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IL BUON CUORE 355


Indegna gazzarra attorno al corpo di un Santo


Siamo adunque nella fase più acuta d’una controversia che si trascinava da anni; più, il conflitto si è allargato fino ad invadere i giornali, le sagrestie, le canoniche, le case private, con quanto guadagno della serena dignità del dibattito, ognuno può immaginare solo da quel po’ po’ di passione campanilistica, di torbido, di indecente, di empio che se ne va dicendo in questi giorni.

Per onorare un Santo se ne bistrattano tre; vale a dire, i due in causa — S. Vittore e S. Satiro — e quel S. Carlo che, voluto far servire come autorità perentoria della causa, perchè pesce grosso, e magari per intrecciargli nella gloriosa corona una gemma di più, in occasione del III centenario della canonizzazione, ahimè! ne esce malconcio parecchio. La Basilica Ambrosiana non ha mai riconosciuto in S. Carlo — nei riguardi della questione di cui ci occupiamo — neppure la più lontana forza dimostrativa; e l’Autorità di Roma semplicemente non ne tenne mai conto in tanti anni di controversia. È il solito guadagno dell’intervenire per fas o per nefas in certi pasticci, dai quali, non solo i Santi, ma qualunque persona per bene dovrebbero tenersi lontani.

E per onorare un Santo — dobbiamo aggiungere — non si indietreggia da passi compromettenti: ad esempio, la ripugnanza a mettersi in rango, dopo che fu fatta conoscere abbastanza chiara la voce della disciplina; lo sfogo velenoso di malcelata stizza, ricorrendo alla compiacente prestazione di giornali non certo sagrestani. I quali giornali non diedero precisamente esatta l’istruzione superiore; poi, o devono essere stati vittime di abnesia o colpevoli di scortesia.

Hanno riferito per es. che la Commissione nominata qualche anno fa per risolvere la questione dell’ubicazione delle tombe di S. Vittore e S. Satiro, se nella Basilica Fausta inclusa ora nell’Ambrosiana, o piuttosto nella Prepositurale di S. Vittore, intrapprese un lavoro condotto colla dovuta ponderatezza e senza preconcetti,.... e per concordi attestazioni diede ragione ai Sanvittoriani con un verdetto competente e spassionato.

Ora è a sapersi che nel 1860 un’altra Commissione, in cui figuravano Cornalia e Stoppani, fece un identico lavoro e venne anch’essa ad un verdetto — opposto però a quello della Commissione recente.

Leggendo il Rapporto Stoppani-Cornalia, si trova che quei galantuomini lavorarono anch’essi spassionatamente; e giudicando così a occhio e croce, e prescindendo del valore individuale di quei sommi scienziati, crediamo di trovarci innanzi ad un lavoro d’indagine condotto colla dovuta ponderatezza e senza preconcetti, e alla serenità d’un verdetto competente e spassionato forse un po’ più di quelli dell’ultima Commissione; però se non è odioso fare confronti.

Ebbene, quello che ci sorprende è il fatto che i giornali — taluni almeno — che pure devono conoscere Stoppani e Cornalia, e se li ebbero amici nei tempi dei tempi, non accennino a ricordare il loro lavoro del
1860, o ricordandolo, di trovarsi a disagio in causa della involontaria scortesia: forse premuti dall’adagio: Amicus Plato, amicus Cicero, sed magis amica Veritas?...

Ci sorprende anche più un altro fatto; quello di stizzirsi, fare la voce grossa, con una implicita patente di asinità a quanti non riconoscono la base granitica su cui è impostato il verdetto dell’ultima Commissione: i grandi studii fatti su autori e fonti del XVI secolo. Per noi questi studii, se non son proprio e soltanto dotte chiacchere, via, non sono niente convincenti. Non già solo adesso e perchè l’Autorità suprema mostri di non farne gran conto; ma anche prima che arrivasse questa inclusa affermazione.

Che cosa volete signori avversarii, quando non si ha senso critico, scientifico ecc. non si può essere di certe vedute come queste vostre. Piuttosto ci stupisce che voi che avete il monopolio del senso critico, scientifico ecc. e avete fatto studii così luminosi, non siate stati ascoltati. Un vostro articolista, quando scrive che il lavoro della Commissione ultima, in causa delle istruzioni del Vaticano è stato distrutto, ci sembra dica poco; dovea dire che quel lavoro fu considerato come un mucchio di cose inconcludenti.

Possiamo ben dire a chiunque desiderasse di conoscere la controversia non alla superficie, ma a fondo, di rivolgersi alla Commissione ultima per avere visione di quel Riassunto dei lavori tanto decantati: là troverebbero anzitutto che le conclusioni di taluni studii non hanno, a detta stessa del Riassuntore, nessuna forza dimostrativa in favore dei Sanvittoriani, e quindi manca la concorde attestazione. Là troveranno che il Riassuntore aggiusta un tantino il latino in bocca a quel messere che — forse coll’intento nobile di tentare vie nuove, forse per schivare luoghi comuni, e forse per non ripetere le baggianate di quel miserabile sognatore di Biraghi — ha creduto di poter asserire che il S. Vittore che figura nel mosaico della Basilichetta Fausta in S. Ambrogio, non è già S. Vittore, ma un Redentore. Geniale trovata che fece ridere anche i polli.

Nei lodati studii c’è la conclusione del lavoro anatomico — che il corpo di santo giacente nella Prepositurale di S. Vittore è proprio di S. Satiro per un certo segno nel teschio rispondente ad un segno che aveva il vero S. Satiro in vita. Noi non avremmo il coraggio civile di far tanto conto delle somiglianze. Guardate: la maschera di Voltaire somigliava stranamente al Beato Curato d’Ars; e quel fossile che nel 1908 è stato scoperto in Francia (V. The Month, aprile 1909) somigliava stranamente a Gambetta; stando alla somiglianza chissà che conclusioni si dovrebbero tirare da qui a qualche secolo, e che scambii, e che allegre confusioni!

Forse è stato un grande errore non pubblicare in esteso quei dotti lavori e sottoporli al giudizio del pubblico. Si sarebbe potuto avere un referendum e ritardare il colpo di grazia. — Ma del senno di poi son pien le fosse; ora è inutile il consiglio.

E allora che cosa dobbiamo ritenere? Quello, che è di certezza assoluta è che S. Satiro venne sepolto nel territorio della città di Milano; è moralmente certo che fu sepolto nella zona di città che attualmente coprono le