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358 IL BUON CUORE


Pare che ci sia, che ci dovrebbe essere corrispondenza perfetta, anche quaggiù, tra la bontà e la felicità (e ci dovrebbe essere davvero, ma l’esperienza dice il contrario invece!)

E ciò perchè si spiega male la frase, pur così vera: Siate buoni e sarete felici. La felicità che compagna la virtù è sicurezza, è pace interiore, non è letizia terrena, prosperità mondana. La felicità della virtù è un principio in noi della vita eterna, non è godimento più pieno di ciò che è terreno.

E noi, educatori, dovremmo esser più.... leali, direi, parlar chiaro e allettare le anime a questa forma di felicità che trascende la natura e la terra.... Allora i nostri figliuoli non si ritrarrebbero ai primi disinganni, anzi, vi si preparerebbero e accoglierebbero forti il dolore, le privazioni, la morte anche, con sereno coraggio e salda fede.

— Dunque vuoi proprio farti santa? rispondeva una volta un santo sacerdote a un’anima che gli mostrava grande desiderio di bene. La santità è sforzo costante a realizzare nella nostra vita la verità: «Veritatem facientes in charitate!» Preparati a soffrir molto, figliola! Ma è beato colui al quale nulla possono togliere gli uomini.

— Se ama molto la verità si prepari a soffrir molto — diceva anche il Rosmini ad un giovane, che fu poi un uomo insigne.

Se noi educheremo i nostri figlioli così, essi saran pronti a cogliere la chiamata divina, e non si ritrarranno mai, e avanzeranno sempre, anche se per correre al Maestro, per seguirlo, dovran salire il Calvario, dovran morire sulla croce.



Don PIETRO BUZZONI.


È un’altra veneranda figura di sacerdote che scompare dalla scena del mondo: uno di quei sacerdoti dell’antico stampo, che ricordano un’epoca passata.

Don Pietro Buzzoni nacque a Lurago il 29 marzo 1826, presto venne ascritto al clero e frequentò i nostri seminari. Erano i tempi in cui Milano fremea sotto lo straniero ed il chierico Buzzoni come tanti altri, fu un patriota. Nel 1848 abbandonò il Seminario e sì arruolò sotto le armi piemontesi e fece parte della quarta compagnia del battaglione degli studenti, e combattè le battaglie della indipendenza, poi fuggi in Isvizzera e di là discese a Milano e subito dopo, nel 1849, venne ordinato prete.

Prima mansione del sacerdote Buzzoni fu la coadiutoria di Brenno, dove stette diciannove anni, e dove si distinse per studi in materia agraria.

Fu collaboratore della Rivista comense, del Corriere del Lario ed anche del Conciliatore di Milano: compose diversi opuscoli in materia agraria che furono assai apprezzati, popolarizzò il sistema metrico decimale, i suoi meriti vennero poi premiati dal ministro della pubblica istruzione che con motu proprio gli conferì la patente di maestro elementare.

Fra gli altri opuscoli merita di essere ricordato un suo Libro di letture per contadini dal titolo Agraria (Milano, Pirotta, 1856). Più importanti però furono i suoi studi sui bachi da seta e sulla selezione cellulare per scoprire le malattie loro; anzi in ciò può dirsi un vero scopritore.

Il 15 febbraio 1868 venne nominato prevosto di San Rocco nel suburbio di Milano. Difficilmente noi possiamo farci una idea di ciò che fossero allora le parrocchie del suburbio di Milano. S. Rocco contava tre mila anime, oggidì sono trentacinque mila. Del resto se facciamo una visita alla chiesa di S. Rocco ed alla casa parrocchiale unita, possiamo vedervi in fedele ritratto di quello che erano allora le chiese e le case del suburbio, perchè Don Pietro Buzzoni fu in ciò un conservatore impenitente: non voleva che si mutasse nè si muovesse nulla degli oggetti suoi, ai quali era affezionato.

In quei tempi, come è noto, il suburbio era comune a sè, separato dal comune della città interna. Il Buzzoni venne eletto presidente della congregazione di carità del suburbio e anche presidente degli asili suburbani; trovava tempo non solo per la caccia ma anche per lo studio e venne eletto membro dell’Istituto lombardo di scienze e lettere.

In tempi posteriori egli vide, senza mutarsi e senza che si mutasse ciò che più davvicino lo circondava, il trasformarsi della sua parrocchia, e le sue impressioni raccolse in un libro bello e non privo di una vera importanza che volle intitolato: Un centenario in casa nostra. Questo libro per dati storici e statistici, per geniali considerazioni, per lo stile facile, lieto, qualche volta caustico è un bel monumento ch’egli lascia alla sua parrocchia che egli resse per ben quarantadue anni.

Ma la parrocchia reclamava un’altra chiesa, e la chiesa di S. Andrea sorse bella, grandiosa, geniale: il prevosto Buzzoni vi contribuì e in vita e in morte. Egli scrisse in proposito un’appendice al suo libro — Centenario in casa nostra, in cui parla e della nuova chiesa a delle nuove vie della sua parrocchia. Ma era troppo affezionato al suo vecchio S. Rocco, perchè lo abbandonasse.

Nella sua stanzuccia disadorna morì il degno sacerdote, con tutti i conforti della religione. Era uomo di fede veramente sentita, ma ch’egli non esprimeva, e quasi sfuggiva di esprimerla. Nel suo testamento dispose che il cartello pei suoi funerali fosse così: Pregate per l’anima del parroco don Pietro Buzzoni, che domanda perdono a tutti. Chiude poi il suo testamento con queste parole: «Invocando devotamente i nomi santissimi di Gesù e Maria, domandando perdono dei miei peccati, benedicendo a tutti e raccomandando a tutti l’anima mia, passo a sottoscrivermi». Ed ora ecco l’elenco delle opere del sac. D. Pietro Buzzoni:

I. L’allevamento del pineto in Rivista Comense, manuale della provincia di Como per l’anno 1857; 2. Agraria. Letture per contadini del sac. Pietro Buzzoni, Mi. lano, tip. Pirotta, 1856; 3. Posizione attuale della geologia lombarda dietro l’analisi degli studi geologici e paleontologici del sac. A. Stoppani, memorie del sacer-