaiano come le sacerdotesse di un piccolo tempio fantastico. Quale altra lingua potrebbe qui meglio suonare che la nostra?

Ascoltano in silenzio la vegliarda come attendendo la rivelazione d’una eccelsa verità e la vegliarda parla lentamente, carezzevolmente, sempre con un sorriso sulle labbra di mille cose svariate, ma l’argomento prediletto è l’arte italica ed ella ora tiene per le sue amiche un corso di critica storica della pittura nostra; parla dei preraffaellisti attualmente.

Così il calore d’un’anima gentile che gli anni non hanno infiacchito si espande, conquista più giovani energie e si conserva, religiosamente eternandosi, come il fuoco sacro.

Quando è notte le dame lasciano silenziosamente, ad una ad una la casa incantata e si perdono per la città nei cui viali ora la luce lattea delle lampade elettriche scherza col verde del fogliame.

La vegliarda resta sola a sognare. Ma domani si ritroveranno ancora e, nella stessa luce del crepuscolo, mentre l’Aja sembra raccogliersi fra i veli trasparenti dei vapori vespertini, forse ella rievocherà la figura di Sandro Botticelli e gli occhi umidi di commozione vedranno palpitare di sacro amore la Madonna del Magnificat col Bambino che guarda in cielo. Forse più tardi, in un altro imbrunire, il sorriso serafico di Raffaello illuminerà la prima ombra della sera e i grandi occhi della «donna velata» splenderanno, alla parola rievocatrice, per un momento, qui come a palazzo Pitti o forse Giulio II guarderà severamente come agli Uffizi, i filosofi della «scuola d’Atene» ragioneranno come nella sala della Segnatura e Dante, Petrarca, Ariosto, rivivranno come nel «Parnaso». Poi, quando lo spirito sarà colmo di commozione le dame resteranno mute, immobili e chiuderanno gli occhi. Nell’unico bagliore dell’oro e dell’argento guateranno l’ombre dalle tele timidamente, sentendo presente la possanza del genio italico, qui, in questa piccola casa fatata dell’Aja.

Rosso Di San Secondo.



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Contro le lungaggini prima di sposarsi


Però, concluso subito il trattato,
Si fer le nozze quella stessa sera.....


Oh questa si, che se ho da dir il vero,
La maniera mi par d’uscir di pene;
Ma quel passare i lesi, e l’anno intero
In aspettar un dì che mai non viene;
Quell’andar tante volte al Monistero
O a casa di colei che ci vuol bene,
Quel perder tanti passi inutilmente,
A me non quadra in verità niente.


Non mi quadra niente, e non mi piace
Quel pascersi di sguardi e di parole,...
Quello star tanto tempo in sulla brace,
Quel far languir le povere figliuole;
E quel tirar le cose tanto in lungo
Non m’aggrada, e in un di marcisce il fungo....


Padri e madri, se avete una figliuola,
Cercatele un marito, e fate presto;
E con nessuno mai da solo a sola
Non la lasciate sotto alcun pretesto:
Non lasciate, se voi non siete matti,
Il lardo in vista od in custodia ai gatti.


Trattar non la lasciate con nessuno,
Vi torno a dir, con troppa fratellanza,
Perchè spesso fa rompere il digiuno
Il ritrovarsi in mezzo all’abbondanza;
Non la lasciate intrattenere or uno,
Or un altro garzon, sulla speranza
Ch’abbiano entrambi a prenderla per moglie,
Ché di mal seme mal frutto si coglie....


E non mi state a dir che han da trattare
Insieme per conoscersi a vicenda
Gli amanti, e per poter esaminare
Se nell’oggetto amato è qualche menda;
Ch’io so che han altro.fin nel conversare
E già dinanzi agli occhi hanno tal benda,
Che più non ponno giudicare, e ad essi
Paion virtù sino i difetti stessi

(Dal Cicerone, c. II).

La tratta delle ragazze italiane


La Dott.ssa Agnes Mac Laren è un’abolizionista fervente che ha lavorato molto in Europa, specialmente in Francia ed in Italia, per suscitare un forte movimento contro la regolamentazione del vizio. L’anno scorso fu nella Spagna, ed ora è tornata da poco da un viaggio nell’India inglese, per studiare il fenomeno della tratta e della regolamentazione. Si noti per incidenza che ha 70 anni ed è di salute delicata; — esempio a molti!

Poco fa fu intervistata a Londra: e richiesta di notizie sulle condizioni morali dell’India, rispose:

Mi hanno fatta un’impressione penosa, sono rimasta sgomenta a vedere l’estensione che ha preso la tratta