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IL BUON CUORE 343


gioni, illustrandoli coi ritratti di ambedue, e fa seguire una lettera dello Stoppani al Cardinale Alimonda e uno scritto sull’amore che lo Stoppani nutriva per il luogo nativo.

Oltre a tanti e così cospicui pregi questa pubblicazione ne ha un altro ancora: l’utile di essa andrà a beneficio dell’Opera di Assistenza degli Operai Emigranti Italiani e dell’«Italica Gens».

Non possiamo non augurare che questo utile sia abbondantissimo, poichè è destinato con generoso pensiero a un’opera così buona e bella; e ci affrettiamo ad avvertire i nostri lettori che il volume di circa 160 pagine, costa L. 3, e che per commissioni e pagamenti bisogna rivolgersi al sig. A. M. Cornelio (8, Via Gesù, o II, Via Castelfidardo), oppure all’Ufficio dell’Opera di Assistenza degli Emigranti (44, Via S. Damiano). Religione


Vangelo della domenica prima dopo la Dedicazione


Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: «Il regno de’ cieli assomiglia ad un re, il quale volle fare i conti co’ suoi servi; e avendo principiato a rivedere le partite, gli fu presentato uno che gli andava debitore di diecimila talenti. E non avendo costui il modo di pagare, comandò il padrone che fosse venduto lui e sua moglie, e i figlioli, e quanto aveva, e si saldasse il debito. Ma il servo prostrandosegli a’ piedi lo supplicava dicendo: Abbi meco pazienza, e ti soddisferò interamente. Mosso il padrone a pietà di quel servo, lo lasciò in libertà e gli condonò il debito. Ma partito di li il servo, trovò uno de’ suoi conservi, che gli doveva cento denari; e presolo per la gola lo strozzava dicendo: Pagami quello che devi. E il conservo, prostrato a’ suoi piedi lo supplicava dicendo: Abbi meco pazienza, e io ti soddisferò intieramente. Ma quegli non volle, e andò a farlo mettete in prigione, fino a tanto che l’avesse soddisfatto. Ma avendo gli altri conservi veduto tal fatto, grandemente se ne rattristarono: e andarono e riferirono al padrone tutto quello che era avvenuto. Allora il padrone lo chiamò a sè e gli disse: servo iniquo, io ti ho condonato tutto quel debito, perchè ti sei a me raccomandato. Non dovevi adunque anche tu aver pietà di un tuo conservo, come io ho avuto pietà di te? E sdegnato il padrone, lo diede in mano de’ carnefici, fino a tanto che avesse pagato tutto il suo debito. Nella stessa guisa farà con voi il mio Padre celeste, se ciascheduno di voi non perdonerà di cuore al proprio fratello».

S. GIOVANNI, Cap. 18.


Pensieri.

Gesù aveva osservato come gli uomini, nei loro rapporti con Dio, si basassero sulla misericordia; e poi, nei rapporti fra loro, non volessero che giustizia.

A ciò Gesù oppose la sua rivelazione: il Padre nei Cieli opera secondo misericordia e secondo misericordia devono operare anche i suo figlioli.

A tutta prima parrebbe giusto il diverso modo di comportarsi dell’uomo verso Dio e verso i suoi fratelli: l’offesa non toglie nulla alla felicità di Dio, mentre torna dolorosa e nociva all’uomo.... parrebbe giusto questo contegno, ma non è. Si deve forse pensare che una coscienza più fine, più delicata trovi nella misericordia una giustizia più elevata? Che se l’offensore è pentito (senza pentimento non è possibile perdono) questo pentimento che è dolore, basti a compensare quello cagionato dalla sua offesa? Questo dispiacere non ripara nulla: da un altro principio, dunque, esce la rivelazione di Gesù.

Vediamo il racconto del Vangelo.

Un servo doveva al suo re una grande somma: non avendo con che saldare il suo debito avrebbe dovuto essere posto in prigione, ma chiede pietà e il re gli rimette l’intero debito.

Questo graziato s’imbatte poi in un altro servo che gli doveva un centinaio di lire ed esige il pagamento della piccola somma: l’altro chiede misericordia, ma egli non si commove e lo fa imprigionare.

Il re aveva operato secondo misericordia; il servo secondo la più rigorosa giustizia; e al suo contegno tutta la corte si sdegna e il re torna ad esigere sdegnato a sua volta, il pagamento dell’intero debito.

Dice, dunque, Gesù: Voi che approvate il contegno di questo re, sappiate che così pure opera Dio e che, quindi, così dovete operare anche voi.

Se Dio opera secondo misericordia vuol dire (non si può non pensare così) che ciò è più morale, più alto, più nobile che non l’operare secondo giustizia: e noi siamo tenuti a imitare il Padre, ad attuare, non solo il bene, ma, come Lui, la perfezione del bene.

Ecco la parola che ha rivoluzionato il mondo e che, ancora, è nel mondo continuamente attuata.

La attua la chiesa — che perdona al peccatore pentito e lo riammette alla Comunione; la attuano i santi, sempre pronti. a rendere bene per male....

Ma l’attuano anche tutti i cristiani? Mio Dio, mio Dio, che vergogna se si dovessero mostrare certi asti, certi odi, certi livori che si annidano in cuori che, ogni giorno, forse, s’accostano alla mensa eucaristica!

Eppure la parola di Gesù tende ad attuarsi sempre più fin anche nella società civile: le procedure penali devono più ad essa che non a tutti i codici. È tolto all’individuo di esigere personalmente la riparazione del torto ricevuto, che sarebbe una vendetta, e la pena non tende che a migliorare il colpevole.

Imitate il Padre che sta ne’ Cieli, che fa sorgere il suo sole sui buoni come su i cattivi.

Nella misura con cui misurerete agli altri sarà misurato a voi.

Siate misericordiosi e otterrete misericordia.